Il tuo cellulare è stato fatto con minerali rari insanguinati: questo messaggio forte, contenuto nel film Blood in the mobile, aveva fatto discutere molto. Ma lo sfruttamento del Coltan, minerale prezioso utilizzato per la produzione di cellulari, computer, missili e fibre ottiche ai danni del sottosuolo e della popolazione della Repubblica Democratica del Congo non è un caso isolato.
Continua a crescere la domanda di materiali rari, che in futuro potrebbero causare guerre più del petrolio. Le nuove tecnologie sono spesso legate all’uso di alcuni materiali critici poiché rari e disponibili solo in alcune limitate zone del pianeta dal Brasile alla Cina passando per il Sud Africa. È il caso dei lantanidi altrimenti conosciuti come metalli di terre rare: cerio, erbio, europio, samario. Il samario, per esempio, è molto usato in lega con il cobalto per fabbricare magneti permamenti mentre l’erbio è usato per attivare le fibre ottiche. I composti dei lantanidi erano già usati per la costruzione di schermi televisivi e gli stessi fosfori usati per fabbricare le lampade fluorescenti ne contengono percentuali in proporzioni variabili. Le principali riserve si trovano in Cina, il cui governo approfittò dell’aumento della domanda dei lantanidi per tassarne l’esportazione favorendo così la produzione interna di lampade lanciate sul mercato a prezzi più competitivi rispetto a quelli occidentali. Questa violazione della libera concorrenza comportò l’apertura di una vertenza, ancora aperta, dell’Unione Europea nei confronti della Cina presso il WTO. La stessa cosa fece il governo cinese con il niobio, materiale strategico per la fabbricazione dei potentissimi magneti necessari per i motori dei veicoli elettrici, i generatori delle turbine eoliche e i motori brushless degli elettrodomestici classe A. Così piccoli magneti che nel 2009 costavano pochi centesimi oggi costano diversi euro.
Insomma le nuove tecnologie rischiano di liberarci dalla schiavitù verso i Paesi produttori di petrolio ma creando nuove dipendenze da altri Paesi extraeuropei spesso politicamente instabili o ostili all’Occidente. Lo sfruttamento del sottosuolo di Paesi poveri ma ricchi di risorse come Ruanda, Sierra Leone e Indonesia è già stato denunciato dall’Unicef e deve far riflettere le imprese in chiave di sviluppo sostenibile non solo per l’ambiente ma anche a livello geo politico.