Wise Society : L’Italia ha già consumato tutte le risorse naturali per il 2023

L’Italia ha già consumato tutte le risorse naturali per il 2023

di Serena Fogli
15 Maggio 2023

Il nostro Paese è ufficialmente in debito ecologico: abbiamo consumato più risorse di quelle che il territorio è in grado di rigenerare naturalmente

Siamo solo a metà maggio, eppure l’Italia ha già virtualmente consumato tutte le risorse naturali a disposizione per il 2023, andando così in debito ecologico. Il nostro Paese non fa né passi avanti né passi indietro, perché lo scorso anno il Country Overshoot Day era caduto sempre il 15 maggio.

Country Overshoot Day

Immagine Global Footprint Network

Cos’è il Country Overshoot Day?

Il Country Overshoot Day è il giorno dell’anno in cui un paese va in debito ecologico, ovvero ha utilizzato tutte le risorse naturali disponibili per l’anno in corso in reazione alla capacità rigenerativa del territorio stesso. Si tratta quindi di un vero e proprio strumento di contabilità ambientale: ideato dal Global Footprint Network, utilizza i dati relativi alla biocapacità e all’impronta ecologica per determinare quando l’umanità, sia a livello globale che locale, arriva a utilizzare più risorse di quelle che in realtà possiede.

Il 15 maggio è l’overshoot day italiano

Come anticipato, l’Italia non è né peggiorata né migliorata rispetto allo scorso anno. Ma non c’è comunque di che rallegrarsi. Stando ai dati diffusi dal Global Footprint Network, l‘impronta ecologica dell’Italia è di 3,3 ettari globali (gha) per persona, mentre la biocapacità globale media è di 1,6 ettari globale. Di conseguenza, se tutti i paesi del mondo consumassero risorse alla stessa velocità dell’Italia, servirebbero quasi tre Pianeti per soddisfare tutte le richieste.

La situazione, com’è facile immaginare, non è uguale in tutti i Paesi del mondo. Lussemburgo ha esaurito le sue risorse per il 2023 il 14 febbraio, mentre il Qatar il 10. Tra i più virtuosi troviamo invece l’Ecuador, il cui Country Overshoot Day è atteso per il 6 dicembre, e la Giamaica, che consumerà tutte le risorse disponibili per l’anno il 20 dello stesso mese.

Il sistema di calcolo ideato dal Global Footprint Network si basa su dati che comprendono il periodo che va fra il 1961 e il 2018. In linea teorica non tengono conto delle conseguenze derivanti né dalla guerra in Ucraina né dalla pandemia di Coronavirus. Il network ci tiene però a spiegare che gli eventuali buchi relativi alla rendicontazione del debito ecologico vengono riempiti utilizzando dati provenienti da altri database, come quelli del Global Carbon Project e dall’International Energy Agency.

Biocapacità e impronta ecologica, due indicatori preziosi

I principali indicatori attraverso i quali il Global Footprint Network calcola l’Overshoot Day (sia a livello globale che locale) sono la biocapacità e l’impronta ecologica.

La biocapacità è il capitale naturale di un paese, ovvero l’insieme dei servizi ecosistemici che la natura “mette a disposizione” dell’umanità per soddisfare necessità produttive e non. Solitamente vengono raggruppati in quattro grandi categorie: i servizi sistemici di regolazione (dei gas atmosferici, dell’acqua, dell’impollinazione e così via), quelli di approvvigionamento (di cibo, materie prime e così via), i servizi ecosistemici culturali e infine quelli di supporto. Com’è facile immaginare, si tratta di servizi importantissimi, perché influenzano e sostengono la vita sulla Terra. Dall’altro lato troviamo invece il concetto di impronta ecologica, ovvero la quantità di risorse richieste da un territorio a supporto di qualsiasi attività quotidiana.

Per utilizzare un gergo prettamente economico, si tratta del classico gioco fra domanda e offerta: quando l’impronta ecologica supera la biocapacità, si va in debito: e sono ormai decenni che l’estratto conto ecologico dell’Italia è sempre in rosso.

Impronta ecologica

Foto Shutterstock

L’andamento dell’Italia nel corso degli anni

Il debito ecologico dell’Italia è cresciuto esponenzialmente dagli anni 60 a oggi. L’anno peggiore è stato il 2006 quando, a fronte di una biocapacità di un ettaro globale, l’impronta ecologica ha toccato quota 5.8 ettari globali. Negli ultimi anni c’è stato un lieve miglioramento relativo ai consumi procapite, ma non è abbastanza. Cosa fare per invertire la rotta? Sono molti i settori in cui è possibile intervenire per abbassare l’impronta ecologica del nostro Paese:

  • Migliorare la filiera alimentare, evitando gli sprechi
  • Diminuire gli imballaggi e favorire l’abbandono della cultura dell’usa e getta
  • Virare verso un’alimentazione plant based, meno impattante dal punto di vista ambientale
  • Combattere il consumo di suolo
  • Favorire il diritto alla riparazione, così da diminuire la quantità di Raee (rifiuti elettronici) presente nel paese
  • Utilizzare meno acqua, migliorando le infrastrutture ma favorendo anche politiche di risparmio idrico
  • Passare alle energie rinnovabili, meno impattanti dal punto di vista delle emissioni climalteranti in atmosfera.
Impronta ecologica italiana

Grafico Global Footprint Network

Earth Overshoot Day

Accanto dal Country Overshoot Day esiste anche l’Earth Overshoot day, ovvero il giorno in cui la popolazione mondiale arriva a utilizzare tutte le risorse naturali disponibili per l’anno in corso. Negli ultimi anni l’andamento è stato altalenante. E se il 2020 aveva visto una timida inversione di rotta a causa dei lockdown dovuti alla pandemia di Covid-19, a partire dal 2021 si è assistito a una nuova crescita dell’impronta ecologica: nel 2022 il giorno in cui l’umanità è entrata il debito ecologico è stato il 28 luglio. Per i dati relativi al 2023 dovremo aspettare il 5 giugno: sarà proprio in occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente che il Global Footprint Network diffonderà i dati aggiornati.

Serena Fogli

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