A Pontedera il progetto promosso dalla Scuola di Sant'anna e dalle aziende Revet e Revet Ricycling che prevede la sostituzioni dei seggiolini dell’impianto sportivo con altri realizzati interamente con plastiche riciclate
Il «calcio d’inizio» si consumerà nello stadio di Pontedera, dove la locale squadra milita nel campionato di Lega Pro. Ma non sarà la pedata a fare la differenza, in questo caso. Il piccolo borgo della provincia orientale di Pisa balza questa volta agli onori della cronaca in quanto s’appresta a essere il primo a sostituire i seggiolini dell’impianto sportivo con altri realizzati interamente con plastica riciclata. Un esempio di economia circolare portato avanti a livello locale, dal momento che la materia prima delle sedute è rappresentata dagli imballaggi in plastiche miste conferiti in modo differenziato dai cittadini toscani, raccolti e riciclati dalle aziende locali Revet e Revet Recycling.
RICONVERSIONE ECOLOGICA A PARTIRE DAL CALCIO – L’iniziativa è stata presentata a Bruxelles, nel corso dell’«European Green Week», appuntamento per discutere e dare visibilità alle politiche ambientali. L’apertura dell’evento è stata dedicata ai progetti di riconversione ecologica del mondo del calcio e in questo contesto Revet è stata chiamata a raccontare la sua esperienza. Il progetto «Re-sit down and jump for goal!» punta ad introdurre un elemento di forte valenza ambientale nel mondo del calcio. «Trattandosi di un progetto unico al momento, stiamo lavorando alla riduzione dei costi per unità di prodotto, in modo da renderlo competitivo non solo sul piano ambientale, ma anche economico», afferma Emanuele Rappa, amministratore unico di Revet Recycling. Partendo dal materiale vergine che viene attualmente utilizzato nel settore delle forniture di sedute per impianti sportivi, l’azienda ha cercato un materiale compatibile con il proprio granulo riciclato. Obbiettivo: formare una miscela che avesse le stesse caratteristiche del materiale di partenza e che garantisse il rispetto delle norme europee V2 adottate dalla Fifa.
INIZIATIVE ANALOGHE ANCHE IN SPAGNA E PORTOGALLO – Il progetto consente di ridurre dal 30 al 40 per cento il prelievo di materie prime dall’ambiente, minimizzando l’impatto ambientale dell’industria del petrolio (emissioni derivate dall’estrazione, lavorazione e trasporto dello stesso). Inoltre utilizzare un simile quantitativo di plastiche miste riciclate, raddoppia la «shelf-life» di questi materiali, sottraendo allo smaltimento finale (recupero di energia o discarica) una frazione di rifiuto difficile da gestire, quale è quella degli imballaggi misti di plastica. «Il progetto mira a diffondere pratiche ambientali nel mondo calcio contesto in cui solo pochi primi pionieri stanno iniziando a puntare sulla sostenibilità ambientale all’interno delle loro strategie – aggiunge Marco Frey, ordinario di economia e gestione delle imprese alla Scuola Sant’Anna di Pisa e responsabile scientifico del progetto -. Oltre a contesti locali come quello citato importanti e stadi nazionali e europei come Marassi di Genova, anche lo stadio del Real Betis di Siviglia in Spagna e lo stadio di Porto in Portogallo hanno già aderito al nostro progetto».
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