Wise Society : L’inceneritore di rifiuti inquina? Valori e impatto ambientale

L’inceneritore di rifiuti inquina? Valori e impatto ambientale

di Lucia Fino
27 Marzo 2025

A quanto ammonta l'inquinamento prodotto da un inceneritore di rifiuti? Andiamo a scoprire l'impatto ambientale di questa tecnologia usata ovunque nel mondo

Gli inceneritori di rifiuti, spesso presentati come soluzione tecnologica per il problema dello smaltimento, dividono da sempre opinione pubblica ed esperti. Ma quanto inquinano davvero e qual è il loro reale impatto ambientale? E soprattutto, le sostanze tossiche che generano (in particolare la famigerata diossina) sono ancora una minaccia oppure la tecnologia ha fatto passi avanti tali da ridurre effettivamente il pericolo delle emissioni degli inceneritori per persone ed ecosistema ambientale? Approfondiamo l’argomento relativo all’inquinamento generato da un inceneritore di rifiuti con dati attuali, scoprendo anche quali soluzioni alternative potrebbero garantire un futuro sempre più green e sostenibile anche dal punto di vista dello smaltimento di rifiuti.

inquinamento inceneritore di rifiuti

Foto Shutterstock

L’inquinamento dell’inceneritore dei rifiuti è un problema complesso

Gli inceneritori – chiamati anche termovalorizzatori quando oltre a eliminare i rifiuti, producono energia – bruciano rifiuti per ridurne il volume e recuperare calore o elettricità. Ma durante la combustione, inevitabilmente, si liberano nell’atmosfera sostanze inquinanti. Tra le principali ci sono:

  • Particolato fine (PM2.5 e PM10): minuscole particelle che si disperdono nell’aria e possono penetrare profondamente nei polmoni, causando problemi respiratori e cardiovascolari.
  • Ossidi di azoto (NOx): gas che contribuiscono alla formazione dello smog fotochimico e, quando combinati con l’acqua, alle piogge acide.
  • Diossine e furani: composti organici clorurati, tra i più tossici conosciuti, che si accumulano negli organismi viventi e persistono nell’ambiente per decenni.
  • Metalli pesanti: come mercurio, cadmio e piombo: possono contaminare il suolo, le acque e di conseguenza la catena alimentare, rappresentando un rischio per la salute.

Gli inceneritori moderni sono dotati di sofisticati sistemi di abbattimento delle emissioni, ma l’inquinamento non può essere eliminato del tutto. E se il particolato visibile è oggi quasi inesistente grazie a filtri avanzati, le polveri ultrafini (nanoparticelle) rimangono un problema aperto.

Inceneritori e inquinamento da diossina

La parola “diossina” già da sola evoca scenari (e ricordi per chi è over 40) preoccupanti: accumulo nell’ambiente, rischi per la salute umana, incidenza di tumori. E in effetti, negli anni ’80 e ’90, gli inceneritori erano tra le principali fonti di queste sostanze.
Ma cosa è cambiato da allora? Oggi, grazie a normative severe e a tecnologie di depurazione dei fumi, le emissioni di diossina dagli inceneritori sono diminuite drasticamente.

Il rapporto ISPRA sulle emissioni in aria 2021 rileva come nel trentennio 1990-2019 a fronte di un incremento del quantitativo di rifiuti inceneriti (da circa 1,8 milioni di tonnellate del 1990 a circa 6 milioni del 2021) si è avuto un forte calo del totale delle emissioni del settore incenerimento. Le diossine sono praticamente “scomparse” e così i metalli pesanti. E se in alcuni casi le emissioni totali sono rimaste quasi invariate, visto il forte incremento dei quantitativi di rifiuti inceneriti, c’è stato comunque un forte calo delle emissioni per la singola tonnellata incenerita.

Per esempio, la legislazione europea impone un limite massimo di 0,1 ng/Nm³ (nanogrammi per metro cubo) di diossine nei fumi, un livello estremamente basso. Sistemi come i filtri a manica, gli scrubber e i processi catalitici selettivi (SCR) sono ormai standard negli impianti di ultima generazione. Tuttavia, le diossine derivanti dalla combustione degli inceneritori rimangono una questione aperta. Le diossine si formano a temperature intermedie (tra 400°C e 700°C) quando i rifiuti contenenti cloro vengono bruciati. E anche se le concentrazioni sono oggi inferiori rispetto al passato, rimane aperto il dibattito sulla loro sicurezza e impatto nel lungo termine su organismi viventi e ambiente.

Rifiuti in un inceneritore

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Quanto inquina un inceneritore di rifiuti

Ma a quanto ammonta l’inquinamento prodotto da un inceneritore di rifiuti?Rispondere non è semplice. L’impatto ambientale di un inceneritore varia in base a molteplici fattori.

Molto dipende dalla qualità dei rifiuti bruciati: i rifiuti correttamente differenziati e privi di materiali pericolosi generano meno emissioni inquinanti. In questo una buona raccolta differenziata riveste molto valore. Conta anche l’efficienza tecnologica dell’impianto: gli inceneritori più moderni producono emissioni significativamente inferiori rispetto a quelli di vecchio tipo, ormai obsoleti. Infine c’è l’aspetto legato direttamente allo smaltimento degli scarti della combustione degli inceneritori di rifiuti, ovvero la gestione delle ceneri. Sia le ceneri pesanti (cosiddetto “bottom ash”) che quelle leggere (le cosiddette “fly ash”) contengono metalli pesanti e sostanze tossiche che devono essere smaltite con attenzione per evitare contaminazioni (sono classificate come rifiuti pericolosi). Solo in parte le ceneri vengono recuperate per esempio come componenti di materiali per l’edilizia.

