Consolazione: non tutte le specie "pungono" e bruciano. Spesso le più grandi sono innocue
Pelagia noctiluca, Chrysaora isoscella e Rhizostoma pulmo, insomma le meduse, per intenderci, stanno crescendo a dismisura nei nostri mari e la situazione preoccupa gli esperti.
Il perché è presto detto. Intanto va sfatato il luogo comune secondo cui l’animale gelatinoso, tra i più antichi del pianeta, preferisca le acque pulite (si trova spesso perfino nei porti). Quindi la spiegazione dell'”esubero” non è questa. Come neppure il riscaldamento globale o l’inquinamento diffuso.
Quale allora la ragione? «La sovrappesca, lo sfruttamento eccessivo dei pesci che ha lasciato un vuoto ecologico negli ambienti marini, vuoto che è stato riempito dalle meduse» spiega, all’agenzia Adnkronos, Ferdinando Boero dell’Università del Salento e coordinatore del progetto “Occhio alle Meduse”, promosso da Marevivo in collaborazione con la Commissione Internazionale per l’Esplorazione Scientifica del Mar Mediterraneo.
Non un bel segnale, dunque. «Non è un bene, nè per gli ecosistemi nè per le finalità umane – aggiunge Boero – visto che le meduse non si mangiano, ma d’altra parte è colpa nostra se si sta verificando questo fenomeno, perché abbiamo sovrasfruttato le popolazioni di pesci. Adesso stiamo facendo ricerche per vedere quali siano le loro proprietà organolettiche e nutritive. In alcuni Paesi, come in Cina e in Giappone, le meduse si mangiano, ma dobbiamo capire se è possibile farlo anche con quelle che popolano i nostri mari»
Per capirci qualcosa in più, i ricercatori coinvolti nell’iniziativa hanno lanciato un invito collettivo, a bagnanti e frequentatori di spiagge e traghetti. Quello di armarsi di cellulare e stare pronti a scattare foto nel caso si avvistino gli animali, sia in sciami che in “navigazione” solitaria.
Tutti i dati saranno registrati e inseriti in un app già esistente, “Meteo Medusa”, che dà informazioni in tempo reale sulla loro presenza.