In Italia si fa ancora fatica a spostarsi senza macchina, i mezzi non aiutano e le piste ciclabili sono ancora tutte da inventare...altro che Europa
Guardi Helsinki con i suoi 1.500 chilometri di piste ciclabili e capisci che qualcosa non funziona. Non nella gelida capitale finlandese, ma qui, nella decisamente più calda Milano dove i chilometri di piste ciclabili sono venti volte di meno: solo 73 e mezzo, sparpagliati in tratti di poche centinaia di metri. Con il record di una pista ciclabile che collega corso San Gottardo ai Navigli di soli 75 metri.
Quando si parla di mobilità sostenibile in Italia lo si fa spesso presentando decine di “progetti pilota” che durano lo spazio di qualche mese. Solo iniziative come l’Ecopass e il bike sharing di Milano sono diventate ormai progetti per così dire “istituzionalizzati”, ma con risultati ancora (molto) deludenti nella lotta allo smog. Il resto è un grande mosaico, da Torino a Palermo, passando per Roma, Firenze e Bologna (che restano la metropoli più ciclabili d’Italia), privo di ricette a lungo termine. Eppure i buoni esempi sono sotto gli occhi di tutti. E non serve guardare per forza ai Paesi scandinavi da sempre esempio di politica verde. Nella trendy e caotica Barcellona la giunta catalana ha approvato già nel 2007 un piano per ridurre a fine 2010 polveri sottili e azoto del 30 per cento. Come? Soprattutto riducendo la velocità delle auto sulle strade cittadine e sulle tangenziali dove il limite è stato abbassato a 80 chilometro orari. Secondo gli studi della municipalità catalana, riducendo la velocità media delle auto da 120 a 80 chilometri orari, le emissioni di biossido di azoto si riducono dal 27 al 50 per cento. Per questo Barcellona conta di ridurre entro la fine di quest’anno le emissioni di biossido di azoto del 17 per cento e quelle di Pm10, le famigerate polveri sottili, del 7 per cento. Tornando alle piste ciclabili, il vero tallone d’achille della mobilità delle metropoli italiane, è interessante notare come i 73,5 chilometri milanesi siano davvero un’inezia al confronto dei 400 presenti a Parigi. La capitale francese, con le sue 14 linee di metropolitana che si estendono per 212 chilometri, ha da anni detto “no” alle auto.
In Italia, secondo il Rapporto sulla qualità della mobilità nelle province italiane redatto da Aci ed Eurispes, il 75,6 per cento degli abitanti si sposta ogni giorno con l’auto.
Un dato che sale al 90 per cento se si considera che un altro 15,4 per cento lo fa tre-quattro volte a settimana. Spostamenti brevi, spesso brevissimi, tanto che l’88,2 per cento degli automobilisti italiani non esce dal proprio comune (53,8%) o dalla provincia di residenza ( 34,4%). In Italia il 79,5 per cento degli abitanti non rinuncia all’auto privata. Numeri impressionanti se confrontati con gli altri Paesi dell’area Ue. Colpa dell’esiguità della rete di trasporto pubblico italiana, basti pensare che la metropolitana di Roma non supera i 37 chilometri d’estensione (a Milano sono 74,6), dato inferiore solo a Budapest (35) tra le capitali europee. Secondo i dati Istat, il rapporto tra i chilometri di piste ciclabili ogni 100 chilometri quadrati di superficie, vede Torino in testa con un coefficiente del 91,8 contro il 59,6 di Bologna, il 52,6 di Firenze, il 36,8 di Milano e solo il 9,4 di Roma e lo 0,2 di Catania. Anche a Parigi è attivo un servizio di bike sharing (gestito da una società privata) simile a quello di Milano. All’ombra della torre Eiffel però le stazioni di noleggio sono più di 1.400 contro le 250 previste a regime nel capoluogo lombardo e possono contare su 20.600 bici contro le 5 mila di Milano.
