Con gli Stati generali della Green Economy s'è aperta a Rimini l'edizione 2014 della fiera internazionale del recupero di materia ed energia e dello sviluppo sostenibile
Con il primo dei due giorni dedicati agli Stati Generali della Green Economy si è aperta a Rimini l’edizione 2014 di Ecomondo, fiera internazionale del recupero di materia ed energia e dello sviluppo sostenibile. Le 67 organizzazioni di imprese che partecipano agli Stati generali si sono date il consueto appuntamento annuale per fare il punto su un’industria, quella “verde”, che nonostante la crisi continua a crescere.
I DATI – Se nel 2005 il giro d’affari globale era stato di 990 miliardi di euro, la stima per il 2020 è di 2.200 miliardi di euro. Cifre da capogiro che fanno il paio con ciò che sta accadendo anche in Italia dove il 25% delle aziende fino a 250 dipendenti offre prodotti e servizi eco e un altro 7% intende offrirli nei prossimi tre anni. Ci sono poi le proiezioni in settori specifici: Fondazione Enel e Politecnico di Milano evidenziano in uno studio come sia possibile risparmiare energia fino a 25 milioni di tonnellate generando entro il 2020 un giro d’affari di 64 mld e 460.000 posti di lavoro. Nel settore del trattamento e del riciclo dei rifiuti, dal 2008 al 2012, le imprese sono cresciute del 12% e gli addetti del 19% (sono128.439): arrivando al 70% di riciclo e con l’abbattimento del 5% dei rifiuti urbani avviati in discarica, si creerebbero in Italia ulteriori 30.000 posti di lavoro risparmiando 4 miliardi nei costi di gestione e si avrebbero benefici ambientali valutabili in 3 miliardi con un abbattimento della bolletta annua dei rifiuti del 31%.
LE SESSIONI DI LAVORO. Sono sei gli ambiti di discussione degli Stati Generali della Green Economy, dedicati al tema dello sviluppo delle imprese del settore per aiutare l’Italia ad uscire dalla crisi. Si è parlato delle potenzialità dello sviluppo dell’urban farmer attraverso le varie forme di filiera corta che vanno dai mercati contadini ai Gas, ma l’obiettivo è l’urban food planning, ovvero la pianificazione del cibo a livello urbano, sul modello di quanto avviene a Monaco di Baviera dove 80 agricoltori nel raggio di 100 km producono su 4.000 ettari 40 prodotti locali venduti con l’aiuto dei volontari. Altro tema è stato quello dell’eco-innovazione che vede l’Italia solo al 12° posto tra i 28 paesi dell’Unione: per salire in classifica occorrono politiche coerenti, ambientali e industriali e il supporto alle imprese attraverso la creazione di un’Agenzia Nazionale per l’uso e la gestione dei materiali e delle risorse naturali. In discussione anche la valorizzazione del cosiddetto “capitale naturale” – ovvero quel patrimonio di risorse fisiche e biologiche disponibili, da cui derivano i servizi, fondamentali per la vita, offerti dagli ecosistemi – che produce servizio per 145 miliardi di dollari. Anche la corretta gestione dei rifiuti innescherebbe un circolo virtuoso. Le proposte sono quelle della modifica della Tari, la misurazione dei rifiuti effettivamente riciclati, il sostegno agli acquisti verdi per arrivare al 50%, lo sviluppo del mercato delle materie prime seconde e la promozione del riuso e del riciclo dell’invenduto alimentare. Altro “nodo” della Green Economy è l’acqua che dovrebbe essere oggetto di un Piano Nazionale per la tutela e il suo razionale utilizzo, preceduto da una Conferenza Nazionale. E’ utile anche la nuova direttiva europea che dal 2017 obbliga 6.000 grandi aziende a fornire informazioni di vario tipo, compreso l’impatto ambientale da misurare con il Life Cycle Assessment (LCA), la cui sperimentazione è stata avviata in circa 200 imprese del Made in Italy in 13 comparti prediligendo quelli che calcoleranno la carbon footprint delle loro produzioni.
Last but not least c’è da assumere impegni specifici per cercare di contrastare i cambiamenti climatici: l’Italia, che è il 4° paese in Europa per emissioni, (circa 460 milioni di tonnellate di CO2 eq nel 2013), ha visto diminuire dal 2005 le emissioni di gas serra. Per raggiungere gli obiettivi del 2020, ormai molto vicini, serve però promuovere la crescita delle fonti rinnovabili (oggi il 13% del consumo finale lordo di energia); rafforzare le misure di efficienza energetica anche attraverso la riqualificazione dell’1% annuo degli edifici residenziali esistenti che potrebbero portare un bilancio positivo all’economia di 8 miliardi di euro e di sviluppare una politica integrata rispetto alla mobilità sostenibile.