Wise Society : La bellezza violentata delle coste italiane

La bellezza violentata delle coste italiane

di La Redazione
30 Giugno 2020

È quanto emerge dal dossier Mare Monstrum, appena pubblicato da Legambiente, che registra ancora molti, troppi, reati ambientali fra abusivismo edilizio, inquinamento dei mari, pesca illegale e nuovi interessi ecocriminali

Con i suoi oltre 7.500 km di litorale l’Italia è al quindicesimo posto al mondo per lunghezza delle coste preceduto solo da paesi come Russia, Canada, Groenlandia e Norvegia che però hanno un’estensione territoriale ben più ampia. Un litorale infinito, dunque, ma spesso maltrattato e afflitto da colate di cemento illegale e consumo di suolo costiero che cancellano dune e inghiottono metri di sabbia, da cattiva o assente depurazione delle acque. E non ultimo dalla pesca di frodo incontrollata. È quanto emerge dal dossier Mare Monstrum 2020 realizzato dall’Osservatorio nazionale Ambiente e legalità di Legambiente in base al quale lo scorso anno i reati contestati sono stati 23.623 con un incremento del 15,6% rispetto al 2018.

I nemici del mare e delle coste italiane hanno sempre gli stessi nomi e normative inadeguate a cui appigliarsi, come raccontano i numeri e le storie di Mare Monstrum 2020. Oltre la metà delle infrazioni contestate (il 52,3%) si concentra tra Campania, Puglia, Sicilia e Calabria e sono 6.486 i sequestri effettuati (con un incremento dell’11,2%), per un valore economico che ammonta a circa 520 milioni di euro.

Copertina dossier Legambiente Mare Monstrum

Foto: www.legambiente.it

L’abusivismo edilizio in Italia continua a non dare tregua

In testa ai reati nelle regioni litoranee, quelli legati al ciclo del cemento che con 10.032 illeciti, 7.550 persone denunciate o arrestate e 2.684 sequestri nel corso del 2019 rappresentano il 42,5% del totale. A guidare la classifica la Campania con il 17,1% dei reati nazionali, seguita dalla Puglia, dal Lazio, dalla Calabria e dalla Sicilia. A subire l’attacco più aggressivo sono sempre le aree più belle, in particolare nelle regioni del Sud, ma anche in Sardegna e nel Lazio: Ischia, la costa campana, Scala dei turchi e Triscina in Sicilia, il litorale calabrese e del Salento fino alle isole minori, gioielli in mezzo al mare come Lampedusa, le Eolie, Capri. Luoghi sui quali l’appetito degli abusivi non sembra dover mai calare e dove non si costruiscono solo villette abusive: a spuntare come funghi sono anche una miriade di chioschi, ristoranti, parcheggi, piscine, strade tracciate sulle dune e scalette scolpite nella roccia.

Inquinamento dei mari: un problema cronico che non trova soluzione

Seconda voce con il maggior peso nel dossier, il mare inquinato, correlato al problema cronico della depurazione. Nel complesso, l’inquinamento da cattiva depurazione, scarichi fognari e idrocarburi ha registrato 7.813 infrazioni nel 2019, il 33,1% delle illegalità accertate a danno del mare con ben 9.433 persone denunciate e/o arrestate e ben 3.177 sequestri eseguiti dalla Capitaneria di porto e dalle Forze dell’ordine.

Del resto poco si può fare se (secondo i dati Istat) solo poco più del 44% dei Comuni italiani è dotato di un impianto di depurazione adeguato agli standard imposti dall’Unione europea; di questi, quasi il 47% dispone a malapena di vasche Imhoff, il 9% di impianti con trattamento primario e solo il 44,2% può contare su depuratori con un trattamento secondario o avanzato. In testa alla classifica figura anche quest’anno la Campania, con 1.937 illeciti, pari al 24,8% di quelli accertati in tutto il Paese, seguita dalla Puglia (834 infrazioni) e dal Lazio, in crescita al terzo posto con 769 reati accertati

Mare Monstrum: la piaga della pesca illegale

C’è poi il capitolo pesca illegale che rappresenta il 22% delle infrazioni accertate, con in testa la Sicilia, seguita da Campania, Puglia, Liguria, Sardegna.

Anche il 2019 è stato un anno in cui la pesca illegale e “irresponsabilmente legalizzata” ha continuato a farla da padrone nel Mediterraneo. Una piaga che rappresenta il 22% di tutte le infrazioni accertate con oltre 553 tonnellate complessive di pescato sequestrato. E se il Veneto primeggia per pesce, caviale, salmone e tonno, con oltre 140 tonnellate (con Sicilia e Puglia il 70,9% dei sequestri totali) e per datteri, crostacei e molluschi, con quasi 50 tonnellate (sempre con Puglia e Sicilia, il Veneto rappresenta il 74,9% del totale), la Calabria, invece, spicca per sequestri di novellame, con quasi 3 tonnellate (Calabria, Sicilia e Puglia coprono il 79,8% del totale).

Sono stati anche sequestrati oltre 7.500 attrezzi da pesca e quasi 69 chilometri di reti da posta. E pochi i mezzi a disposizione per un’efficace azione di prevenzione e contrasto da parte di Capitanerie di porto, Forze di polizia e Magistratura.

Protesta contro abusivismo

Foto: @legambiente.sicilia/Facebook

“Per qualche mese ci siamo illusi che qualcosa potesse cambiare, che nulla dovesse per forza tornare come prima”, sottolinea Legambiente in una nota. “Abbiamo assistito a come la natura, senza la nostra invadente presenza, in molti casi si sia ripresa i suoi spazi, ci siamo commossi per la spavalda tranquillità degli animali selvaggi, per i torrenti improvvisamente cristallini come non li avevamo mai visti, per le dune che hanno rapidamente riconquistato le spiagge, il mare pulito. Con la pandemia da Covid-19 e il lungo periodo di lockdown abbiamo avuto la chiara dimostrazione di quanto incida negativamente la pressione antropica sull’ecosistema e, ancor più, di quanto sia devastante l’impatto delle attività illecite. In assenza di scarichi industriali, i fiumi si sono rapidamente ripuliti, salvo poi, pochi giorni dopo la ripartenza, tornare a subire l’avvelenamento da parte degli ecocriminali. Insomma, l’illusione, purtroppo, è svanita ben presto”.

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