Il caso di successo di Prato allo Stelvio (Bz), dove le rinnovabili servono il 90% delle utenze comunali e i cittadini hanno la bolletta più leggera del 40%, dimostra che è possibile
A che serve produrre energia pulita se non si può programmare e se parte di essa è destinata a disperdersi? La tecnologia è già in grado di dare una risposta con le “smart grid”, le reti intelligenti pensate per ottimizzare i consumi elettrici, e regolare meglio le forniture valorizzando le produzioni locali di energia. Non a caso questa viene definita la soluzione del futuro nel campo delle energie rinnovabili, un settore che nel nostro Paese sta finalmente conoscendo lo sviluppo che merita. Anche se attualmente, per quanto riguarda la ricerca destinata a incentivare la realizzazione delle smart grid, il livello più avanzato lo si trova in Germania, da cui saremo costretti a importare tecnologia.
«La gestione della rete e degli accumuli è una materia complessa di cui ci si sta occupando da qualche tempo – spiega Francesco Dugoni, direttore di Agire, Agenzia per la gestione intelligente delle risorse energetiche – Per il momento possiamo solo parlare di interventi sperimentali che puntano in ogni caso a un unico obiettivo: ridurre le eventuali perdite di energia prodotta da impianti di biogas, fotovoltaici, ed eolici, aumentandone parallelamente l’efficienza. In buona sostanza, grazie allo sviluppo delle smart grid sarà possibile ottimizzare i consumi evitando dispersioni o incapacità a soddisfare la domanda in particolari momenti dell’anno».
Valorizzare, accumulare, programmare. Tre verbi che si traducono in un progetto ambizioso dove, come spiega ancora Dugoni “occorre imparare a modulare l’energia prodotta dalle risorse del territorio sapendo che quella ottenuta da impianti fotovoltaici, ad esempio, non è programmabile come quella invece prodotta da impianti di biogas. Da qui allora l’esigenza di accumulare e stoccare per poi distribuire nel modo più efficiente possibile”. In che modo? Spostando l’attenzione dalle grandi centrali elettriche a un sistema di produzione locale di energia gestito da multiutility o società preposte che smistano e stoccano l’energia richiesta dal territorio dove viene prodotta.
Un esempio virtuoso in questo senso è rappresentato da Prato allo Stelvio, un piccolo comune in provincia di Bolzano che conta circa 3500 abitanti: qui l’energia elettrica e termica ottenuta da fonti rinnovabili è gestita da una cooperativa di servizi che, oltre a fornire energia a più del 90% delle utenze comunali, immette in rete quella prodotta in eccesso. Risultato: i cittadini hanno la bolletta più leggera del 40%. Questa cooperativa conta circa un migliaio di iscritti tra la popolazione del paese e mostra una via da seguire.
La situazione in Italia è in evoluzione e non mancano le prospettive di sviluppo. Agire ha partecipato di recente al progetto Alpenergy per l’interconnessione locale dell’energia, progetto che ha coinvolto i paesi a ridosso dell’arco alpino. «Da poche settimane – spiega Dugoni – siamo partiti con un ulteriore progetto che durerà due anni e mezzo, dedicato allo stoccaggio. E a mio avviso è racchiuso qui il segreto, se così vogliamo chiamarlo, dello sviluppo delle smart grid». Di tutto questo si parlerà alla terza edizione di BioEnergy Italy (a Cremona Fiere dal 28 febbraio al 2 marzo 2013) la fiera dedicata alle novità e ai progetti più innovativi nel campo delle energie rinnovabili. Il programma completo è disponibile sito web www.bioenergyitaly.com