Secondo l'annuario dei dati ambientali redatto dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra) a rischio però non sono soltanto le abitazioni, ma pure il patrimonio culturale
Per quanto la qualità delle acque, sotterranee e la balneazione, la situazione è migliore rispetto a quella del passato. Ma a livello europeo, l’Italia continua a essere uno dei Paesi più minacciati dagli eventi di origine naturale: terremoti, eruzioni vulcaniche, dissesto idrogeologico sono sempre sotto la lente di ingrandimento degli esperti, perché abbracciano un territorio densamente popolato e industrializzato e il loro verificarsi comporta conseguenze rilevanti per i cittadini e per l’economia nazionale. È questo lo scenario che emerge dall’annuario dei dati ambientali redatto dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra).
BOCCIATURA PER IL RISCHIO IDROGEOLOGICO – L’Italia, come purtroppo confermato anche dagli eventi degli ultimi mesi, si conferma una terra ad alto rischio sismico. Ma a essere messe a rischio non sono soltanto le aree dell’Italia centrale, colpite negli ultimi mesi. Nel 2015 i terremoti sono stati 1.963, di cui solo due di magnitudo pari a 4,7 e 4,5, con epicentri molto profondi (oltre 200 chilometri). Le zone maggiormente critiche, per la presenza di faglie in grado di produrre rotture o deformazioni significative in superficie o in prossimità di essa, sono la Calabria tirrenica, la Sicilia orientale, la catena appenninica Centro-meridionale e il Friuli Venezia Giulia. A rischio non sono soltanto le abitazioni, ma pure il patrimonio culturale. I beni situati in comuni classificati in zona sismica 1 sono infatti 10.29: pari al 5,4 per cento del totale. E il 28 per cento dei siti Unesco italiani è situato in zone ad alta sismicità. Altro capitolo delicato è quello riguardante le frane. Sono state 12 le vittime di eventi simili nel 2015, ma 271 episodi hanno arrecato danni alle reti stradale e ferroviaria. Delle quasi novecentomila frane censite in Europa, oltre seicentomila interessano proprio il territorio italiano.
CONSUMO DI SUOLO ECCESSIVO E TEMPERATURE TROPPO ELEVATE – Non va meglio – secondo l’Ispra – relativamente al consumo di suolo, che non accenna a diminuire. L’Italia è al primo posto nel Vecchio Continente per perdita di suolo dovuta a erosione idrica, con valori superiori a otto tonnellate annue per ettaro (contro la media europea di 2,5). L’ultima nota dolente riguarda l’aumento di temperatura media. Il 2015 è stato l’anno più caldo dal 1961. L’anomalia della temperatura media (+1,58 °C) è stata superiore a quella globale sulla terraferma (+1,23°C) e rappresenta il ventiquattresimo valore annuale positivo consecutivo.
MIGLIORA LA QUALITA’ DELLE ACQUE – Notizie positive per le acque sotterranee. A novembre 2016, dei 1.053 corpi idrici identificati, il 59 per cento ricade in classe “buono” sia per lo stato chimico sia per lo stato quantitativo. Per quanto riguarda le acque superficiali (7.494 corpi idrici fluviali e 347 corpi idrici lacustri), invece, il 43 per cento dei fiumi ha raggiunto l’obiettivo di qualità per lo stato ecologico e il 75 per cento per lo stato chimico. Per i laghi, l’obiettivo di qualità è stato raggiunto dal 21 per cento dei corpi per lo stato ecologico e dal 47 per cento per lo stato chimico. Pollice in su per lo stato qualitativo delle acque costiere di balneazione italiane, che rappresentano il 33 per cento di quelle monitorate in Europa: il 90 per cento di esse risulta essere di eccellente e il 4,8 per cento di buona qualità. Gli ambienti marini sono, tuttavia, vittime, come gli ambienti terrestri, dell’assalto di specie alloctone invasive.
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