Wise Society : Il nucleare non serve a decarbonizzare: un nuovo studio lo conferma

Il nucleare non serve a decarbonizzare: un nuovo studio lo conferma

di Andrea Ballocchi
16 Settembre 2024

Il report dell’European Environment Bureau “Nuclear Phase-out” spiega come le fonti energetiche rinnovabili, il risparmio energetico e la flessibilità possono sostituire il nucleare in Europa

Il nucleare non serve a decarbonizzare: le fonti energetiche rinnovabili, il risparmio energetico e la flessibilità possono sostituirlo in Europa. A scriverlo è lo European Environment Bureau, che ha pubblicato un report (intitolato Nuclear Phase Out) in cui spiega come sia possibile. EEB è la più grande rete di organizzazioni di cittadini ambientalisti in Europa. Attualmente è composta da oltre 180 organizzazioni membri in 41 Paesi, rappresentando circa 30 milioni di singoli membri e sostenitori.
Oltre a evidenziare la fattibilità dell’eliminazione graduale della flotta nucleare europea che invecchia, spiega come sia possibile raggiungere la neutralità climatica entro il 2040.

Centrale nucleare

Foto Wirestock Creators / Shutterstock

Si può sostituire il nucleare dal mix energetico?

Partiamo dai dati. Nel 2022, gli impianti nucleari hanno generato circa il 21,8% dell’elettricità totale prodotta nell’UE, riporta Eurostat. La produzione di energia elettrica da centrali nucleari nell’UE (presenti in quell’anno in 13 Paesi) è diminuita del 16,7% rispetto al 2021.  È possibile eliminare questa quota comunque considerevole di energia prodotta? EEB risponde di sì. Si deve considerare, prima di tutto, il peso specifico del nucleare: secondo i dati enunciati nel report, metà dei 27 Paesi producono energia nucleare, che rappresenta meno del 5% del consumo energetico finale dell’insieme UE.

Sulla base dello scenario energetico compatibile con l’Accordo di Parigi, attraverso il report esamina i principali fattori di decarbonizzazione che nel tempo sostituiranno l’energia nucleare dal mix energetico.

La prima è costituita da una forte riduzione della domanda di energia, guidata da misure “di efficienza e sufficienza”, da una migliore circolarità e riciclaggio e dall’elettrificazione dei processi che attualmente si basano sui combustibili fossili.

Il secondo elemento è costituito da una più rapida diffusione delle energie rinnovabili, in sostituzione dei combustibili fossili e dell’attuale quota di elettricità basata sul nucleare. «Le reti, lo stoccaggio e la gestione della domanda massimizzeranno la penetrazione delle energie rinnovabili nella produzione di elettricità», rileva EEB.
Anche le opzioni di flessibilità, come il Demand Response, le tecnologie di stoccaggio, il funzionamento ottimizzato, l’estensione delle reti e l’interconnessione elettrica transfrontaliera, vengono sfruttate e sviluppate attivamente per integrare in modo efficace la produzione rinnovabile.

Centrale nucleare

Foto Shutterstock

Il consorzio e lo scenario PAC

EEB fa parte del consorzio PAC, che è composto da Climate Action Network Europe (che comprende 170 Ong in tutta Europa), Renewables Grid Initiative (di cui fanno parte 15 Ong, 13 operatori di sistemi di trasmissione membri e due membri sostenitori) e REN21, che assomma più di 80 membri con un focus internazionale provenienti dalla società civile, dal mondo accademico e della ricerca, dai governi, dall’industria e dalle associazioni intergovernative.

Il Consorzio ha delineato il progetto Paris Agreement Compatible Scenarios for Energy Infrastructure (PAC), istituito per sviluppare uno scenario energetico futuro per l’Europa compatibile con l’accordo di Parigi. Secondo tale visione, il percorso di eliminazione graduale del nucleare del PAC è in linea con il previsto ritiro della vecchia flotta dell’UE. Senza ulteriori estensioni, la maggior parte della capacità operativa nel 2022 raggiungerà l’età pensionabile entro il 2040.

La combinazione di generazione basata su fonti rinnovabili, risparmio energetico e strumenti di flessibilità «può garantire una sicurezza energetica stabile e sostituire completamente i combustibili fossili e la restante produzione nucleare dal mix energetico», scrive EEB nel report.

Lo scenario compatibile con l’accordo di Parigi (PAC) è uno scenario energetico a livello europeo sviluppato dalla società civile in collaborazione con operatori di rete, rappresentanti dell’industria, economisti e ricercatori, per dimostrare che l’Europa può raggiungere la neutralità climatica entro il 2040, ovvero 10 anni prima di quanto attualmente concordato da parte dei governi dell’UE.

Le quattro aree di intervento

Lo scenario PAC identifica quattro aree chiave di intervento:

  • favorire stili di vita sostenibili;
  • migliorare l’uso e i processi energetici;
  • elettrificazione combinata con la produzione di energia a zero emissioni di carbonio;
  • decarbonizzazione dei restanti settori.

