Entro il 2023 costruirà otto reattori nucleari in Sudafrica e una centrale in Giordania
Con gli accordi sottoscritti a Vienna durante la 58esima sessione dell’Assemblea Generale dell’Energia Atomica AIEA, Mosca fa un decisivo passo avanti nella corsa all’accaparramento e alla produzione delle risorse energetiche. E lo fa in controtendenza rispetto al resto del mondo – che decide di rivolgersi sempre di più a fonti rinnovabili e pulite – costruendo nuove centrali nucleari in Sudafrica.
Otto reattori da ultimare entro il 2023 in grado di produrre 9,6 gigawatt e il cui costo di realizzazione sfiora i 40 miliardi di euro. «L’accordo ci apre le porte all’accesso della tecnologia russa e ci offre una solida piattaforma per future collaborazioni», ha commentato Tina Joemat-Pettersson, ministra dell’energia del Sudafrica paese che affida quasi totalmente al carbone (solo il 5% dell’energia prodotta nel paese è di origine nucleare e proviene dalla centrale di Koeberg) la produzione dell’energia utile al suo fabbisogno. E che, nonostante la volontà già espressa più volte di concentrarsi su energia idroelettrica e gas, alla fine opta per il nucleare.
L’accordo prevede la formazione di specialisti sudafricani nelle università russe e, secondo il presidente della Rosatom, la società statale russa per il nucleare, Sergei Kiriyenko «Verranno creati migliaia di posti di lavoro e stipulati contratti del valore di 8 miliardi di euro».
Ma la tecnologia nucleare russa andrà anche altrove. Rosatom, infatti, ha annunciato che costruirà una centrale nucleare da 2000 megawatt con due reattori anche a Zarqa in Giordania.
Del resto da sempre Russia fa rima con nucleare. Lo ha ribadito anche Vladimir Putin qualche settimana fa all’apice della crisi ucraina con tono perentorio: “La Russia è una potenza nucleare che è pronta a utilizzare le sue capacità per garantirsi la sicurezza”.