Wise Society : Finning: il crudele spinnamento degli squali che mette in ginocchio gli oceani

Finning: il crudele spinnamento degli squali che mette in ginocchio gli oceani

di Serena Fogli
1 Febbraio 2022

Le 1.202.121  firme raccolte con la petizione Stop Finning EU corrono verso la Commissione Europea con l’intento di chiedere un aggiornamento della legge che regola il business delle pinne di squalo in Europa.  Si stima che ogni anno, per far fronte a un mercato in costante crescita, vengano uccisi più di un milione di squali solo per le loro pinne, considerate simbolo di ricchezza e opulenza quando portate in tavola. Con Stop Finning EU si chiede la fine dell’importazione, dell’esportazione e del transito di squali e razze sulle navi europee.

Finning: pinne di squalo

Foto Shutterstock

Cos’è il finning

Il termine inglese finnig si traduce con spinnamento. La pratica consiste nella rimozione delle pinne degli squali che, non di rado, vengono poi ributtati in acqua ancora vivi, facendoli così andare incontro a una sofferenza atroce. Privi di pinne e incapaci di nuotare, gli squali sprofondano lentamente verso i fondali di mari e oceani, morendo di asfissia o mangiati da altri predatori. Gli squali vengono spinnati perché generalmente la carne di squalo è considerata uno scarto e il valore economico delle pinne supera di gran lunga quello della carne. Le pinne sono poi utilizzate per la preparazione della zuppa di pinne di squalo o come ingrediente per medicinali tradizionali cinesi.

Attorno al finning ruotano oggi cifre da capogiro: nel 2015 la ricerca “State of the global market for shark product” della FAO valutava il commercio mondiale di pinne in 377,9 milioni di dollari, con un incremento nei volumi del prodotto del 42% rispetto al 2000. Parte di questo commercio oggi tocca anche l’Europa (Mediterraneo compreso), dove transitano squali per un valore di circa 52 milioni di euro. Ma questa è solo una piccola parte del vasto sottobosco che circonda la pesca degli squali per il commercio delle loro pinne.

A dare il metro della situazione è il IUCN SSC Shark Specialist Group (SSG), istituito nel 1991 in risposta alla crescente preoccupazione relativa al grave impatto della pesca sulle popolazioni marine di squali e razze. Secondo l’SSG, infatti, il commercio di carne e pinne di squalo supera di gran lunga i dati ufficiali perché le stime trascurano in gran parte la pesca di razze, senza contare che molte delle specie catturate non entrano neanche nel commercio globale e legale, come viene ampiamente illustrato nel documentario Seaspiracy.

Finning: pinne di squalo essiccate

Pinne di squalo essiccate – Foto Shutterstock

La situazione in Italia

La nostra cultura gastronomica a prima vista sembra essere lontana anni luce dal consumo di carne di squalo, ma in realtà non è così. Una report WWF su squali e razze del 2021 riporta che nel decennio 2009-2019 l’Italia è risultata prima nella lista globale degli importatori di carne di squalo in termini di valore dei prodotti importanti e il terzo in termini di volume. In Italia, insomma, si consumano ben 10mila tonnellate di carne di squalo e razza all’anno.

L’impatto del finning sulla popolazione di squali

Una recente ricerca pubblicata su Nature afferma che dal 1970 a oggi la popolazione di squali negli oceani è diminuita del 71% proprio a causa della pesca intensiva e della sovrappesca. Siamo di fronte a un estremo impoverimento della fauna, tanto che tre quarti delle specie di squali che rendono stabile l’ecosistema marino sono oggi a rischio estinzione: l’intera catena alimentare è in pericolo. Anche il Mediterraneo è a rischio, dove la popolazione di squali è diminuita del 54%.

Lo squalo è fondamentale per l’ecosistema marino

L’estinzione degli squali provocherebbe un’ecatombe: questi animali, essendo in cima alla catena alimentare, sono dei veri e propri regolatori della vita stessa all’interno dei mari e degli oceani. La diminuzione degli squali porta infatti a un aumento dei pesci più piccoli che, avendo pochi predatori sopra di loro, riescono a riprodursi e prosperare in modo più efficiente. L’aumento dei pesci più piccoli, a sua volta, porta alla diminuzione delle loro prede, come i molluschi, veri e propri spazzini del mare e delle impurità contenute nell’acqua. L’ecosistema, insomma, può collassare su se stesso mettendo a repentaglio la vita stessa sulla Terra.

Oggi, nei mari d’Europa, ad essere a rischio sono le specie di squali maggiormente sfruttate con la pesca. Qui di seguito qualche esempio: lo spinarolo e lo smeriglio sono considerati vulnerabili  dalla IUCN Red List, mentre lo squalo angelo è in pericolo critico, ovvero a un passo dall’estinzione. Per quanto riguarda invece le specie di squali e razze più pescate in Italia troviamo la razza, il palombo (considerato vulnerabile dalla IUCN Red List) e il gattuccio, di cui oggi è presente una popolazione per fortuna stabile.

Squalo spinarolo

Squalo spinarolo – Foto Shutterstock

Cosa dice la legge europea sul finning

Qualche anno fa la legge europea permetteva lo spinnamento a bordo dei pescherecci e notevoli passi avanti sono stati fatti nel 2013 con il regolamento UE 605/2013 che, chiamato “Fins Naturally Accached“, ha fino a oggi vietato il finning a bordo dei pescherecci e, di conseguenza, lo stoccaggio, il trasbordo e lo sbarco di pinne di squalo sulle navi dell’UE. Tradotto: le pinne rimangono attaccate agli squali fino a quando la barca ha scaricato il pescato nel porto; solo a questo punto le pinne posso essere staccate dalla carcassa e commercializzate in tutto il mondo. Ma non è abbastanza: stando alle cifre di Marevivo, che si batte per la salvaguardia dei mari, ogni anno vengono esportate dall’Europa circa 3500 tonnellate di pinne di squalo.

Stop Finning EU: la petizione per dire basta al finning

Un nuovo passo avanti può essere fatto con Stop Finning EU, iniziativa dei cittadini europei volta a stoppare il commercio di pinne di squalo in Europa estendendo il regolamento EU 605/2013 anche all’esportazione, all’importazione e al transito di squali e razze sulle navi europee.

Le firme sono state raccolte fino al 31 gennaio 2022 e il risultato finale è stato un grande successo. Ben 1.202.121 cittadini da tutta Europa hanno chiesto l’aggiornamento della legge che regola il commercio di carne e pinne di squalo nel Vecchio continente. Ora non resta che aspettare che l’iniziativa popolare venga accolta presso la Commissione Europea. 


Se vuoi saperne di più sulla petizione e sui suoi futuri sviluppi, vai sul sito ufficiale di Stop Finning EU 


Stop Finning Eu

Foto Stop Finning Eu

Serena Fogli

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