Un inceneritore europeo moderno emette circa 10-20 mg/Nm³ di NOx e meno di 5 mg/Nm³ di particolato: non si tratta quindi di una quantità particolarmente rilevante. Ma anche a questi livelli, le emissioni di un inceneritore possono influenzare negativamente la qualità dell’aria nelle zone circostanti: un effetto potenzialmente pericoloso soprattutto quando l’impianto si trova in aree densamente popolate.

Le tecnologie degli inceneritori moderni

È vero però che le tecnologie moderne hanno migliorato molto il loro profilo ambientale. Gli inceneritori di ultima generazione, come quello di Torino, utilizzano filtri avanzati e sistemi di monitoraggio costante per ridurre le emissioni nocive. Studi di biomonitoraggio hanno persino dimostrato che i livelli di diossine rilevati nei residenti delle aree circostanti erano pari a quelli di persone che vivono lontano dagli impianti. È chiaro che il dibattito scientifico non è affatto chiuso. Da una parte ci sono studi che minimizzano i rischi, come quello dell’Agenzia di Protezione della Salute del Regno Unito, che ha dichiarato che gli inceneritori moderni hanno un impatto “probabilmente molto piccolo e non rilevabile” sulla salute pubblica. Dall’altra, ci sono ricerche che indicano un aumento di malattie croniche tra le popolazioni residenti vicino a questi impianti.

Illustrazione su inceneritore di rifiuti

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Oltre l’inquinamento: l’impatto di un inceneritore di rifiuti

Oltre all’inquinamento atmosferico, esistono altre criticità ambientali legate agli inceneritori che aumentano l’impatto ambientale degli inceneritori. Fra le principali una è lo spreco di risorse: la combustione dei rifiuti non differenziati significa perdere materiali che potrebbero essere riciclati, come metalli e plastica. Ci sono poi le emissioni indirette: il trasporto dei rifiuti verso l’impianto genera ulteriori emissioni di CO₂ e particolato e in questo senso va contro gli obiettivi dell’Agenda 2030 e in generale contro l’impegno a ridurre il trasporto su ruota e il suo impatto negativo sull’ambiente. Infine, rimane il nodo comunque irrisolto della produzione di scorie: il 20-30% del peso iniziale dei rifiuti si trasforma in ceneri, che devono essere smaltite come rifiuti speciali. Gli inceneritori, quindi, non sono una soluzione a impatto zero. Rappresentano piuttosto una scelta intermedia tra il riciclo e la discarica, con pro e contro che vanno valutati caso per caso.

Inceneritori e salute

Ma chi abita vicino a un inceneritore può avere conseguenze sulla salute? Gli esperti sono divisi, con ricerche che, almeno in parte, hanno risultati contrastanti. Secondo una rassegna condotta dall’Istituto Superiore di Sanità, l’esposizione prolungata alle emissioni degli inceneritori come diossine ma anche furani, metalli pesanti come cadmio e arsenico, e il particolato fine, il famigerato PM2.5, così piccolo da insinuarsi nei polmoni e persino nel sangue, può contribuire a malattie respiratorie, cardiovascolari e, in alcuni casi, a un aumento del rischio di tumori.

Uno studio di Zero Waste Europe ha rilevato livelli preoccupanti di contaminazione da idrocarburi policiclici aromatici – sostanze potenzialmente cancerogene – nei terreni intorno a inceneritori in diverse parti d’Europa, dalla Spagna alla Repubblica Ceca.

Probabilmente un’attenzione maggiore va rivolta alla fascia di popolazione vulnerabile, per età e condizioni fisiche, e dunque più esposta a questo tipo di malattie. I più sensibili alle emissioni degli inceneritori sono i bambini sotto l’anno di età e gli anziani. E allora, come orientarsi? Forse la vera domanda non è solo quanto inquinano gli inceneritori, ma se possiamo permetterci di continuare a vederli come soluzione unica per il problema dei rifiuti. Perché se è vero che bruciare i rifiuti riduce il volume delle discariche (che in Italia sono in grande sofferenza) e serve a produrre energia come nel caso dei termovalorizzatori in Italia, è altrettanto vero che non elimina la necessità di affrontare il problema a monte: produrre meno rifiuti.

Inceneritori e transizione ecologica: un compromesso?

Nell’ottica di una gestione sostenibile dei rifiuti, il futuro sembra orientarsi verso il cosiddetto modello delle “4R”: Riduzione, Riutilizzo, Riciclo e Recupero. Gli inceneritori rientrano nell’ultima categoria, quella del recupero energetico, ma non sempre sono compatibili con una vera economia circolare. L’alternativa? Puntare su sistemi di raccolta differenziata più efficienti, sull’adozione di impianti per il trattamento meccanico-biologico dei rifiuti e sulla riduzione a monte degli scarti, soprattutto di quelli non riciclabili. Ogni tonnellata di rifiuti che non finisce nell’’inceneritore è un passo verso un modello di sviluppo più rispettoso dell’ambiente.

In sintesi, siamo di fronte a una tecnologia sicuramente complessa, capace di ridurre i volumi dei rifiuti e, come termovalorizzatori anche di generare energia: tuttavia l’inquinamento prodotto dagli inceneritori e la quantità di scarti anche tossici prodotta ci mostra come un impatto ambientale sia comunque presente. Certo, grazie a progresso e innovazione le emissioni di inquinanti sono oggi molto più contenute rispetto al passato, ma permangono interrogativi sulla loro sostenibilità a lungo termine. Se il futuro della gestione dei rifiuti sarà più sostenibile, non potrà che passare dalla riduzione della produzione stessa di rifiuti e da un uso sempre maggiore delle risorse secondo i principi della già citata economia circolare.

Lucia Fino

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