Il parco fluviale-urbano regala una nuova visione ambientalista alla capitale spagnola e al suo fiume
Il Manzanares corre per poco più di 90 chilometri in direzione sud-est dalla Sierra de Guadarrama per gettarsi nello Jarama, affluente del Tago, dopo aver attraversato la parte occidentale di Madrid. In gran parte canalizzato, il suo nome ha una forte eco storica, artistica e letteraria, con la sua presenza nei dipinti di Francisco Goya e nelle vicende belliche della capitale spagnola, senza dimenticare le rievocazioni delle imprese di Napoleone ne Il cinque maggio di manzoniana memoria.
Il fiume, che racchiude un triste passato d’inquinamento, è stato protagonista di un’ampia rivoluzione ambientalista e di sviluppo economico del territorio. Non senza alcuni ma. Il progetto da 4 miliardi di euro che ha coinvolto il Manzanarre è quello del Madrid Rio, il parco fluviale-urbano dall’architettura futurista che lo costeggia per 10 chilometri, sotto il quale è interrato dal 2008 un gran tratto della famigerata M-30, la tangenziale più trafficata e più intasata di Madrid, che abbraccia per 32 chilometri la zona interna della città, percorsa ogni giorno da un milione e mezzo di automobilisti.
Dopo sei anni di lavori, assegnati a un gruppo di tre studi di architettura, da quasi un decennio grigiore e inquinamento atmosferico, acustico e idrico sono rimpiazzati dal nuovo polmone verde, che include pinete e frutteti, campi sportivi e i tre laghetti balneabili de La Playa, giardini e piste ciclabili, ponti e piazze, vialetti, bar, ristoranti e l’imponente Centro Commerciale Plaza Río 2, strutture culturali e ludiche comprese. Accessibile a tutti, attrezzato per i disabili e dotato di segnaletica tattile e sonora, il Madrid Rio è simbolicamente rappresentato dal Puente Monumental de Arganzuela, avveniristica passerella pedonale a firma del francese Dominique Perrault, a forma di enorme cavatappi, con panchine lungo un percorso di 278 metri sul fiume. Il suo cuore pulsa nel Matadero, l’ex mattatoio comunale diventato una cittadella artistico-culturale con spazi per ospitare un ricco calendario di mostre, festival musicali, opere teatrali e il coworking tra professionisti in una sorta di factory.
Questo è oggi il “buen retiro” per tanti madrileni, ma anche nuova attrazione turistica lontana dal centro che contribuisce a far sbocciare quei quartieri meridionali dagli anni Settanta soffocati dallo smog e relegati all’isolamento urbanistico. Nonostante le sue modeste dimensioni, il Manzanarre è al centro di una rivoluzione ambientale, economica e sociale, che parte dalle sue acque, bonificate per favorire il ripopolamento di fauna e flora autoctona, e si completa nel parco da 120 ettari con 33mila alberi di 47 specie diverse e 500mila arbusti di 38. La trasformazione che parte dai suoi argini investe i quartieri vicini abitati da almeno 700mila residenti che, tra mille contraddizioni, tentano la rivincita.
Non è tutto oro, però, quello che luccica perché la Municipalità ha contratto debiti per 35 anni. Inoltre, le criticità del tessuto urbano nei distretti intorno al Manzanarre non sono state del tutto superate perché permangono ancora molte barriere metaforiche di reddito, disoccupazione e istruzione.