Wise Society : Mano bionica: in Italia il primo trapianto al mondo

Mano bionica: in Italia il primo trapianto al mondo

di Fabio Di Todaro
10 Gennaio 2018

Messo a punto dalla Scuola Superiore Sant'Anna, il dispositivo è stato impiantato su una donna che aveva perso la mano in un incidente

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Almerina Mascarello con la mano bionica, foto: Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa

Una mano bionica per restituire il tatto a chi lo ha perso da tempo, quasi sempre a seguito di un trauma. Una scoperta frutto di un successo tutto italiano: sbocciato tra Pisa (dove è stato sviluppato il dispositivo), Roma (dov’è stato impiantato) e Vicenza (città della prima paziente italiana a riceverlo). La mano, messa alla prova, è risultata perfettamente integrata al sistema nervoso: al punto da poter essere manovrata e da informare il cervello circa tutte le sensazioni provate. «Adesso dobbiamo miniaturizzare l’elettronica, per una maggiore compatibilità con la vita quotidiana», anticipa Silvestro Micera, responsabile del laboratorio di ricerca di ingegneria neurale traslazionale e ordinario di bioingegneria alla Scuola superiore Sant’Anna di Pisa, dove il dispositivo è stato messo a punto. A impiantarlo un’equipe di neurologi e neurochirurghi del policlinico Gemelli di Roma, all’estremità del braccio sinistro di Almerina Mascarello, 55 anni, operata per sostituire l’estremità persa a seguito di un incidente stradale.

COME FUNZIONA LA MANO BIONICA? – La sua storia, nei giorni scorsi, è stata raccontata pure dalla «Bbc». Un’esperienza incredibile, oltre la quale adesso la donna intravede un futuro normale. «Aspetto l’impianto definitivo, previsto per il mese di maggio, dopodiché sarà come avere di nuovo la mia mano», racconta la donna, che in attesa di mettere a punto un dispositivo definitivo ha comunque avuto modo di saggiarne le qualità, durante la fase di sperimentazione. L’arto bionico – già messo alla prova nel 2014 su un paziente danese, ma in quel caso era ancora più ingombrante: fu comunque la prima descrizione di un caso di una persona amputata capace di percepire superfici lisce o rugose in tempo reale, con un dito artificiale connesso a elettrodi inseriti in maniera chirurgica nei nervi del braccio – s’è rivelato in grado di imitare in dimensioni e peso (quasi 600 grammi) la mano naturale e percepire la consistenza, la forma e la durezza degli oggetti manipolati. Ma come funziona il dispositivo? La mano protesica ha dei sensori che rilevano informazioni sulla consistenza di un oggetto. Questi messaggi sono inviati a un computer in uno zaino che converte i segnali in un linguaggio che il cervello è in grado di comprendere. L’informazione viene trasmessa al cervello tramite piccoli elettrodi impiantati nei nervi della parte superiore del braccio. Nei test la donna, che era bendata, è stata in grado di dire se l’oggetto che stava toccando era duro o morbido. «La sensazione è spontanea – ha raccontato la donna alla tv britannica -. Mi sono sentita finalmente in grado di fare cose che prima erano difficili, come vestirti, indossare scarpe, tutte cose banali ma importanti».

VERSO DISPOSITIVI SEMPRE PIÙ PICCOLI – «Stiamo andando sempre più nella direzione dei film di fantascienza, come la mano bionica di Luke Skywalker in Star Wars», spiega Micera, che ha messo a punto il collegamento dell’arto protesico con il sistema nervoso: una protesi completamente controllata e totalmente naturale, identica alla mano umana. «Ci stiamo avvicinando sempre più a una mano naturale – concorda Paolo Maria Rossini, direttore della clinica neurologica del policlinico Gemelli -. Tutto è stato miniaturizzato e studiato in modo tale che il prossimo paziente a completare la parte sperimentale in teoria potrebbe indossare gli elettrodi a vita». Il team responsabile dello sviluppo del progetto comprende ingegneri, neuroscienziati, chirurghi, esperti di elettronica e robotica provenienti daItalia, Svizzera e Germania. In Germania hanno messo a punto gli elettrodi, a Losanna il software, mentre in Italia ci si è occupati dell’impianto sul paziente. La signora Mascarello fa parte di un gruppo di quattro persone trattate, ma è l’unica donna.

Twitter @fabioditodaro

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