Wise Society : Da Locarno a Milano in battello e a remi: l’Idrovia non è più un sogno

Da Locarno a Milano in battello e a remi: l’Idrovia non è più un sogno

di Michele Novaga
11 Dicembre 2013

Entro il 2015, in tempo per l'inizio di Expo, il tratto di navigazione da Locarno a Milano sarà praticamente tutto navigabile. Ma per arrivare a Venezia c'è ancora molto da fare

È un’opera di grande suggestione in grado di collegare due città unite già dalla cultura e dal cinema. Una linea turistica d’acqua lunga 550 chilometri attiva, almeno per un tratto, sin dal 1200 e che ha contribuito, tra le altre cose, attraverso il trasporto dei marmi dalla Val d’Ossola e da Baveno, alla costruzione del Duomo di Milano. Stiamo parlando dell’Idrovia Locarno-Milano-Venezia della cui realizzazione si parla da almeno 15 anni. Una grande opportunità in grado di portare migliaia di turisti e che potrebbe generare un enorme ritorno economico ai territori attraversati. Un progetto di grande respiro che coinvolge due Stati (Italia e Svizzera), quattro regioni italiane (Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna e Veneto) 12 province e 171 comuni del Nord Italia che mai come ora, con l’avvicinarsi dell’Expo 2015, potrebbe vedere la luce. Almeno nel tratto che unisce Locarno a Milano.

Finora è navigabile il tratto che va da Locarno fino al fiume Ticino attraverso il Lago Maggiore dove, ad Arona, sarà completato a breve un porto d’interscambio in cui si potrà cambiare imbarcazione e dal traghetto passare al battello. E da lì giù fino a Somma Lombardo.

La navigazione dolce dalla Svizzera a Milano

Ma il tempo che manca all’inizio di Expo 2015 è poco e molto lavoro resta ancora da fare per completare la navigazione ed arrivare a Milano. Da anni un consorzio, l‘ETVilloresi, sta realizzando le strutture e attuando gli interventi necessari per rendere navigabili i canali in gestione, sulla tratta del percorso ricompreso tra la diga del Panperduto e la città di Milano. E lo fa grazie a dei finanziamenti pubblici e comunitari. «Il nostro consorzio vuole collaborare al rilancio della suggestiva idea dell’antica via di navigazione riscoprendo la vocazione nautica del capoluogo lombardo», spiega a wisesociety.it Alessandro Folli, presidente del Consorzio ETVilloresi. Che aggiunge: «Sinora abbiamo realizzato un attracco sul Ticino, subito a monte delle dighe del Panperduto e abbiamo creato un’imbarcazione appositamente progettata per navigare sui canali, la LO-VE-MI, che prevede sino a 40 passeggeri con 10 biciclette e postazione per disabile. Abbiamo avviato i lavori per il rispristino delle conche al Panperduto e a Turbigo quelli per la sistemazione del canale di accesso alla conca della Maddalena. E infine abbiamo dato inizio agli interventi sulla diga di Poiret e sulla tratta Panperduto-Abbiategrasso».

Uno sforzo economico – solo per il Consorzio – di 33 milioni di euro che forse non impedirà che in due punti del tratto (lo sbarramento Enel della diga di Porto della Torre e l’altro a Nosate, a cavallo tra le Province di Varese e Milano, nel punto di interscambio tra il Villoresi e il Canale industriale) si debba interrompere la navigazione, scendere ed effettuare un trasbordo. Un’ipotesi che non preoccupa il presidente: «Si tratta di brevi distanze, percorribili anche a piedi, inserite in un contesto naturalistico e paesaggistico che potrebbe essere ulteriormente valorizzato in questo modo».

Poi il sogno di arrivare nella Darsena di Milano sarà realtà grazie anche ai lavori già eseguiti in passato alle conche e ai salti di acqua nel tratto del Naviglio Grande dove già da qualche anno alcuni piccoli battelli fanno passeggiare sull’acqua migliaia di turisti.

Strada in salita per arrivare a Venezia

Sullo stato dell’arte del tratto che invece da Milano porta a Venezia, ci aggiorna l’architetto Empio Malara presidente dell’Associazione Amici dei Navigli che all’Idrovia ha dedicato una gran parte della sua vita. «Per scendere verso il Po dalla Darsena e imboccare la via per Venezia, bisognerebbe sistemare 12 piccole conche: sei, che conducono alla Darsena di Pavia sul Naviglio Pavese e altre sei per riportarsi sul Ticino e superare il salto d’acqua fino al Po. Oltre a qualche ponte che andrebbe alzato. Poi, per rendere navigabile il tratto Pavia-Piacenza, bisognerebbe sistemare l’alveo del fiume e aspettare la fine dei lavori di costruzione di Isola Serafini, appena andati in appalto».

L’architetto Malara confida che i lavori del primo tratto (Locarno-Milano) si completino nel 2015 e che con l’entusiasmo del successo della navigazione fino a Milano, vengano poi investite le risorse economiche utili ad arrivare fino a Venezia. «Dei 300 milioni del costo totale dell’opera ne sono stati fino ad ora spesi più della metà: a questo punto sarebbe un peccato non completare la linea fino in fondo», commenta ancora aggiungendo che «l’operazione del ripristino delle conche si potrebbe autofinanziare come già avvenuto per la Conca Fallata a Milano sfruttando il flusso dell’acqua producendo energia elettrica».

 

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