Wise Society : Eolico in Puglia. Ma a che prezzo?

Eolico in Puglia. Ma a che prezzo?

di Francesca Tozzi
23 Gennaio 2013

Continua la protesta contro l'istallazione dell'impianto eolico di Manduria. L'energia pulita non deve comportare ulteriore consumo di suolo. E l'Italia si avvicina pian piano agli obiettivi fissati

Nella produzione di energia pulita l’Italia è divisa: il Nord contribuisce all’elettrico con l’apporto idrico nelle regioni montuose, nel Sud prevale la fonte eolica, in Puglia in particolare. Ma l’energia pulita ha un prezzo e non sempre si concilia con le attività del territorio.

Il caso più recente è l’impianto eolico di Manduria contro cui si era schierato il Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria. Oggi anche Slow Food Puglia appoggia la protesta di cittadini, agricoltori e viticoltori perché l’installazione del Parco Eolico comprometterebbe le campagne e il paesaggio dell’area. «Già decine e decine di pale eoliche stravolgono il paesaggio pugliese – evidenziano da Slow Food Puglia – ma questo sacrificio del nostro paesaggio non ha alcun riscontro positivo sulla comunità: le bollette sono sempre uguali mentre il valore dei terreni agricoli e in generale degli immobili in prossimità degli impianti eolici crolla inesorabilmente. L’obiettivo del 20% di energie rinnovabili entro il 2020 si può raggiungere e superare senza fare danni, evitando un ulteriore consumo di territorio e di suolo agricolo, la più grande catastrofe ambientale e culturale cui l’Italia abbia assistito inerme negli ultimi decenni. Se la terra agricola sparisce, il disastro è alimentare, idrogeologico, ambientale, paesaggistico, culturale. Si sa che in Italia ogni anno vengono consumati 500 kmq di terra fertile, pari a tre volte l’estensione della città di Milano».

In materia di fonti rinnovabili, nel 2011 in Italia la quota del consumo interno lordo di energia elettrica è pari al 23,8% (a fronte di un obiettivo al 2020 del 26%) e presenta un incremento di 1,6 punti percentuali rispetto all’anno precedente. È quanto emerge dal rapporto dell’Istat “Noi Italia. 100 Statistiche per capire il paese in cui viviamo”.

La raccolta differenziata è arrivata al 35,3% del totale dei rifiuti urbani raccolti nel 2010, registrando un aumento di 1,7 punti percentuali in più rispetto al 2009, ma anche qui permangono consistenti differenze tra il Nord e il resto dell’Italia: si passa infatti dal 52,7% del Nord-est e 46,3% del Nord-ovest al 27,1% del Centro fino al 21,2% del Mezzogiorno. Ma c’è chi ha già passato il tetto del 60% – la città di Trento (60,8%) – o se l’è posto come obiettivo a breve termine – Veneto (58,7%), Bolzano (54,5%). Il Piemonte è fermo al 50,7%. Il Friuli-Venezia Giulia, la Lombardia, l’Emilia-Romagna, la Sardegna e la Valle d’Aosta fanno registrare valori compresi tra il 40 e il 50%, mentre quote di raccolta differenziata inferiori al 15% si rilevano in Puglia (14,6), Basilicata (13,3), Molise (12,8), Calabria (12,4) e Sicilia (9,4). Le migliori performance rispetto al 2009 sono quelle delle Marche (+9,5 punti percentuali), dell’Abruzzo (+4,0) e della Campania (+3,4).

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