Si discute in questi giorni alle Nazioni Unite un progetto di legge varato in Bolivia, il primo al mondo, che riconosce alla natura gli stessi diritti civili degli esseri umani. Secondo quanto riporta il quotidiano inglese The Guardian, la Legge della Madre Terra, accettata ormai unanimamente da politici e movimenti popolari in Bolivia, dovrebbe condurre a misure sociali e di conservazione dell’ambiente più radicali, al controllo delle industrie del Paese con relativa riduzione dell’inquinamento. Sono stati proposti 11 nuovi diritti. Tra questi compaiono il diritto alla vita e di esistere; il diritto dei cicli e processi vitali della natura di esistere senza alterazioni da parte dell’uomo; il diritto all’acqua pura e all’aria pulita, il diritto all’equilibrio “naturale”; il diritto della Terra a non essere inquinata e il diritto di non essere sottoposta a modifiche cellulari o alterazioni genetiche. La parte più controversa è quella in cui viene sancito il diritto della natura «a non essere intaccata da grandi infrastrutture e progetti per lo sviluppo che influenzano l’equilibrio degli ecosistemi e delle comunità locali».
«Questa legge fa la storia del mondo. La Terra è la madre di tutti», ha dichiarato il vicepresidente Alvaro García Linera al quotidiano The Guardian. «Si stabilisce un nuovo rapporto tra uomo e natura, la cui armonia deve essere difesa e conservata a garanzia della sua rigenerazione».
Non sorprende che questa iniziativa arrivi porprio dalla Bolivia, dove l’anno scorso, in questi stessi giorni si teneva a Cochabamba la prima Conferenza mondiale dei popoli sui cambiamenti climatici e i diritti della madre Terra (Conferencia mundial de los pueblos sobre el cambio climático y los derechos de la madre Tierra) convocata dal presidente boliviano Evo Morales, durante la quale fu redatto il documento della Dichiarazione Universale dei Diritti della Terra Madre.
La legge, che fa parte di una revisone completa del sistema giuridico boliviano dopo una modifica della costituzione nel 2009, è stata fortemente influenzata dalla visione indigena andina del mondo spirituale, che pone l’ambiente e la divinità della terra conosciuta come la Pachamama al centro di tutta la vita. Gli esseri umani sono considerati uguali a tutti gli altri enti. Ma c’è di più. Secondo quanto riporta il quotidiano inglese, la Bolivia sta lottando per far fronte all’aumento delle temperature, lo scioglimento dei ghiacciai e altri eventi meteorologici estremi come le frequenti alluvioni, siccità, gelate e valanghe di fango. Per i prossimi 100 anni è previsto un aumento di 3,5-4C, con il rischio di trasformare gran parte della Bolivia in un deserto. La maggior parte dei ghiacciai sotto i 5.000 metri sono destinati a sparire completamente entro 20 anni. Gli scienziati dicono che questo porterà a una crisi nella agricoltura e alla carenza d’acqua in città come La Paz e El Alto. Evo Morales, primo presidente indigeno dell’America Latina, è noto in sede ONU per la sua critica tenace nei confronti dei Paesi industrializzati che non tagliano drasticamente le loro emissioni di carbonio.