Per fare correttamente la raccolta differenziata, vediamo nel dettaglio cosa si butta e cosa non si butta nel bidone del secco, vale a dire quello dei rifiuti non riciclabili
La raccolta differenziata è ormai la regola in tutt’Italia, seppure con percentuali che variano a seconda del territorio: si va dall’88,7% della provincia di Treviso al 39% di quella di Crotone, attestandosi su una media nazionale del 65,2% (i dati sono dell’Istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale, Ispra). Anche chi è mosso dalla buona volontà, però, rischia di incorrere in errori. Pensiamo per esempio alla raccolta indifferenziata, quella del rifiuto secco: cosa deve andare in questo bidone e cosa no? In questa guida scopriremo cosa si butta nell’indifferenziata, ovvero quella che accoglie i rifiuti non riciclabili.

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Cosa si butta nell’indifferenziata
Il significato di indifferenziata si intuisce dal termine: sono tutti quei rifiuti che non possono essere destinati al riciclo, al compostaggio o alla gestione speciale. In parole più semplici, i rifiuti indifferenziati sono quelli che non possono essere conferiti nei bidoni di carta, umido, alluminio, plastica o vetro. Ma dunque, in pratica, cosa va nel secco? Qui seguito trovi l’elenco completo dei rifiuti non riciclabili che vanno nell’indifferenziato.
- pannolini o assorbenti non biodegradabili;
- oggetti in plastica dura, come giocattoli rotti o penne esaurite (la raccolta della plastica, infatti, è dedicata agli imballaggi);
- sacchetti e vaschette con residui che non è possibile ripulire;
- gli scontrini fiscali, perché sono fatti di carta termica non riciclabile;
- carta plastificata o certa, come la carta forno usata (tranne nei casi in cui sia compostabile);
- scarti di materiali compositi che non è possibile separare;
- mozziconi di sigarette spenti;
- spugne sintetiche o abrasive;
- salviette umidificate;
- specchi e cristalli rotti;
- frammenti di piatti, tazze e altri oggetti di ceramica rotti;
- pezzi di piccoli oggetti in legno.
Cosa non si butta nel secco
Ci sono poi alcuni rifiuti indifferenziati che non è possibile smaltire in casa, perché vanno portati nelle isole ecologiche. Stiamo parlando di:
- abiti, lenzuola, strofinacci o scarpe dismesse: vanno portati nelle isole ecologiche che li accettano o, se in buone condizioni, negli appositi bidoni gialli;
- arredi, sedie e grandi elettrodomestici: bisogna prenotare il ritiro degli ingombranti a domicilio;
- lampadine, caricabatterie, cavi, smartphone e altri dispositivi elettronici guasti: vanno conferiti nella raccolta dei rifiuti elettrici ed elettronici (RAEE);
- olio esausto da frittura, scatolette di tonno o altre conserve: vanno portati negli appositi punti di raccolta per gli oli esausti.

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Cosa si ottiene dal riciclo del secco
Ma che fine fanno i rifiuti non riciclabili? Dopo aver capito quali sono i rifiuti indifferenziati, possiamo fare un passo in più e seguire il viaggio dei rifiuti generici dal momento in cui il furgoncino della nettezza urbana passa a ritirare i rifiuti porta a porta.
Sappiamo cosa si ottiene dal riciclo della plastica, vale a dire nuova plastica con cui produrre complementi d’arredo, oggetti di uso comune, fibre tessili sintetiche, panchine e altri arredi urbani, pannelli, imballaggi e componenti per varie industrie.
Sappiamo che il riciclo dell’alluminio permette di ottenere nuovo alluminio senza alcuna perdita di materiale e di qualità, ma con un consumo di energia e un volume di emissioni significativamente inferiori rispetto alla produzione di alluminio vergine.
Viene dunque spontaneo chiedersi cosa si ottiene dal riciclo del secco: la realtà è che la spazzatura indifferenziata non si può riciclare ma, a seconda della tipologia di impianti presenti sul territorio, può essere destinata alla discarica o al termovalorizzatore. Nel primo caso, non è possibile riutilizzarli in alcun modo. Nel secondo, invece, la combustione genera calore che può essere trasformato in energia con cui alimentare le reti elettriche o il teleriscaldamento.
Valentina Neri