Dall'1 gennaio in Italia è entrato in vigore l'obbligo di raccogliere separatamente i rifiuti tessili, come previsto dal decreto legislativo n.116/2020. Una decisione virtuosa che anticipa l'obbligo europeo ma che rivela tante problematiche gestionali
Per gli altri paesi dell’Ue, ci sarà tempo fino al 2025, ma l’Italia stavolta ha voluto anticipare tutti e già dal 1° gennaio 2022 è in vigore l’obbligo di raccogliere separatamente i rifiuti tessili, come previsto dal decreto legislativo n.116/2020. E così, da gennaio, oltre all’obbligo della raccolta differenziata della frazione umida è entrato in vigore anche questo nuovo obbligo per i comuni.
Perché è importante riciclare i tessuti
Che l’industria tessile sia tra le più inquinanti al mondo lo sappiamo bene, così come sappiamo quanto sia importante puntare sulla moda circolare come alternativa alla fast fashion, una delle armi migliori contro l’inquinamento. Sempre nell’ottica della circolarità e del riuso, negli ultimi anni, anche la logica green degli abiti second hand è entrata di diritto tra le attività più virtuose. Ci sono però casi in cui è davvero necessario disfarsi di materiali tessili sgualciti, non riparabili e non riutilizzabili. A questo punto entra in scena il riciclo del tessile. Un riciclo virtuoso in grado di re-immettere, nell’ambito dell’economia circolare, tessuti nel circuito produttivo. Per farlo, però, è necessario che i comuni di dotino di misure adeguate per la raccolta.
Raccolta differenziata dei tessili: a chi si rivolge
La nuova formulazione dell’art. 205 del Dlgs 152/2006, recante “Misure per incrementare la raccolta differenziata”, dispone al comma 6-quater che: “La raccolta differenziata è effettuata almeno per la carta, i metalli, la plastica, il vetro, ove possibile per il legno, nonché per i tessili entro il 1° gennaio 2022; per i rifiuti organici; per imballaggi, rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche, rifiuti di pile e accumulatori, rifiuti ingombranti ivi compresi materassi e mobili”.
In particolare, l’art. 205 del Dlgs 152/2006 concernente la differenziazione obbligatoria a partire dal 1° gennaio 2022 si rivolge ai Comuni: quindi, tale obbligo non si applica nei confronti delle imprese private. Queste, però, possono attivare la raccolta differenziata dei rifiuti tessili dei clienti presso i punti vendita solo a seguito della costituzione di un sistema riconosciuto dal Ministero della Transizione Ecologica basato sul principio della responsabilità estesa del produttore del prodotto (c.d. EPR).
I numeri dei rifiuti tessili in Italia
Secondo le stime di Ispra il 5,7% dei rifiuti indifferenziati è composto da rifiuti tessili, si tratta di circa 663mila tonnellate/anno destinate a smaltimento in discarica o nell’inceneritore e che potrebbero essere, invece, in grande parte, riutilizzate o riciclate.
Sempre secondo Ispra, la media nazionale pro capite di raccolta di rifiuti tessili è di 2,6 chili per abitante; al nord si raggiunge la quota di 2,88, al centro di 2,95 kg, quantità che si abbassa a due chilogrammi al sud. Veneto, Emilia-Romagna, Toscana e Marche hanno già superato la soglia dei 3 chilogrammi per abitante, mentre Valle d’Aosta e Basilicata sono vicine alla soglia dei 4 Kg, quota superata dal virtuoso Trentino Alto-Adige. Al contrario, Umbria e Sicilia raccolgono in modo differenziato meno di 1 Kg di tessile per abitante.
Le prospettive del riciclo del tessile
Nonostante l’obbligo, però, al momento la raccolta differenziata del tessile è strutturata solo parzialmente sul territorio nazionale e sarà necessario e colmare, in breve tempo, le differenze tra regioni. I Comuni e i gestori, che non hanno ancora attivato il servizio di raccolta, dovranno realizzarlo quanto prima e regolamentarlo al meglio, comprendendo sia gli indumenti che altri materiali e prodotti tessili (tappezzeria, lenzuola, asciugamani).
Ovviamente si tratta di una situazione che presenta delle problematiche: la nuova raccolta comporta, infatti, un aumento della presenza di frazioni non facilmente valorizzabili, con un possibile aumento dei costi di cernita e smaltimento. L’introduzione dell’obbligo di raccolta differenziata del tessile, paradossalmente, fa temere che ci sia un’immissione sul mercato di maggiori quantitativi di rifiuti tessili che possono determinare degli squilibri sullo stesso e un contestuale abbassamento della qualità degli stessi.
La strategia europea, nell’ottica di un’economia circolare, prevede, tra le sue principali novità, l’introduzione dell’estensione della responsabilità del produttore (Epr) nel comparto industriale tessile-moda, visto come uno dei migliori strumenti per raggiungere gli obiettivi previsti a livello comunitario per rendere concreto il principio del “chi inquina paga”. Inoltre, secondo il rapporto Global Fashion Agenda, “Scaling circularity”, investire nelle tecnologie per il riciclo del tessile garantirebbe di gestire l’80% dei materiali tessili, pre e post consumo e il 75% di quanto riciclato rimarrebbe nel sistema tessile mentre un 5% interesserebbe altri settori industriali.
Per riconvertire il sistema e avviare una vera economia circolare nel tessile-moda sono necessari ingenti investimenti. Il PNRR stanzia 150 milioni per la costituzione di ‘textile hubs’ innovativi a cui si aggiunge una parte del miliardo e mezzo destinato alle amministrazioni pubbliche per il miglioramento dei sistemi di raccolta differenziata e riciclo”. L’obiettivo finale è, appunto, quello di diminuire l’impatto ambientale del tessile e incentivare il riutilizzo e il riciclo.
Perché è importante il riciclo dei tessuti
Ci sono varie ragioni per cui il riciclo dei tessuti è importante. Innanzitutto permette di ridurre il fabbisogno di spazio per le discariche inoltre si riduce il consumo di fibre vergini, di energia e acqua per la produzione. Tutto questo convoglia nella riduzione dell’inquinamento.
Il processo di riciclaggio
Per i tessuti da riciclare, esistono differenze fondamentali tra fibre naturali e sintetiche.
- Tessuti naturali
Il prodotto in entrata viene smistato per tipo di materiale e colore. La selezione dei colori produce un tessuto che non necessita di essere tinto nuovamente e di risparmiare energia ed evitare inquinanti. I tessuti vengono quindi trasformati in fibre o triturati, a volte aggiungendo altre fibre nel filato. Questo filato viene poi pulito e miscelato attraverso un processo di cardatura e nuovamente filato e pronto per un nuovo utilizzo
- Tessuti sintetici
Nel caso dei tessuti a base di poliestere, gli indumenti vengono sminuzzati e poi granulati per essere trasformati in trucioli di poliestere. Il prodotto finito viene fuso e utilizzato per creare nuove fibre da utilizzare in nuovi tessuti in poliestere.
Maria Enza Giannetto