Secondo il rapporto dell'Ipcc, premio Nobel per la Pace 2007, occorre adattarsi alle conseguenze del global warming, ma i Governi devono agire per un'inversione di rotta per mitigare i rischi
Il clima è “malato” e con gli effetti di questa malattia i continenti e gli oceani stanno già facendo i conti da qualche tempo. Non fa sconti il rapporto “Climate Change 2014: Impact, Adaptation and Vulnerability” redatto dall’Intergovernmental panel on climate change, quell’Ipcc già insignito del Nobel per la Pace nel 2007 e presentato a Yokohama dal gruppo di lavoro dell’Onu che studia i cambiamenti climatici e i rischi relativi.
Stavolta, però, l’appello dell’Ipcc è più forte perché gli effetti dei cambiamenti climatici derivanti dall’aumento del riscaldamento globale non sono più soltanto ipotesi. A testimoniare la gravità di quanto affermato dall’Ipcc ci sono gli uragani come Sandy che ha colpito New York nel 2012, gli incendi del 2010 in Russia, le inondazioni in Australia e Nuova Zelanda e lo scioglimento dei ghiacci artici. Nello scenario disegnato dall’Ipcc per il prossimo futuro c’è la siccità che potrebbe colpire un miliardo di persone, la fame alimentata dal calo della produzione mondiale di mais, riso e grano, l’innalzamento del livello del mare che farebbero scomparire città costiere densamente abitate. In Europa, per esempio, le alluvioni potrebbero provocare danni per miliardi di euro all’anno.
Sono stati oltre 1700 gli esperti di ogni parte del mondo che hanno contribuito alla realizzazione del Rapporto che, entro ottobre 2014, sarà integrato in un documento di sintesi con i rapporti degli altri due gruppi di lavoro (il primo presentato a settembre 2013 e il secondo che sarà pronto entro aprile 2014) in modo da dare ai Governi un quadro completo dei cambiamenti climatici e degli impatti in ambito ambientale, politico e socio-economico insieme a proposte operative per l’inversione di rotta.
«Capire che il cambiamento climatico è una sfida apre una vasta gamma di opportunità per integrare l’adattamento con iniziative volte a dare un limite al riscaldamento futuro – ha spiegato Chris Field, uno dei presidenti del gruppo che ha redatto il “Climate Change 2014: Impact, Adaptation and Vulnerability” – Ci sono opportunità per dare risposte adeguate ai cambiamenti, i rischi saranno difficili da gestire con gli alti livelli di riscaldamento globale che derivano dalla continua crescita delle emissioni di gas a effetto serra, ma i Governi devono investire per proteggersi dai rischi».