Tanto che a Parigi il servizio funziona 24 ore su 24 (a Milano la notte le stazioni sono chiuse) e ha consentito un risparmio di emissioni di Co2 di 200 grammi per ogni chilometro di copertura del servizio. A Copenaghen i chilometri di piste ciclabili sono 320 ed è stato calcolato che un danese su tre utilizza i mezzi a pedali per andare al lavoro. A Milano il 60 per cento degli automobilisti non percorre più di 6 chilometri al giorno per il tragitto casa-ufficio. Secondo uno studio dell’Istituto superiore di formazione e ricerca per i trasporti (Isfort) commissionato dal Comune di Milano, su una distanza tanto esigua il mezzo di trasporto più conveniente è proprio la bicicletta: basta infatti un quarto d’ora ad andatura tranquilla per coprire la medesima distanza, calcolando anche il tempo per slegare e legare la bicicletta al primo palo disponibile. In vista dell’Expo del 2015 la giunta guidata da Letizia Moratti prevede di innalzare il totale dei chilometri totali di piste a 200 chilometri. Le ricette europee sul fronte della mobilità però non si fermano alle due ruote. A Londra nel 2002 è stata adottata la Mayor’s air quality strategy che ha portato alla chiusura del centro città ai camion e ai furgoni con l’introduzione della Low emission zone nel 2008. Per accedere all’immensa zona a traffico limitato (ztl) di Londra si pagano 200 sterline al giorno per autocarri e pullman e 100 sterline per i furgoni più piccoli. Risultato? Un calo del 26 per cento degli automezzi in circolazione, con tempi di scorrimento migliorati di quasi il 20 per cento, il calo degli incidenti del 13 per cento e l’aumento dell’83 per cento degli spostamenti in bicicletta.
A Stoccolma, eletta la “capitale europea del verde del 2010”, è stata varata l’eliminazione totale dei combustibili fossili (tutti i derivati dal petrolio) entro il 2050. Il Fondo ambientale svedese tra il 2004 e il 2005 ha finanziato 45 progetti per l’ambiente e la mobilità sostenibile con 42 milioni, finanziamenti saliti poi di altri 165 milioni per consentire a tutte le società controllate dall’amministrazione di dotarsi di auto pulite (l’85 per cento alimentate a combustibili da fonti rinnovabili). La flotta dei mezzi pubblici di Stoccolma per il 65 per cento viaggia su rotaia, mentre il resto si muove grazie a etanolo e biogas, tanto che gli spostamenti con i mezzi pubblici sono pari al 64 per cento del totale con picchi del 77 per cento nelle ore di punta. In molte zone residenziali, poi, i limiti di velocità sono stati abbassati a 30 chilometri orari.
A Francoforte, l’amministrazione comunale sostiene da tempo che l’epoca delle grandi strade asfaltate è al capolinea. E in linea con questa tesi ha chiuso per due giorni consecutivi agli automobilisti la principale arteria di ingresso alla città, la Hauptwache, in vista di una chiusura definitiva al traffico. In cambio ai cittadini è stato fornito un sistema via web in tempo reale per segnalare i disservizi del sistema di trasporto pubblico e il rimborso integrale dei biglietti in caso di ritardi superiori ai dieci minuti. In Germania brilla anche Amburgo dove è stata varata la riduzione del 40 per cento degli inquinanti entro il 2020 e dell’80 nel 2050. Anche ad Amburgo, come a Stoccolma, nella metà delle strade urbane il limite di velocità per le auto è stato abbassato a trenta chilometri orari tanto che il 43 per cento degli spostamenti in città è ormai su due ruote o pedonale. Inoltre sono stati creati 400 chilometri di percorsi ciclabili verso le aree verdi intorno alla città.
In Austria, nella cittadina di Graz, il cento per cento dei bus di trasporto pubblico è alimentato a biodiesel. Una risorsa pressoché infinità grazie ad un accordo con 250 ristoranti cittadini per lo smaltimento degli oli di scarto e dei grassi di cottura, trasformabili poi in carburante verde. L’utilizzo della flotta a zero emissioni ha già portato ad un abbattimento degli inquinanti del 71 per cento. Nella provincia di Salisburgo, invece, le due cittadine di Bad Hofgastein (6 mila abitanti) e Werfenweng (650) hanno sperimentato un progetto per il turismo a impatto zero. Durante la villeggiatura i turisti sono incentivati a non utilizzare l’auto privata grazie alla predisposizione di un servizio di collegamento via bus tra il centro della città e la stazione ferroviaria e la possibilità di noleggiare in car sharing vetture elettriche, 50 motorini elettrici e 30 biciclette a pedalata assistita. Il tutto grazie a pacchetti turistici “tutto compreso”, con incluse le tessere per il trasporto pubblico.