La tassa sulla plastica in Italia si farà ancora attendere: andiamo a ritroso nel tempo per scoprire la genesi di questo tributo e i motivi per i quali l'entrata in vigore del decreto continua a essere rimandato
Sembra che il destino della Plastic Tax sia un nuovo rinvio, il settimo per l’esattezza. Elaborata nel 2020 e pensata per ridurre il consumo della plastica monouso, la misura entrerà in vigore solo da luglio 2026 come deciso dal Decreto legge Superbonus del 29 marzo 2024, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 123 del 28 maggio 2024. Un rinvio cercato e desiderato, come ha dichiarato il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti al “Giorno della Verità” il 20 maggio 2024: ««Nel maxi emendamento presentato c’è il rinvio al 2026 della Plastic Tax però di questo nessuno ha ringraziato. Mi ringrazio da solo». Anche alla luce di queste dichiarazioni, vediamo di chiarire cosa è la Plastic Tax e cosa comporta per chi produce e consuma plastica, ma soprattutto per l’ambiente.
Il tortuoso iter della tassa sulla plastica in Italia
Il tributo ha richiesto diverso tempo per entrare ufficialmente in vigore. La misura è infatti stata rimandata più volte: prima al 1° gennaio 2021, poi al 1° luglio 2021. Con la legge di bilancio 2021, inoltre, non solo è stata posticipata l’entrata in vigore dell’imposta, ma sono anche state fatte alcune correzioni alle sanzioni. Dopo questa fase, sono continuate le proroghe prima al 1° gennaio 2022 dal DL Sostegni bis e poi al 1° gennaio 2023 dalla Legge di bilancio 2022. Insomma sembra evidente che gli interessi in ballo siano tanti e che l’industria della plastica ha un peso rispetto a quello che viene definito “crescita economica”. Lo stesso destino è toccato alla Sugar tax, la cui attuazione è però slittata di un solo anno.
Dalla direttiva europea ai Macsi
Nel 2021 era entrata in vigore la direttiva UE 2019/904, nota come Direttiva Sup (Single-use plastic) con la quale l’Unione Europea vietava prodotti di plastica usa e getta e obbligava gli Stati membri ad adottare misure per ridurne il consumo. In Italia, di conseguenza, con la Legge di Bilancio 2020 è stata introdotta l’imposta sul consumo dei manufatti in plastica con singolo impiego, definiti con l’acronimo MACSI. L’imposta sulla plastica colpisce i manufatti che hanno o sono destinati ad avere funzione di contenimento, protezione, manipolazione o consegna di merci o di prodotti alimentari, ad esclusione dei manufatti compostabili, dei dispositivi medici e dei MACSI adibiti a contenere e proteggere medicinali.
Chi paga la tassa sulla plastica e come si calcola
L’imposta si rivolge a fabbricanti, esercenti che acquistano la merce per rivenderla, importatori e altre figure coinvolte nella catena di distribuzione. Ma come si calcola la Plastic Tax? L’imposta sul consumo di MACSI è fissata nella misura di 0,45 euro per chilogrammo di materia plastica contenuta nei MACSI stessi. Rispetto alle sanzioni previste dalla Plastic Tax, il minimo è sempre 250,00. In caso di mancato pagamento dell’imposta è prevista una sanzione amministrativa che varia dal doppio al quintuplo dell’imposta evasa; in caso di pagamento ritardato la sanzione amministrativa sarà pari al 30% dell’imposta dovuta. Se la dichiarazione trimestrale viene presentata tardivamente, è prevista una sanzione amministrativa che varia da euro 250 ad euro 2.500.
Non sorprende quindi che Marco Bergaglio presidente di Unionplast e vicepresidente di Federazione Gomma Plastica consideri la norma dannosa e inutile e dichiari: «Si rischia d’innestare un pericoloso effetto domino, perché l’applicazione della “plastic tax” dal primo luglio andrebbe a impattare negativamente su numerose filiere industriali, quali quella agricola, quella alimentare, quella cosmetica, solo per citarne alcune tra le più rilevanti, dove gli imballaggi in plastica sono fondamentali per la produzione e il business». Ambiente non pervenuto.
Da sola la Plastic Tax non sarà sufficiente
Il report “Plastica: dalla natura alle persone. È ora di agire” pubblicato nel 2023 dal Wwf condivideva dati allarmanti:
- la produzione di plastica è responsabile di circa il 3,7% delle emissioni globali di gas serra
- I tassi di riciclo della plastica a livello globale sono inferiori al 10%
- Ogni anno fino a 22 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica entrano nell’ambiente marino e altrettanti nell’ambiente terrestre.
E si tratta spesso della plastica monouso, ma non solo. Infatti, al momento, la raccolta differenziata è limitata solo agli imballaggi e l’appello del WWF chiede di estenderla a tutti i prodotti in plastica di largo consumo. Con questi dati è chiaro che non basterà neanche la Plastic Tax, ma che è necessario un cambio di visione politica ed economica per limitare l’uso di questo materiale al minimo indispensabile.
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Patrizia Riso