Wise Society : Farina di insetti nell’itticoltura: un’arma contro la sovrappesca

Farina di insetti nell’itticoltura: un’arma contro la sovrappesca

di Rosa Oliveri
26 Gennaio 2021

La start-up Ittinsect, con sede in Sicilia, propone di combattere la sovrappesca attraverso la produzione sostenibile di alimenti per l’allevamento di pesci, a partire dalla farina di insetti

“Uccidi solo il pesce che mangi”, recita così lo slogan della start up Ittinsect, che punta alla produzione sostenibile di alimenti per l’allevamento di pesci, a partire da farina di insetti. Un’idea innovativa che si innesta perfettamente nell’ambito del crescente interesse dell’industria alimentare nei confronti degli insetti all’interno dell’alimentazione umana  e come fonte ottimale di nutrienti e di proteine.

Perché sostituire la farina di insetti a quella di pesce?

La Start up, che avrà sede a Catania, ha quindi l’obiettivo primario di eliminare o almeno ridurre drasticamente la pesca del pesce non destinato al consumo umano diretto ma all’allevamento ittico (che oggi corrisponde a circa un quarto del pesce pescato in tutto il mondo ovvero 20 milioni di tonnellate all’anno) e quindi la sostituzione degli attuali mangimi per l’itticoltura (farine e oli di pesce) con prodotti innovativi a base di farina di insetto.

“Se continuiamo a pescare a questo ritmo – spiega Alessandro Romano, project manager di Ittinsect – gli oceani saranno vuoti entro il 2048. Non tutti sanno che gli oceani producono il 50-85% dell’ossigeno totale della Terra. Quindi se l’ecosistema si rompe, non produrranno più ossigeno. In pratica, se non smettiamo di pescare così tanto, presto sarà davvero la fine. Per farsi un’idea in numeri: oggi in un allevamento ittico per produrre un chilo di pesce destinato al consumo umano abbiamo bisogno di sei chili di sardine. Se non è sovrappesca questa… ».

foto ittinsect

Foto: Ittinsect

Com’è nata l’idea di Ittinsect

L’idea ha cominciato a frullare in testa allo startupper e appassionato di mare dopo un viaggio di un mese su un catamarano a vela fino a Corfù insieme ad un amico. Un viaggio che i due hanno affrontato nutrendosi solo di ciò che hanno pescato.

Questa iniziativa li ha messi di fronte alla consapevolezza di come la quantità di pesce vicino alle coste cambi con l’indice di sviluppo di un paese. E così Romano ha cominciato a ragionare sulla questione e a mettere nero su bianco la sua idea. Poi, grazie alla partecipazione a un primo hackathon, ha incontra altri studiosi e appassionati che si sono uniti al team e che, in pochi mesi, hanno messo a punto un progetto innovativo e ambizioso che ha già raccolto l’attenzione di tanti partner scientifici e commerciali.

«Stiamo lavorando senza sosta per creare il cibo alternativo per i pesci d’allevamento – spiegano–. Il nostro progetto  si inserisce nell’14.4 dei Goals di Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, quello che parla proprio di pesca sostenibile: “Regolare efficacemente la raccolta e porre fine alla pesca eccessiva, la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata e le pratiche di pesca distruttive e attuare piani di gestione basati sulla scienza, al fine di ripristinare gli stock ittici nel più breve tempo possibile, almeno a livelli che possono produrre il rendimento massimo sostenibile determinato dalle loro caratteristiche biologiche”».

Ittinsect: farina di insetti

Foto: Ittinsect

Ittinsect è capofila di Eit food per modificare la filiera ittica

Il team che negli ultimi mesi ha fatto incetta di premi in varie competizioni – Recò Festiva, Climathon di Venezia, I giovani costruiscono la Sicilia, start-up weekend Milano  – attualmente sta stringendo rapporti di collaborazione interessanti con vari gruppi di ricerca e sviluppo sia in Italia sia all’estero.

Inoltre, dopo essersi aggiudicato anche il Challenge Lab 2020 di Eit food, dedicata al cibo e alla sostenibilità (e alle innovazioni e alle reti a favore dell’agricoltura circolare e rigenerativa), il programma europeo ha ora invitato il team a far parte, come idea innovativa, della campagna di partnership per l’acquacoltura sostenibile. “Siamo entrati a far parte di un gruppo europeo di progetti che entro marzo creeranno unioni strategiche per portare alla luce il progetto di mangime a zero impatto sugli oceani».

Rosa Oliveri

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