Venezia, Trento e Belluno i luoghi più vivibili, ma c'è poco da stare allegri. Se i comuni italiani più virtuosi raggiungono appena la sufficienza, gli altri sprofondano. «Non ci saranno smart city senza smart citizens», dice il presidente di Legambiente
L’Italia è ancora una nazione poco smart. A certificare l’inadeguatezza del Belpaese davanti a temi come inquinamento ambientale, raccolta differenziata, spreco dell’acqua potabile, ricorso al trasporto pubblico locale è arrivato la XX edizione del rapporto di Legambiente, Ambiente Italia e Sole 24Ore, Ecosistema Urbano 2013. Secondo i dati diffusi le città migliori per vivere sono Venezia tra le grandi, Trento tra le medie e Belluno tra le piccole. Nello stesso ordine, invece, le peggiori dove risiedere sono tre città siciliane, Catania, Siracusa e Caltanissetta.
Al di là delle classifiche, però, a saltare all’occhio sono gli indici che promuovono le città migliori che non vanno oltre il 64,85% di Venezia, il 71,38% di Trento e il 72,19% di Belluno. Questi indici ottenuti prendendo in esame alcuni dati tra i quali la percentuale di diossido di azoto, polveri sottili e ozono nell’aria, perdite delle reti idriche, depurazione, raccolta differenziata, utilizzo del trasporto pubblico, incidentalità stradale e presenza di piste ciclabili sul territorio, non fanno altro che restituirci l’immagine di un’Italia in cui i continui dibattiti sulle smart city e l’attenzione all’ambiente continuano a restare sulla carta e nelle parole piuttosto che trasformarsi in comportamenti virtuosi che restituiscano il senso di comunità necessario affinché una città diventi smart.
Il primo posto di Venezia, per esempio, lo si deve più alla posizione geografica che per forza di cose le fa raggiungere il primo posto nella classifica delle città con meno auto immatricolate (41 ogni 100 abitanti) e quello per la maggiore estensione procapite per di isole pedonali con 5,10 mq per abitante. Ma, nello stesso tempo, nella città lagunare sono aumentate le concentrazioni di diossido di azoto (No2) salite a 41 microgrammi al metro cubo rispetto ai 38,8 del 2011.
«C’è poco da stare allegri – ha commentato amaramente il presidente Vittorio Cogliati Dezza -. Si parla tanto di smart city, ma non dobbiamo dimenticare che le città possono essere smart solo se ci saranno smart citizens, e quindi relazioni, creatività e cultura per creare consapevolezza sulle sfide e nuovi stili di vita».