Wise Society : Demand response per un consumo energetico flessibile

Demand response per un consumo energetico flessibile

di Andrea Ballocchi
30 Aprile 2025

Il sempre maggiore apporto delle fonti rinnovabili richiede una maggiore flessibilità del sistema energetico che può contare sul demande response, uno strumento capace di diversi benefici, a patto che sia sfruttato pienamente, anche dai cittadini. I piani dell’Europa e dell’Italia

La strategia del demand response è parte dei cambiamenti in atto nel mondo dell’energia e uno degli strumenti necessari per la partecipazione attiva dei consumatori, presupposto fondamentale per guidare la transizione energetica, ossia il passaggio da un sistema energetico basato sui combustibili fossili a uno centrato sulle fonti energetiche rinnovabili e sull’elettrificazione dei consumi. Questo passaggio non solo è necessario per ridurre sensibilmente le emissioni climalteranti, ma è un elemento cruciale per i consumatori finali (ovvero, tutti noi) e per garantire una maggiore flessibilità al sistema elettrico. Come l’efficienza energetica, anche la demand response è una strategia per migliorare l’efficienza della rete elettrica e ridurre i costi energetici. Inoltre, è uno strumento che incentiva la riduzione dei consumi. Secondo il Parlamento del Regno Unito, il processo di demande response potrebbe rendere le bollette energetiche domestiche più economiche e il sistema elettrico britannico più economico di circa 3,5-9.5 miliardi di euro l’anno da gestire entro il 2050. Cerchiamo di capire meglio cos’è e come funziona.

Elettricità

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Demand response: cos’è e come funziona

Con il termine demand response (traducibile con “gestione della domanda”) si definisce un programma di flessibilità energetica che incentiva gli utenti a modificare il proprio consumo di elettricità in risposta a una indicazione proveniente dal proprio fornitore, chiarisce ENEA.

È uno strumento che permette di variare il consumo di elettricità, in risposta a un segnale di mercato – sotto forma di picchi di domanda o di offerta del mercato elettrico – modificando (aumentando o diminuendo) i propri consumi di energia elettrica e ricevendone in cambio una remunerazione.

È un’importante fonte di flessibilità – insieme alle smart grid e alle soluzioni di accumulo energetico – per gestire l’impatto delle fonti rinnovabili intermittenti, come fotovoltaico ed eolico, e della crescente domanda di elettricità che impatta sulla stabilità e sull’affidabilità delle reti elettriche.

Connessioni elettriche

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L’importanza di un sistema energetico flessibile

L’Europa da tempo punta alla transizione energetica. Con il Green Deal, ha voluto promuovere lo sviluppo di un sistema energetico quanto più basato su energie rinnovabili e attento a ridurre le emissioni. Questo richiede che il sistema energetico possa contare su un’adeguata flessibilità, ossia la capacità del sistema di adattarsi a condizioni mutevoli, come variazioni di domanda e offerta. Gli strumenti chiave sono reti intelligenti e interconnesse, lo stoccaggio energetico e, appunto, demande response.

I consumatori, i produttori di energia elettrica (non solo le grandi aziende, ma anche i prosumer) e le tecnologie come l’accumulo energetico possono sfruttare la flessibilità per adattare il modo in cui immettono elettricità nella rete o la consumano, prelevandola. Ciò è importante per soddisfare le esigenze della rete o sfruttare al meglio la disponibilità di elettricità da fotovoltaico.

Non solo: se si considera che gli edifici costituiscono più del 30% del consumo energetico nei periodi di punta, pensare di ridurre o spostare i consumi in questi momenti non solo permette un risparmio economico significativo (dal 5% al 25% all’anno), ma contribuisce anche a mantenere la rete più stabile e sicura. Anche in questo senso, applicare la demand response potrebbe generare vantaggi, in termini di risparmio energetico ed emissioni evitate.

energie rinnovabili

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Il demand response abbassa il prezzo dell’energia

Oltre alla transizione energetica l’Unione Europea intende rendere più equi i prezzi dell’energia. È consapevole che sulle bollette dell’energia pesano anche le inefficienze e un sistema elettrico non pienamente integrato. Per questo ha varato il Piano d’azione per un’energia a prezzi accessibili, che intende promuovere una riduzione dei costi energetici per i cittadini, le imprese, l’industria e le comunità in tutta l’UE.

Sebbene l’Europa può vantare la rete più integrata al mondo, occorre fare di più per quanto riguarda le interconnessioni, le infrastrutture di rete, l’integrazione e la flessibilità del sistema energetico. Per questo, tra gli obiettivi che si pone l’Action Plan for Affordable Energy c’è la necessità di generare una maggiore flessibilità del sistema, per esempio con lo stoccaggio, e la gestione della domanda. Questi due strumenti riducono i picchi dei prezzi e gli episodi di prezzi negativi, riducendo la volatilità e contribuendo nel complesso a rendere più bassi e più stabili i prezzi dell’energia elettrica.

Per aumentare la flessibilità del sistema mediante stoccaggio e demande response, la Commissione Europea intende adottare, entro il primo trimestre 2026, nuove norme sulla gestione della domanda per garantire che i consumatori possano trarre pieno vantaggio finanziario dalla flessibilità. Ma già entro giugno dell’anno in corso si lavorerà alla revisione del quadro normativo in materia di aiuti di Stato da parte della stessa Commissione.

Demand response e prosumer

In Italia un cliente può partecipare a un programma di Demand Response costituendo o aggregandosi a una parte di Unità Virtuale Abilitate Miste (UVAM), aggregazioni di utenti composti sia da unità di produzione che di consumo che partecipano al Mercato dei Servizi di Dispacciamento.

Quest’anno sono attese diverse novità, conseguenti all’entrata in vigore, da gennaio 2025, del Testo integrato del dispacciamento elettrico (TIDE). Si tratta di una riforma strutturale pensata per facilitare l’integrazione delle fonti rinnovabili e la partecipazione di risorse distribuite nel sistema elettrico.

Come spiega Terna, TIDE intende facilitare

“la piena integrazione delle fonti pulite e a promuovere l’uso di impianti efficienti con tecnologie avanzate, e apre la partecipazione al mercato dell’energia a diversi soggetti nuovi, con cambiamenti che riguardano i produttori ma anche i consumatori, che avranno un ruolo attivo (da qui il termine prosumer) per contribuire alla flessibilità e quindi alla stabilità complessiva della rete”.

Si passerà da un modello tradizionale di produzione energetica (come le centrali elettriche, al centro appunto del sistema energetico) a uno sempre più distribuito e costituito da impianti di piccola taglia. Già oggi in Italia si contano circa 1,6 milioni di impianti fotovoltaici (Fonte: GSE 2023), il 94% dei quali è di piccola taglia, per lo più residenziali.

Dal momento in cui anche gli utenti connessi alla rete a bassa e media tensione potranno offrire i cosiddetti servizi ancillari di ridispacciamento per gestire congestioni della rete, essi diventano parte attiva in un mercato in cui l’operatore di trasmissione energetica non può intervenire direttamente, ma necessiterà del consenso dei gestori della rete di distribuzione.

“Le modalità con cui si potranno configurare i servizi di demand response saranno molte: dallo sfruttamento della capacità delle batterie delle auto elettriche attraverso uno scambio bidirezionale con la rete (tecnologia V2G, Vehicle to Grid) alla probabile nascita di soggetti terzi aggregatori di flessibilità di vari utenti al fine di raggiungere una massa critica efficace ai fini della risoluzione di congestioni di rete”,

specifica REF Ricerche.

Andrea Ballocchi

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