L'economista americano ha spiegato come il PIL non debba essere l'unico indicatore di crescita e come nel mondo ci sia bisogno di società economiche inclusive, di energia pulita, di agricoltura e città sostenibili
Il suo intervento al Salone del risparmio di Milano (l’edizione 2019 si è conclusa con un affluenza record di oltre 15.000 visitatori) era molto atteso. E Jeffrey Sachs, che è intervento alla conferenza di chiusura dell’evento alla Fiera di Milano, non ha tradito le aspettative dei molti che lo ascoltavano in platea e via streaming. «Mi sono occupato di ambiente per trenta anni e devo dire che la realtà è più drammatica di quanto sembra. Stiamo perdendo tempo a causa del fatto che la politica è peggiorata. E Donald Trump è un sintomo di questa situazione», ha esordito l’economista americano a lungo consulente dell’Onu, che ha spiegato come il mondo si stia arricchendo e crescendo dal punto di vista dello sviluppo economico. «Ma gli indici non sono veritieri soprattutto quello della crescita economica dato che le persone nel mondo sono sempre più stressate e meno felici. Crescono le paure, le preoccupazioni, l’ansia. Prendiamo gli Usa dove nonostante la crescita economica l’aspettativa di vita si sta abbassando. Siamo tutti concentrati sul PIL ma soffriamo di diverse patologie come depressione, obesità (solo in US il 40% della popolazione adulta è obesa, il 70% è obeso o sovrappeso). Qualcosa sul modo di misurare l’economia e sul modo di guidare le nostre società politicamente ed economicamente deve essere sbagliato».
La soluzione per Sachs passa non passa per la politica verso la quale non è stato tenero non risparmiando né Trump, citato e criticato in quattro momenti del suo discorso, ma neanche il premier canadese Justin Trudeau. Ma per lo sviluppo sostenibile, quel concetto adottato per la prima volta 26 anni fa e che prevede un ripensamento del concetto di sviluppo economico. «Siamo al secondo tentativo di riportare la sostenibilità nella realtà 25 anni dopo. Gli stati hanno elaborato i cosiddetti 17 Millenium development goals, gli obiettivi di sviluppo sostenibile. Abbiamo per prima cosa bisogno di società economiche inclusive che offrano accesso universale ai servizi, che si prendano cura della nostra salute e del nostro stile di vita. Abbiamo bisogno di energia pulita (non fossile perché se si commette l’errore di investire nell’energia fossile si distrugge il mondo), di un’agricoltura sostenibile e di una produzione di cibo sostenibile come quella che fanno alcuni marchi del food italiano come Barilla, Illy, Lavazza che proprio perché mettono in gioco la loro reputazione come famiglie si prendono cura dei consumatori, non come le multinazionali possedute dagli edge funds il cui unico interesse sono i soldi. Abbiamo bisogno di città sostenibili e voi italiani ci date l’esempio dato che le vostre città sono lì da 2000 anni. E infine bisogna fare in modo che la rivoluzione digitale lavori per noi e non contro di noi come fa Facebook che minaccia la nostra privacy e ruba i nostri dati». Criteri che Jeffrey Sachs usa per giudicare i governi e per misurare le loro politiche e se i loro provvedimenti sono sostenibili. E non è un caso che per ora gli unici paesi che seguono questi criteri siano i paesi scandinavi che sono anche i più felici.
Ma il direttore dell’Earth Institute della Columbia University, invoca anche un cambio nelle scelte delle imprese produttrici e racconta di una sua checklist personale di domande che dobbiamo porci sulle aziende: «I beni prodotti sono utili per noi o soprattutto per loro? Come è stato prodotto il bene di consumo e quali sono i valori che lo hanno accompagnato durante tutta la catena di produzione? Chi è il proprietario? E’ credibile?». «Perché – conclude – lo sviluppo sostenibile è essenziale, possibile e si può raggiungere. E’ uno sforzo tremendo e tutto quello che siamo in grado di fare lo dobbiamo fare».