Impegno culturale, denuncia dei disastri ecologici e costruzione di una rete di speranza le azioni che suggerisce la Commissione Episcopale per i problemi sociali
Anche Papa Francesco, sin dal suo insediamento, ci aveva messo in guardia sull’Educazione della custodia del creato. Lo aveva fatto nell’omelia del 19 marzo 2013 nella quale, rivolgendosi al mondo, aveva dichiarato: «La vocazione del custodire non riguarda solamente noi cristiani perché ha una dimensione che precede e che è semplicemente umana, riguarda tutti. E’ l’avere rispetto per ogni creatura di Dio e per l’ambiente in cui viviamo».
Parole importanti che risuonano forti oggi, nona giornata mondiale del creato promossa dalla Commissione Episcopale per i problemi sociali e il lavoro per la giustizia e la pace che evidenzia alcune aree critiche dove il degrado è particolarmente evidente. In primo luogo l’inquinamento causato anche dalla bramosia del profitto del quale non ci accorgiamo subito ma che giustifichiamo e mistifichiamo dato che la consapevolezza davanti a questi comportamenti richiede tempi lunghi. E poi la mancanza di una vera e propria cultura preventiva davanti ad eventi metereologici estremi e la mancanza di consapevolezza da parte della comunità civile nazionale circa le vere cause che li determinano.
In vista del convegno ecclesiale nazionale di Firenze del 2015, la Commissione Episcopale suggerisce alcuni impegni conseguenti:
– La priorità dell’impegno culturale dato che tutti siamo chiamati alla custodia della terra e che deve partire dalle scuole accrescendo la coscienza ecologica tra i giovani. Ma anche una capacità critica per cogliere le ingiustizie presenti in un modello di sviluppo economico che non rispetta la terra e che deve essere in grado di generare lavoro senza violarla.
– La denuncia davanti ai disastri ecologici delle violazioni dell’armonia del creato della quale si fanno carico persone che per il loro impegno di sentinelle del territorio spesso pagano di persona. Ma anche una maggiore attenzione degli individui nelle piccole azioni quotidiane, a volte poco rispettose delle regole ecologiche.
– La rete di speranza di cui tutti noi siamo parte e alla quale siamo chiamati per collaborare con le istituzioni e per rinnovare l’etica civile: attori e non spettatori in grado di accrescere una cultura ecologica preventiva.