A quasi ottant'anni dalla scomparsa, la ricostruzione della sua vita cerca di fare chiarezza sul grande scienziato siciliano
Chi avrebbe mai detto che potrebbe celarsi l’ambiguo rapporto con Enrico Fermi dietro la fine – mai definita – compiuta dallo scienziato catanese Ettore Majorana? Nessuna certezza, ma la visione di «Nessuno mi troverà – Majorana memorandum», in uscita nelle sale il 15 aprile (regia di Egidio Eronico), lancia più di qualche sospetto sulla condotta del Premio Nobel per la fisica, nel complesso tentativo di fare luce su uno dei casi di cronaca, scienza e cultura più discussi e misteriosi della storia italiana.
CHI È STATO ETTORE MAJORANA? – Secondo Fermi, suo relatore di tesi, «Majorana era un genio della statura di Galileo Galilei e di Isaac Newton». Eppure il ruolo avuto dall’illustre nella misteriosa scomparsa del giovane fisico – nato a Catania nel 1906 e sparito da Napoli nel 1938 – rimane ancora controverso. Prima suo nume tutelare, alla guida del gruppo dei ragazzi di via Panisperna, Fermi avrebbe contribuito al crollo psicologico di cui fu vittima Majorana, al ritorno da un periodo di studi a Lipsia. Il film – distribuito da Istituto Luce-Cinecittà, in collaborazione con il Centro Nazionale delle Ricerche – mette assieme documenti, immagini di archivio, animazioni, interviste e ipotesi investigative. Profondo il lavoro di ricerca condotto da Francesco Guerra (già ordinario di fisica teorica alla Sapienza di Roma) e Nadia Robotti (docente di fisica all’Università di Genova). Majorana era figlio (penultimo di cinque) di una famiglia altolocata e con la passione per le scienze nel Dna. Suo padre (Fabio) era laureato in ingegneria a 19 anni. Ettore, invece, a cinque svolgeva calcoli complessi e a dieci lo ricordano col capo chino sui testi di fisica. Alla maturità classica, seguì l’iscrizione alla facoltà di ingegneria. Al quarto anno il cambio di rotta verso gli studi in fisica, a seguito di un incontro con Enrico Fermi. La laurea giunse a pieni voti, come le prime rilevanti scoperte scientifiche.
LA PARENTESI FELICE IN GERMANIA – Amante della fisica teorica, Majorana ha visto rivalutare il peso delle sue scoperte negli ultimi anni. Stando ai documenti portati alla luce nella ricostruzione cinematografica, i primi a metterlo in difficoltà sarebbero stati proprio i colleghi di via Panisperna, dove aveva sede l’Istituto Regio di Fisica (poi divenuto dipartimento dell’Università Sapienza): Edoardo Amaldi, Emilio Segrè, Franco Rasetti, Giovannino Gentile. Il gruppo lavorava alla scoperta dell’infinitamente piccolo: la composizione e le proprietà degli atomi. Sempre interessato a cosa accadeva nel panorama internazionale, il giovane Ettore preferiva confrontarsi a distanza con Paul Dirac, Nobel per la Fisica nel 1933. E, nello stesso anno, decise di partire per Lipsia. Li gli bastò poco per far apprezzarsi, se nei mesi successivi i giornali celebrarono la correzione della teoria del nucleo (basata sull’interazione tra protoni e neutroni) formulata da Heisenberg: da quel momento etichettata come la teoria di Heisenberg-Majorana.
MAJORANA AVEVA GIÀ PREVISTO LA BOMBA ATOMICA? – Tornato in Italia, all’apice del suo prestigio scientifico, Majorana chiuse ogni rapporto con via Panisperna e decise di concorrere per una cattedra di fisica teorica a Palermo. Ma – ecco un altro sospetto che emerge dal film – Fermi lo «dirottò» a Napoli: bisognava evitare che la sua presenza scompaginasse le previsioni che vedevano tra i favoriti Gentile junior, figlio del filosofo ed ex ministro dell’Istruzione durante il governo Mussolini. Nel capoluogo partenopeo Majorana tenne 25 lezioni, prima di scomparire per sempre. Qualcuno sospetta che lo scienziato abbia deciso di uscire di scena, dopo aver scoperto che gli studi sul neutrino avrebbero contribuito alla costruzione della più violenta arma di sterminio di massa: la bomba atomica. Una storia inafferrabile, un ‘esperienza senza fine: il caso Majorana è tutt’altro che concluso.
Twitter @fabioditodaro