L'obiettivo era capire come aumentare la spesa mondiale per la salvaguardia della natura seguendo una roadmap che prevedeva la creazione di un nuovo fondo per la natura. Ma nonostante la discussione su vari strumenti finanziari, la Cop16 in Colombia fallisce sull'argomento finanziamenti
I popoli afrodiscendenti vengono finalmente riconosciuti come custodi della biodiversità. E’ questo, a voler trovare qualche risultato positivo tra i vari e più cocenti fallimenti, l’obiettivo raggiunto per cui verrà ricordata la Cop16 – 16° Conferenza delle Parti della Convenzione delle Nazioni Unite per la Diversità Biologica che si è appena svolta a Cali in Colombia. L’approvazione dell’Articolo 8J della Convenzione sulla Diversità Biologica (CDB) segna infatti una svolta storica per le comunità indigene e afrodiscendenti che vengono ora ufficialmente considerate attori chiave nella conservazione della biodiversità con tanto di creazione di un organismo sussidiario dell’Articolo 8J della CDB. Questo nuovo organo sarà operativo fino al 2030 e garantirà la partecipazione attiva delle comunità indigene e afrodiscendenti nelle decisioni relative alla gestione della biodiversità.
Cop16 doveva rendere operativo il Global Biodiversity Framework
Un riconoscimento assolutamente lodevole che spicca tra le tante ombre su questa Cop 16 che si è purtroppo chiusa sabato 2 novembre con un nulla di fatto sull’argomento finanziamenti. Ai 196 governi dei Paesi partecipanti veniva infatti chiesto di trovare un accordo su strumenti e meccanismi per rendere operativo l’accordo Kunming Global Biodiversity Framework (KM-GBF), sottoscritto alla COP15 di Montreal. Uno degli obiettivi centrali del GBF è la conservazione del 30% delle terre e delle acque entro il 2030, il cosiddetto “30×30” che punta a proteggere aree naturali cruciali, consentendo alla biodiversità di mantenersi e fungere da barriera contro i cambiamenti climatici. Un obiettivo che per molti paesi, però, rimane ambizioso visto che, ad oggi, solo 33 nazioni hanno presentato piani d’azione nazionali completi per il 30×30, mentre altre sono ancora in fase di definizione delle priorità.
Cop16, nulla di fatto sui finanziamenti per tutelare la biodiversità
L’obiettivo della Cop16 era, infatti, anche quello di capire come aumentare la spesa mondiale per la salvaguardia della natura a 200 miliardi di dollari all’anno entro il 2030 (inclusi 30 miliardi di dollari di aiuti da parte dei Paesi ricchi). Per centrare l’obiettivo, la Presidenza colombiana aveva presentato una roadmap che prevedeva la creazione di un nuovo fondo per la natura.
A questo proposito, peraltro, António Guterres, Segretario Generale delle Nazioni Unite, aveva sottolineato la necessità di garantire finanziamenti adeguati per raggiungere gli ambiziosi obiettivi di biodiversità e aveva esortato le grandi aziende a contribuire alla protezione degli ecosistemi. Il divario di risorse finanziarie per la tutela della biodiversità rimane ancora vasto ed è stimato in circa 700 miliardi di dollari all’anno: per questo, durante la COP16, sono stati discussi diversi strumenti finanziari, come i crediti di biodiversità dei fondi di conservazione nonché l’entità e la gestione dei finanziamenti con cui i paesi più ricchi dovrebbero sostenere quelli con meno risorse per aiutarli a proteggere la propria biodiversità. Alla fine, però, non è stato possibile raggiungere alcun accordo sul finanziamento e, alla fine della plenaria, la presidente della conferenza, Susana Muhamad, ha dovuto constatare la perdita del quorum dei delegati, partiti dopo una notte di discussioni sospendendo i negoziati.
Le altre ombre, riguardano questioni come la governance delle nuove aree protette. Alcuni stati hanno infatti sollevato dubbi sul coordinamento tra enti nazionali e internazionali per la gestione delle riserve, evidenziando la necessità di una maggiore armonizzazione. Anche l’Italia, pur essendo impegnata nel sostegno alla biodiversità, dovrà rivedere le proprie politiche. La carenza di fondi e la complessità della governance richiederanno ulteriori sforzi e una collaborazione più forte tra le nazioni. L’Italia e le Nazioni Unite hanno ribadito l’importanza di un impegno collettivo e inclusivo per raggiungere un equilibrio sostenibile tra progresso e natura.
I risultati raggiunti alla Cop16
Un risultato raggiunto alla COP16 riguarda, comunque, un nuovo sistema di compensazione per i Paesi che fornisce le informazioni genetiche di piante, animali e microrganismi del proprio territorio. Queste informazioni – dati genetici, conosciuti come “informazioni di sequenza digitale” (DSI), sono stati fino ad ora liberamente accessibili alle aziende nei settori farmaceutico, cosmetico e in altre industrie per lo sviluppo di nuovi prodotti. Durante la conferenza, i delegati hanno approvato la creazione di un fondo (facoltativa) in cui le aziende farmaceutiche e cosmetiche di una certa dimensione dovranno versare una quota, proporzionata ai profitti o ricavi ottenuti dall’utilizzo delle DSI.
Il documento che associa perdita della biodiversità al cambiamento climatico
Altro risultato importante, oltre alla la votazione di un documento che associa la perdita di biodiversità del pianeta al cambiamento climatico (importante asserzione in vista della Cop29 dell’11 novembre), è stato l’accordo per identificare e proteggere le aree marine ecologicamente significative nelle acque internazionali. Questo nuovo piano, frutto di oltre otto anni di negoziazione, valutazione criteri scientifici per la protezione di ecosistemi marini essenziali per la biodiversità e il clima.
Aggiornamento descrizione delle aree marine di importanza ecologica e biologica
È stata anche approvato la modalità di aggiornamento e ampliamento delle descrizioni delle aree marine di importanza ecologica o biologica (EBSAS), dopo otto anni di lavoro e negoziazioni. Queste modalità daranno un impulso significativo all’attuazione della CBD dell’Accordo sulla biodiversità marina nelle aree oltre le giurisdizioni nazionali (BBNJ). La decisione mira a facilitare la conservazione della biodiversità marina nel rispetto dei diritti e delle giurisdizioni degli stati, in conformità con la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare. Verrà costituito un gruppo composto da esperti provenienti da diverse regioni del mondo per identificare e descrivere le aree marine ecologicamente o biologicamente significative (EBSA) sulla base di criteri scientifici.
La Colombia lancia la politica di educazione ambientale basata sul Buen vivir
E, infine, spazio anche per l’educazione e la formazione. Durante la COP16, la Colombia ha lanciato una nuova Politica Nazionale di Educazione Ambientale, basata sul concetto di “Buen Vivir”, che promuove una relazione armoniosa con la natura. Questa politica è aperta a consultazione pubblica e mira a educare la popolazione sulla sostenibilità e a coinvolgere attivamente le comunità locali nella protezione ambientale.
Appuntamento alla Cop 17 in Armenia e alla Cop29 di Baku
Insomma, la COP16 ha dimostrato che una gestione inclusiva e sostenibile della biodiversità è possibile, ma richiede impegni concreti e risorse adeguate. La discussione riprenderà tra un anno a Bangkok, in Thailandia nell’incontro preparatorio alla COP17, si svolgerà in Armenia nel 2026. Intanto, l’appuntamento è per l’11 novembre a Baku, in Azerbaijan, con la COP29 sul clima.
Maria Enza Giannetto