Wise Society : Olimpiadi, in piazza contro la sponsorizzazione della Dow Chemical

Olimpiadi, in piazza contro la sponsorizzazione della Dow Chemical

di Francesca Tozzi
28 Giugno 2012

Si protesta a Londra ma anche in India, In America e in Canada per chiedere al comitato organizzatore dei giochi olimpici di Londra di non accettare i soldi di una multinazionale per molti legata al disastro di Bhopal e alla guerra del Vietnam

In occasione dei prossimi Giochi olimpici e paraolimpici estivi 2012, che si terranno a Londra dal 27 luglio al 12 agosto, torna a infuriare la protesta intorno alla Dow Chemical. Il Comitato olimpico ha accettato 100 milioni di dollari di sponsorizzazione dalla multinazionale, il cui nome è per molti legato all’incidente di Bhopal in India del 1984 quando ci fu una fuoriuscita di materiali tossici dagli stabilimenti della Union Carbide, azienda passata poi sotto il controllo della stessa Dow Chemical. Migliaia di persone morirono e rimasero contaminate.

Per questo a trenta giorni dal grande evento sportivo, gli attivisti per i diritti umani si sono riuniti a Londra a Trafalgar Square per chiedere al comitato che organizza le Olimpiadi di riufiutare la sponsorizzazione contestata. Il comitato ritiene che la Dow Chemical non sia responsabile di quel disastro e si riserva di decidere ma l’entità della protesta non è di quelle che si possono trascurare. Si protesta oggi a Londra ma contemporaneamente anche in India, America e Canada, perfino in Italia, dove a Roma sta per partire una manifestazione di protesta guidata da 250 dipendenti della Dow Chemical e di ditte appaltatrici dell’area brindisina.

La non conciliabilità fra lo spirito dei Giochi Olimpici e i materiali prodotti dalla multinazionale non è legata solo a Bhopal. Molti ricordano per esempio il velenoso defoliante Agent Orange che dal 1961 al 1971 fu irrorato in grandi quantità dall’esercito degli Stati Uniti d’America sul Vietnam del Sud e su alcune regioni del Laos e della Cambogia. E il Napalm usato per fabbricare le micidiali bombe. Ci si chiede se sia opportuno che il comitato olimpico metta in bella vista sui pannelli dello stadio olimpico il marchio di una ditta che per molti è portatrice di morte. E ci si chiede se sia opportuno accettare i suoi soldi quando tante altre realtà più vicine allo sport e ai suoi valori sarebbero più adatte. E ci si chiede infine perché si debba inquinare un momento che dovrebbe essere di passione, eccellenza, evasione con ricordi di guerra e di morte.

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