Il PAC ha tre obiettivi principali:

  • ridurre del 65% delle emissioni di gas serra entro il 2030;
  • raggiungere l’obiettivo net zero emission entro il 2040;
  • contare su una quota pari al 100% di energia da fonti rinnovabili entro il 2040 in tutti i settori.

Il percorso PAC verso il 100% di fonti rinnovabili prevede l’eliminazione graduale del carbone entro il 2030, del gas fossile entro il 2035 e dei prodotti petroliferi fossili e dell’energia nucleare entro il 2040. Come fare? Come anticipato, puntando proprio sul risparmio energetico e su una più rapida diffusione delle fonti energetiche rinnovabili: questi sono i fattori chiave per consentire l’eliminazione graduale dell’energia nucleare nell’UE.

Illustrazione sulle energie rinnovabili

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Ecco perché è possibile sostituire il nucleare

Mentre nell’intera UE l’energia nucleare rappresenta attualmente solo una piccola quota, il 4,7%, del consumo energetico finale (10,1% se si considerano solo i paesi nucleari dell’UE), in alcuni Paesi la generazione nucleare fornisce attualmente un contributo significativo al sistema elettrico. Tuttavia, attualmente in molti paesi dell’UE l’elettricità rappresenta solo una parte limitata del mix energetico. Nel 2022, l’elettricità ha rappresentato in media il 23% del consumo energetico finale a livello UE, variando dal 14,7% in Romania al 32,5% in Svezia.

Oltre a essere dimostrata l’affidabilità delle fonti energetiche rinnovabili, in particolare il solare fotovoltaico e l’eolico, nel generare elettricità durante tutto l’anno, nel report si considera anche il fatto che i reattori dell’UE stanno invecchiando: l’età media è in costante aumento e ammonta ormai a quasi 37 anni. A meno che non vengano ulteriormente prorogati, la maggior parte di questi reattori dovrà essere smantellata entro la fine del prossimo decennio.

Lo scenario PAC pone tre elementi che portano all’opportunità di ridurre l’impiego dell’energia nucleare.

  1. I nuovi impianti nucleari soffrono di elevati costi di investimento, lunghi tempi di sviluppo e concorrenza da parte di centrali sempre più economiche, e pertanto non sono realistici.
  2. La durata degli impianti esistenti è limitata a 40 anni, a meno di ripensamenti. 
  3. L’aumento dei costi di manutenzione, carburante e smantellamento incentiva i pensionamenti anticipati.

Queste ipotesi portano ad una rapida eliminazione dell’energia nucleare nella PAC. 

Risparmio energetico ed energie rinnovabili solo la chiave

Nello scenario PAC, l’eliminazione graduale dell’energia nucleare dall’approvvigionamento energetico dell’UE non solo è fattibile, ma in realtà rappresenta una sfida relativamente piccola nel processo complessivo di decarbonizzazione, dato il contributo limitato dell’energia nucleare al fabbisogno energetico dell’Unione Europea. Entro il 2040, lo stesso scenario non prevede alcuna produzione nucleare residua in nessun paese dell’UE, eccetto la Francia (col 3,6%).

Esso mostra che in tutti gli attuali paesi nucleari dell’UE, il consumo finale di energia può essere ridotto di oltre il 25% tra il 2022 e il 2030 (da 4951 a 3894 TWh). Anche il contributo delle energie rinnovabili aumenta, con una produzione più che raddoppiata tra il 2022 e il 2030. Questo aumento delle energie rinnovabili è molto maggiore della riduzione della produzione di energia nucleare. Il vero impulso per ulteriori fonti rinnovabili, ma soprattutto per la riduzione della domanda di energia, viene dalla rapida diminuzione dell’uso di combustibili fossili – di oltre 2000 TWh nello stesso periodo 2022-2030.

Le riduzioni dell’energia nucleare hanno un impatto minimo sul quadro energetico complessivo, che è dominato dalla riduzione dei combustibili fossili e dalla maggiore penetrazione delle energie rinnovabili. Una maggiore ambizione nella diffusione delle energie rinnovabili o nel risparmio energetico può facilmente compensare la riduzione della produzione di energia nucleare.

I numeri prospettati dalla PAC in termini di risparmi energetici a livello UE tra il 2020 e il 2040 prevedono: 2.153 TWh nel settore edilizio, pari al 40% della riduzione totale; 2.114 TWh nei trasporti (esclusi il trasporto aereo e marittimo internazionale), che rappresentano il 39% della diminuzione dei consumi; 1.094 TWh nel settore industriale (escluse le materie prime), contribuendo per il 20% circa alla riduzione totale.
Nello scenario PAC, nell’UE si aggiungeranno 105 GW di produzione di elettricità rinnovabile su base annua a partire dal 2023, assumendo tassi di diffusione costanti. Le aggiunte provengono principalmente da capacità eolica e solare fotovoltaica nuova e ripotenziata, con un ruolo di supporto per l’energia idroelettrica, solare termica, geotermica e bioenergia.

Andrea Ballocchi

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