Rappresenta una delle opere di ingegneria marittima più imponenti mai realizzate: progettato per proteggere la città e la sua laguna dalle maree eccezionali, il Mose di Venezia è ancora al centro dei dibattiti pubblici. Scopriamo cos'è e come funziona.
L’acqua alta a Venezia non è solo un fenomeno naturale. Con l’intensificarsi della crisi climatica e con il conseguente innalzamento del livello dei mari, la città lagunare più famosa del mondo è fortemente a rischio. Per proteggerla dall’acqua alta e da inondazioni più gravi è stata messa a punto una tecnologia che abbiamo imparato a conoscere col nome di Mose di Venezia: ma cos’è e come funziona? Andiamo a scoprire la storia di questo meccanismo che protegge gli edifici della laguna dall’acqua, quando necessario.

Il Mose di Venezia – Foto Shutterstock
Cos’è il Mose di Venezia?
Il Mose, acronimo di “MOdulo Sperimentale Elettromeccanico“, è un sofisticato sistema di barriere mobili progettato per proteggere temporaneamente Venezia e la sua laguna dal fenomeno dell’acqua alta. Composto da una serie di paratoie che si sollevano quando il livello del mare supera una determinata soglia, il Mose ha lo scopo di preservare il patrimonio storico e culturale della città, sempre più esposto ai rischi legati ai cambiamenti climatici e all’innalzamento delle acque.
Nonostante i costi elevati e le difficoltà affrontate durante la sua realizzazione, questa infrastruttura rappresenta attualmente una soluzione indispensabile per ridurre il rischio di allagamenti che, senza il Mose, sarebbero sempre più frequenti e distruttivi.
L’origine del Mose di Venezia : chi l’ha voluto
Il problema dell’acqua alta Venezia è noto sempre, ma è diventato particolarmente preoccupante dopo la devastante alluvione del 1966, quando la marea raggiunse i 194 cm. Da allora, si è cercata una soluzione strutturale per proteggere la città: negli anni, sono state avanzate diverse proposte per contenere il problema e tra tutte il Mose di Venezia è emerso come il progetto più ambizioso.
Nel 1984, il governo italiano ha avvitato il progetto preliminare del Mose, affidandone la realizzazione al Consorzio Venezia Nuova. L’idea di un sistema di barriere mobili è il risultato di studi approfonditi condotti da ingegneri, urbanisti ed esperti ambientali.
Tuttavia, il percorso di realizzazione non è stato privo di ostacoli: il progetto ha subito nel tempo numerosi ritardi dovuti a questioni burocratiche, polemiche ambientali e scandali legati alla gestione dei fondi pubblici. Il costo del Mose di Venezia è man, mano lievitato, passando dai 1,6 miliardi di euro stimati inizialmente a oltre 5,5 miliardi. Nonostante le difficoltà, oggi il Mose è operativo e rappresenta una barriera essenziale contro il rischio di allagamenti, proteggendo Venezia da eventi di marea sempre più frequenti.

Alluvione di Venezia del 1966 – Foto Public domain, via Wikimedia Commons
Mose di Venezia: come funziona e dove si trova
Il Mose di Venezia è collocato strategicamente nei tre punti di accesso tra la laguna e il mare Adriatico: le bocche di porto di Lido, Malamocco e Chioggia, infatti sono le uniche vie attraverso cui l’acqua del mare entra nella laguna. Ma come funziona?
Il sistema è composto da 78 paratoie mobili in acciaio, che restano normalmente adagiate sul fondale marino. In condizioni normali, le paratoie sono sommerse e riempite d’acqua, ma quando è prevista un’alta marea significativa, viene attivato il meccanismo di sollevamento: un sistema di compressione dell’aria svuota le paratoie dall’acqua, rendendole più leggere e facendole emergere fino a formare una barriera continua che impedisce all’acqua di entrare in laguna. Una volta terminata l’emergenza, le paratoie vengono lentamente riempite di nuovo d’acqua e ritornano alla loro posizione originaria sul fondale.
L’intero funzionamento del Mose è gestito da un sofisticato sistema di monitoraggio e controllo che raccoglie dati sulle condizioni meteorologiche e oceanografiche in tempo reale. Un centro operativo, situato all’Arsenale di Venezia, elabora queste informazioni e decide se e quando attivare le barriere, garantendo un’efficace protezione della città.
Oltre al monitoraggio meteorologico, il sistema deve affrontare la sfida della manutenzione a lungo termine: l’esposizione costante all’acqua salata può infatti accelerare il deterioramento delle paratoie, rendendo necessaria una gestione attenta per assicurare la loro efficienza nel tempo.

Immagine Shutterstock
Il Mose e la sostenibilità ambientale
Oltre alla protezione dall’acqua alta, uno degli aspetti più discussi riguarda la sostenibilità del Mose di Venezia. Sebbene il progetto sia stato concepito per ridurre l’impatto sull’ecosistema lagunare, la sua realizzazione ha comportato interventi significativi sugli equilibri naturali. Inoltre, il costante movimento delle paratoie può influenzare la qualità dell’acqua, la sedimentazione e la fauna marina. Senza contare che, come già accennato, il sistema richiede una manutenzione complessa e onerosa, sollevando interrogativi sulla sua efficienza a lungo termine.
Per rendere il Mose più sostenibile, si stanno studiando strategie per ridurre il consumo energetico legato al funzionamento delle paratoie e per ottimizzare la manutenzione con materiali innovativi e meno impattanti. La sfida principale sarà bilanciare la protezione di Venezia con la tutela dell’ecosistema lagunare, in un contesto in cui i cambiamenti climatici rendono sempre più imprevedibili le condizioni ambientali.
Prospettive future: è una soluzione duratura?
Il Mose di Venezia è progettato per fronteggiare maree fino a 3 metri e un innalzamento del livello del mare stimato in 60 cm nei prossimi decenni (già di partenza il progetto era stato giudicato in grado di risolvere il problema per “soli” 100 anni). Tuttavia, se il riscaldamento globale dovesse accelerare, il sistema potrebbe non essere sufficiente oltre il 2070. Questo scenario impone una riflessione sulla necessità di soluzioni complementari, come interventi di ripristino ambientale e infrastrutture verdi per mitigare gli effetti del cambiamento climatico.
Nonostante le controversie, rimane il fatto che il Mose rappresenta un primo passo concreto per la salvaguardia della città. Tuttavia, il vero obiettivo dovrà essere uno sviluppo sostenibile che protegga non solo il patrimonio storico e culturale di Venezia, ma anche il delicato equilibrio naturale della sua laguna.
Paola Greco