Wise Society : Pothos: una pianta mangia smog contro l’inquinamento indoor

Pothos: una pianta mangia smog contro l’inquinamento indoor

di Andrea Ballocchi
21 Febbraio 2019

Un team di ricercatori USA ha messo a punto una pianta d’appartamento in grado di assorbire pericolosi inquinanti nell’aria, con benefici per l’uomo e per la stessa pianta

L’aria di casa è decisamente inquinata, più di quella che respiriamo in città. Colpa delle fonti di inquinamento presenti, dalle vernici al gas della cucina. Il problema si registra in generale in tutti gli spazi chiusi, che siano l’ufficio dove lavoriamo, la scuola che frequentano i nostri figli, ma anche ospedali, cinema, bar e mezzi di trasporto. L’inquinamento indoor, insomma, è una triste realtà.

In commercio ci sono filtri specifici che assicurano una migliore qualità dell’aria indoor. Le piante d’appartamento fanno la loro parte, ma in modo modesto. Ora però la ricerca ha messo a punto una pianta “mangia smog” che abbatte notevolmente alcuni inquinanti pericolosi per la salute. Non solo: la specie vegetale elaborata dagli scienziati riesce a metabolizzare meglio alcuni nutrienti, traendone beneficio.  Vi stiamo parlando di della specie Pothos.

Stuart Strand, ricercatore

Stuart Strand è uno dei ricercatori che hanno messo a punto una pianta mangia smog in grado di assorbire benezene e cloroformio, Foto: Mark Stone/University of Washington

Pothos, tutto sulla pianta mangia smog

I ricercatori dell’Università di Washington hanno modificato geneticamente una pianta sempreverde d’appartamento molto comune chiamata pothos per rimuovere cloroformio e benzene dall’aria.

La specie così trasformata in laboratorio è in grado di secernere una una proteina, chiamata 2E1, che trasforma questi composti in molecole assimilate dalla pianta. La ricerca ha avuto il sostegno del National Science Foundation e dell’Istituto nazionale statunitense di scienze della salute ambientale (Niehs).

Il ruolo chiave delle emoproteine

Il team ha deciso di usare una proteina (2E1) parte della famiglia delle emoproteine chiamata citocromo P450, naturalmente presente in tutti i mammiferi, compreso l’uomo. Il problema è che non è disponibile per aiutarci a trattare gli inquinanti nella nostra aria. Da qui l’idea degli scienziati di far produrre la proteina al pothos. Una reazione benefica anche per la pianta, che usa le sostanze metabolizzate nel processo di produzione del proprio nutrimento.

Il test di confronto con piante senza alcun intervento in laboratorio ha mostrato che in quelle modificate la concentrazione di cloroformio è scesa dell’82% dopo tre giorni, ed era quasi irrilevante al sesto giorno. Anche la concentrazione di benzene è diminuita in otto giorni di circa il 75%.

Pothos, la pianta mangia smog

La pianta mangia smog è in grado di assorbire benzene e cloroformio, Mark Stone/University of Washington

Al lavoro per una pianta che purifica l’aria dal fumo di sigaretta e formaldeide

l team universitario ora sta lavorando in modo da far assorbire alla pianta, con lo stesso procedimento, altre molecole pericolose spesso presenti nell’aria indoor: la formaldeide e il fumo di tabacco.

I ricercatori hanno evidenziato che entrambi sono composti di cui è difficile liberarsi. In questo caso un metodo semplice e più sostenibile è trovare altre proteine da inserire nelle piante d’appartamento in modo da ridurre gli inquinanti e permettendo alla pianta di assorbirle e di trarre giovamento anche per la sua salute oltre che per quella umana.

In ogni caso la ricerca sarà fondamentale per riuscire a debellare gli inquinanti, permettendo di ridurre quanto più possibile inquinanti indoor che causano problemi respiratori e non solo che danno vita alla cosiddetta Sindrome dell’edificio malato (Sick building syndrome) che colpisce un gran numero di persone.

Come riporta il ministero della Salute, alcuni studi condotti a livello internazionale su uffici e altri edifici pubblici hanno rivelato una frequenza di disturbi tra i dipendenti compresa tra il 15% e il 50%. “Alcuni studi italiani hanno focalizzato l’attenzione sui costi, in termini puramente economici, di episodi di SBS, confermandone l’elevato impatto sociale” segnala il dicastero.

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