La norma impone alle imprese di garantire che i prodotti venduti nei Paesi dell’Unione Europea non provengano da terreni deforestati
Lo scorso 19 aprile il Parlamento Europeo ha dato il via libera definitivo a una nuova legge contro la deforestazione che punta a contrastare i cambiamenti climatici e la perdita di biodiversità. L’approvazione è avvenuta con 552 voti favorevoli, 44 voti contrari e 43 astensioni. Dopo il via libera del Parlamento UE, il provvedimento dovrà passare al vaglio del Consiglio. Il passo successivo sarà poi la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della UE e l’entrata in vigore 20 giorni dopo. A quel punto il regolamento sarà direttamente applicabile in tutti i Paesi Membri.
Stop ai prodotti provenienti da deforestazione
In base al nuovo regolamento, le aziende potranno vendere nei Paesi Ue solo quei prodotti il cui fornitore abbia rilasciato una dichiarazione di due diligence, ovvero “diligenza dovuta”, in cui si attesta che il prodotto non provenga da terreni deforestati e non abbia contribuito al degrado di foreste, comprese quelle primarie insostituibili, dopo il 31 dicembre 2020. Un altro criterio da rispettare è inoltre la conformità dei prodotti alla legislazione pertinente del Paese di produzione, anche in materia di diritti umani. In quest’ottica le imprese dovranno assicurarsi che i diritti delle popolazioni indigene non vengano lesi.
I prodotti a cui si applicherà la normativa
Ma nello specifico a quali prodotti si applica la nuova normativa? In primo luogo il nuovo regolamento riguarda capi di bestiame, cacao, caffè, olio di palma, soia e legno. A questi si aggiungono tutti i prodotti che contengono, sono stati alimentati con o sono stati prodotti utilizzando questi prodotti. Il riferimento è, ad esempio, al cuoio, al cioccolato o ai mobili. Inoltre, spiega una nota del Parlamento Europeo, durante i negoziati i deputati sono riusciti a far includere anche gomma, carbone, prodotti di carta stampata e una serie di derivati dell’olio di palma.
Ampliamento della definizione di degrado forestale
Il testo amplia, infine, la definizione di degrado forestale, includendo ora anche la conversione delle foreste primarie o rigenerate naturalmente in piantagioni forestali o in altri terreni boschivi. Quanto alla deforestazione in sé, oggi c’è molta più consapevolezza sul tema da parte dei consumatori rispetto al passato. Su questo tema, il relatore del provvedimento Christophe Hansen ha spiegato in una nota:
“Fino ad oggi gli scaffali dei nostri supermercati si sono troppo spesso riempiti di prodotti coperti dalle ceneri di foreste pluviali bruciate ed ecosistemi distrutti in modo irreversibile, con la conseguente distruzione dei mezzi di sussistenza delle popolazioni indigene. Troppo spesso, ciò è accaduto senza che i consumatori lo sapessero”. D’ora in poi i consumatori europei avranno la certezza di non essere più complici inconsapevoli della deforestazione quando mangiano una barretta di cioccolato o sorseggiano un meritato caffè. La nuova legge non è solo fondamentale per contrastare i cambiamenti climatici e la perdita di biodiversità, ma dovrebbe anche consentirci di uscire dall’attuale impasse che ci impedisce di approfondire le relazioni commerciali con Paesi che condividono i nostri valori e le nostre ambizioni ambientali”.
Con la nuova legge sulla deforestazione controlli basati sul rischio
Un’altra novità introdotta dalla nuova normativa sulla deforestazione approvata dal Parlamento Europeo è una nuova modalità di controllo basata sul rischio. Ciò vuol dire, in concreto, che la Commissione classificherà i Paesi, o parti di essi, come a basso rischio, rischio standard o alto rischio sulla base di una valutazione obiettiva e trasparente entro 18 mesi dall’entrata in vigore del nuovo regolamento. In una nota leggiamo:
“Per i prodotti provenienti da paesi a basso rischio è prevista una procedura di diligenza dovuta semplificata. La percentuale dei controlli sugli operatori è in funzione del livello di rischio del paese: 9% per i paesi ad alto rischio, 3% per i paesi a rischio standard e 1% per i paesi a basso rischio.”
Monitoraggio via satellite e analisi del DNA
Un altro punto importante stabilito dal regolamento riguarda la possibilità per le autorità competenti dell’UE di avere accesso alle informazioni fornite dalle società, come ad esempio le coordinate di geolocalizzazione. A ciò si aggiunge inoltre il fatto che la provenienza dei prodotti potrà essere verificata attraverso strumenti di monitoraggio via satellite e analisi del DNA. “Le sanzioni in caso di violazione delle nuove regole – si legge in nota – prevedono un’ammenda massima pari ad almeno il 4% del fatturato annuo totale nell’UE dell’operatore o commerciante”.
Monica Giambersio