Wise Society : Pesci sempre più sterili, tutta causa del global warming

Pesci sempre più sterili, tutta causa del global warming

di Fabio Di Todaro
10 Giugno 2014

Secondo uno studio inglese entro la metà del secolo la distribuzione ittica cambierà mettendo a rischio l'economia del Sud-est asiatico

Anche la terra, ma soprattutto l’acqua, sono tutt’altro che indifferenti all’aumento di anidride carbonica in atmosfera e al conseguente riscaldamento globale. Acque più acide e con ridotta concentrazione di ossigeno, infatti, rendono mari e oceani ambienti meno ospitali per alcune specie ittiche. Un dato che, abbinato alla crescita della popolazione umana e all’aumento della domanda globale di pesce, fa sorgere un dubbio: per quanto tempo ancora la pesca sarà un’attività sostenibile?

SERVE UNA MAGGIORE TUTELA DEL MARE – Flessibilità e adattabilità: ecco il consiglio degli esperti per aiutare l’ecosistema marino, sempre meno stabile e non più in grado di assicurare rese costanti nel tempo. Soltanto in questo modo sarà possibile favorire una pesca duratura e sostenibile nel tempo. A confermarlo è uno studio pubblicato su Nature Climate Change, secondo cui fino al 2050, sebbene i ricercatori stimino un ulteriore aumento delle temperature, le acque – dolci e salate – saranno in grado di far crescere specie ittiche destinate al consumo alimentare, purché ci sia maggiore cooperazione tra gli Stati. Sbaglia, e non poco, chi pensa che di cambiamento climatico si discuta e basta, senza anticipare le conseguenze dannose per l’ambiente. Il tempo per correre ai ripari c’è, ma è necessario che le pratiche commerciali diventino meno spregiudicate e più attente alla tutela dell’ambiente.

Secondo il modello applicato alla ricerca – in cui sono state valutate le risposte fisiche, biologiche e umane ai cambiamenti climatici in corso in 67 paesi leader nel settore della pesca – entro la metà del secolo la produzione ittica aumenterà alle alte latitudini. Nelle altre zone, in cui l’influenza meteorologica sarà più pesante, è invece prevista una riduzione del pescato. L’incremento interesserà soprattutto l’Africa occidentale (Benin, Liberia, Mali, Senegal, Nigeria, Mauritania, Ghana, Guinea), a scapito della pesca nel sud-est asiatico e nei Paesi tropicali (Bangladesh, Cambogia, Yemen e Pakistan). «Paesi, questi ultimi, in cui le quantità potranno calare anche del 40%», spiega Manuel Barange, prima firma dell’articolo e direttore del Marine Laboratory di Plymouth, nel Regno Unito. «Un oceano più caldo genera specie con un metabolismo stressato, con meno energia per la crescita e la riproduzione».

ECONOMIA A RISCHIO – Tra i Paesi più vulnerabili, ve ne sono alcuni per cui la pesca costituisce la voce più importante del prodotto interno lordo, oltre che la principale fonte proteica della dieta. E il riscaldamento delle acque non aiuta. In molti, infatti, ricordano ancora le conseguenze causate da El Niño – fenomeno provocato dall’arrivo di masse di aria calde nelle acque dell’Oceano Pacifico – negli anni ’90 lungo le coste del Cile, dell’Ecuador e del Perù, primo produttore al mondo di acciughe: la cattura in mare calò di oltre il 50%, con una perdita di oltre otto miliardi di dollari. Più attuale, invece, è il caso dell’Oregon (Stati Uniti), dove l’aumento delle temperature delle acque sta facendo crescere a dismisura la popolazione delle meduse, in grado di consumare notevoli quantità di plancton, sottraendole così alla dieta di pesci e cetacei. Economia e tutela dell’ecosistema sarebbero dunque a rischio, con le acque di mari e oceani più calde. L’ultima ipotesi è sostenuta da uno studio pubblicato su Proceedings of the National Academy of Science. La causa dell’aumento dei salmoni, dagli anni ’70 a oggi, sarebbe riconducibile al cambiamento climatico. Sarebbero i pesci rosa – onnivori la cui alimentazione è molto variegata: dallo zooplancton fino agli sgombri – i responsabili della riduzione di alcune specie nel Pacifico del Nord e nel mare di Bering, tra cui il merluzzo bianco e molte specie di tonno.

Twitter @fabioditodaro

© Riproduzione riservata
Altri contenuti su questi temi: ,
Continua a leggere questo articolo: