Realizzato dallo street artist Iena Cruz su commissione della onlus Worldrise, AnthropOceano neutralizza gli agenti inquinanti come l’ossido e il biossido di azoto fino all’88,8%
Una piattaforma petrolifera la cui ciminiera ricalca il profilo di un contenitore di plastica che intrappola l’ecosistema marino: è il soggetto di un murales, dal titolo AnthropOceano che da qualche settimana copre l’intero muro di un condominio milanese nei pressi della stazione di Lambrate. AnthropOceano, però, non è un murales come tutti gli altri. La sua funzione, infatti, non è soltanto decorativa, ma anche ambientale perché AnthropOceano è un murales mangia-smog. «È stato realizzato con vernice Airlite che neutralizza agenti inquinanti come l’ossido e il biossido di azoto fino all’88,8% che sono tra i principali componenti dei gas di scarico delle automobili. In pratica», racconta Mariasole Bianco, co-fondatrice e presidente di Worldrise, onlus che si occupa di conservazione e valorizzazione dell’ambiente marino, «è come se in quell’aria avessimo piantato una piccolissima foresta di alberi d’alto fusto che di giorno, grazie all’azione della luce, incamera biossido di azoto per trasformarlo, di notte, in sali e inerti».
AnthropOceano; un murales con funzione didattica
Oltre alla funzione «tecnica», il murales diventato subito un’attrazione, ha anche una valenza didattica, «Abbiamo voluto portare tra le strade di Milano, attraverso la street art, la bellezza e la fragilità del mare», sottolinea ancora la Bianco, biologa e oceanologa che, per il suo impegno ha ricevuto il premio Donnambiente 2019. A realizzare il murales è stato Federico Massa, street artist milanese ormai di stanza a New York noto con il nome di Iena Cruz, su commissione della stessa Worldrise. «Abbiamo pensato che questo può essere un modo innovativo di sensibilizzare il contesto urbano su temi che non possono essere più ignorati», continua la numero uno della onlus, «e nello stesso tempo di restituire a Milano qualcosa di quello che ci ha dato in termini di sostegno alle nostre iniziative».
Un progetto senza sponsorizzazioni commerciali
Il murales è un dono della onlus, che si è fatta carico di tutte le spese di realizzazione, alla città meneghina «per aver risposto in maniera pronta al progetto “No plastic more fun”, iniziativa che ha come obiettivo la crescita di bar e locali notturni che s’impegnano a non servire più in plastica monouso».
Il murales di Iena Cruz è anche il capostipite dell’iniziativa “Worldrise walls – We ART for NATURE”. «Per questo primo murales abbiamo scelto, volutamente, di non ricorrere a qualsivoglia sponsorizzazione perché volevamo che nessuno potesse trarne vantaggio. Il costo totale dell’opera, dal compenso per l’artista che ha scelto comunque di contribuire al progetto riducendo la sua richiesta, all’acquisto della vernice fino al montaggio e dello smontaggio delle impalcature, è stato di circa 35mila euro che abbiamo coperto attraverso il coinvolgimento della onlus inglese Ocean Family Foundation che da due anni supporta il nostro lavoro e che siamo riusciti a coinvolgere nel progetto del murales», ammette la presidente di Worldrise. «La scelta del muro è stata fatta con la campagna #candidailtuomuro attraverso la quale tutti potevano proporre il loro muro – aggiunge -. Sulla trentina di candidature ricevute abbiamo scelto quella che ci è sembrata la più adatta in termini di riqualificazione dell’area».
Un progetto work in progress
«Ci piacerebbe realizzare murales gemelli nelle città che, fin qui, hanno aderito al progetto “No plastic more fun”: Genova, Tarifa, Londra. Gemelli, però, non vuol dire uguali nei soggetti, ma negli obiettivi. Ci piacerebbe ricevere le candidature di muri, di artisti che vogliano realizzare murales a tema ambientale e di associazioni che desiderano supportare l’iniziativa», spiega Mariasole Bianco certa che è possibile dare messaggi importanti attraverso l’arte. «Abbiamo voluto portare tra le strade di Milano, attraverso la street art, la bellezza e la fragilità del Mare in un modo innovativo allo scopo di sensibilizzare il contesto urbano su temi – conclude – che non possono essere più ignorati».