Secondo i geologi e i ricercatori americani nei liquami organici si nascondono alcuni metalli preziosi che valgono milioni
Che le acque reflue e i liquami delle fogne possano essere riciclati e riutilizzati dopo processo di purificazione è cosa nota. E anche Bill Gates lo ha recentemente dimostrato bevendo un bicchier d’acqua estratto dalle fogne in favore di telecamere.
Ma che dai rifiuti corporali si potesse ricavare l’oro forse no. È la conclusione alla quale sono arrivati i geologi dell’US Geological Survey dopo aver setacciato e analizzato i liquidi fognari. Secondo i ricercatori a stelle e strisce, infatti, nelle acque “nere” sono presenti tracce importanti di oro, argento, platino commercialmente sfruttabili e la cui estrazione permetterebbe anche di limitare il rilascio di piombo e metalli pesanti nell’ambiente.
Sempre più comuni in prodotti di bellezza come shampoo, detergenti in cui vengono impiegate delle nanoparticelle per assorbire gli odori, i metalli finiscono negli impianti per il trattamento dei liquami e – come parte solida – in parte vengono bruciati e in parte riciclati in fertilizzanti e dunque rilasciati di nuovo nell’ambiente.
Secondo i risultati dello studio un chilo di liquame contiene circa 0,4 milligrammi di oro, 28 mg di argento, 638 mg di rame e 49 mg di vanadio. Dati suffragati e supportati anche da un precedente studio condotto dall’Arizona State University che stima che una città di un milione di abitanti riversa nelle fogne 13 milioni di dollari di metalli preziosi nelle sue fognature all’anno.
«Ci sono metalli ovunque nei liquami e il nostro interesse è quello di raccoglierne di ogni genere che possa essere rivenduto inclusi quelli come il rame o il vanadio utilizzati negli strumenti tecnologici come i telefoni cellulari o i computer», ha commentato Kathleen Smith dell’US Geological Survey.