Nello specchio di costa antistante Rio de Janeiro sono in programma le gare di vela. Ma le federazioni di molti paesi vorrebbero un cambio di location per evitare problemi di salute
Quella di Guanabara è una perla della natura che ha pure un profondo significato storico, se per oltre trecento anni è stato il punto di approdo dei navigatori portoghesi che giungevano oltreoceano. Ma oggi della splendida Baia di Guanabara, si parla soprattutto per un aspetto negativo: l’elevato inquinamento. Ad agosto ospiterà le competizioni di vela delle Olimpiadi di Rio, ma tra gli atleti c’è già chi minaccia di non essere disposto a parteciparvi. Sì al Brasile, non a Guanabara. Colpa dell’inquinamento.
RESTA IL NODO INQUINAMENTO – La Baia di Guanabara è tornata a far discutere dopo il rinvenimento di un cadavere nei giorni scorsi, avvenuto in prossimità del campo di regata “Ponte”. Lo specchio d’acqua ha un’estensione considerevole: con 380 chilometri quadrati risulta di poco più grande del Lago di Garda. Ma non è la prima volta che il suo nome viene associato a dei casi di cronaca nera. Come raccontato dal biologo marino Màrio Moscatelli a «La Gazzetta dello Sport», di cadaveri in quello specchio d’acqua ne emergono con discreta ricorrenza e ciò sarebbe la conseguenza dello sbocco che trovano sulla baia alcune delle favelas con il più alto tasso di criminalità della città. Ma in realtà i problemi più rilevanti sono quelli legati all’inquinamento dell’acqua. Gli studi pubblicati dall’agenzia Associated Press hanno evidenziato una situazione drammatica, in cui l’inquinamento presenta gli stessi livelli sia sulla costa sia a chilometri di distanza. Nel dossier di candidatura del 2009 la promessa era di ripulire e trattare l’ottanta per cento delle fognature. Ma attualmente la quota raggiunta sarebbe di poco superiore alla metà, a cinque mesi dall’inizio della rassegna.
MA DAL BRASILE GETTANO ACQUA SUL FUOCO – Luiz Fernando Pezào, governatore dello Stato di Rio de Janeiro, s’è affrettato a gettare acqua sul fuoco: «Le regate da qui non si muovono». Ma in realtà il pressing degli atleti è forte. Da diversi Paesi sono giunte rimostranze e minacce di non prendere parte alla competizione, se non sarà cambiata la location. Il timore, a seguito delle denunce di alcuni velisti stranieri, è quello di poter ammalarsi a causa dell’elevato tasso di inquinamento dell’area. L’ipotesi, vista l’esposizione occasionale, è in realtà abbastanza remota. Le proteste però sono lì, finite anche nelle stanze dei bottoni della Confederazione Brasiliana di vela. Della situazione si sta occupando anche il presidente della Federazione Internazionale di Vela, l’italiano Carlo Croce. Secondo l’Inea, l’Istituto dell’Ambiente dello Stato di Rio, «i campi di regata sono piazzati nella zona centrale della baia, dove c’è più rinnovamento delle acque a causa della vicinanza con l’Oceano e la grande profondità, permettendo le condizioni di balneabilità dell’area». L’Inea realizza pure la raccolta dei rifiuti galleggianti grazie a una flotta di dieci “eco-imbarcazioni” più nove “eco-barriere” per impedire il passaggio di immondizie e sostanze tossiche.
UNA BATTAGLIA ANCHE POLITICA? – Sull’inquinamento della baia di Guanabara si sta giocando anche una partita “politica”: questa l’opinione più diffusa in Brasile. Le grandi potenze velistiche, vale a dire Gran Bretagna, Francia e Australia, stanno facendo forti pressioni per escludere le gare olimpiche da questo luogo e portarle nell’Oceano, poiché temono il vantaggio che i brasiliani potrebbero trarre dalla profonda conoscenza di un’area in cui le variazioni del vento e l’andamento delle maree hanno pochi paragoni. Forse non è un caso che gli organizzatori siano disposti a tutto, ma non a traslocare da Guanabara.