Wise Society : Blackout in Spagna e Portogallo: cosa sappiamo sulle cause e sul ruolo delle energie rinnovabili

Blackout in Spagna e Portogallo: cosa sappiamo sulle cause e sul ruolo delle energie rinnovabili

di Valentina Neri
2 Maggio 2025

Il 28 aprile un grave blackout ha paralizzato Spagna e Portogallo. C’è chi punta il dito contro le fonti rinnovabili ma, stando alle informazioni disponibili finora, sembra che a rivelarsi inadeguata sia stata la rete elettrica

Le immagini del pomeriggio di lunedì 28 aprile in Spagna e Portogallo sono impresse nella memoria anche di chi le ha guardate dallo schermo di un telefono o di una televisione. Per chi ne era involontario protagonista, di sicuro è stata un’esperienza indimenticabile. A partire dalle 12:30 ora locale, un blackout ha lasciato l’intera penisola iberica senza elettricità per ore. In un primo momento anche alcune zone della Francia sono state coinvolte, salvo poi ripristinare l’erogazione di energia elettrica piuttosto in fretta; in Spagna e Portogallo, al contrario, la situazione è tornata alla normalità soltanto nelle prime ore della mattina seguente.

La routine è stata improvvisamente stravolta: senza illuminazione, senza la possibilità di ricaricare il computer o lo smartphone, con i semafori spenti e i pagamenti elettronici in tilt. Le persone si sono riversate nelle strade per cercare di capire cosa stesse succedendo, formando capannelli attorno a chi aveva a disposizione una radio, rimasta l’unico mezzo con cui tenersi aggiornati. Se gli ospedali hanno potuto continuare a operare grazie ai generatori e gli aeroporti hanno funzionato a ritmo ridotto, non si può dire lo stesso per negozi, uffici, mass media, metropolitane, addirittura per il Parlamento. Solo a Madrid, i vigili del fuoco sono entrati in azione per 286 volte per liberare chi era rimasto bloccato in ascensore. Smaltita l’emergenza, diventa necessario indagare sulle cause del blackout. Tanto più perché immediatamente c’è chi ha ipotizzato che parte della responsabilità fosse da imputare alle fonti rinnovabili, capisaldi della transizione energetica.

blackout spagna

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La dinamica del blackout in Spagna e Portogallo

Mentre scriviamo questo articolo non è ancora stata fatta piena chiarezza sulla dinamica del blackout in Spagna e Portogallo, ma è possibile basarsi su alcuni elementi che appaiono piuttosto solidi. Sono innanzitutto state escluse alcune ipotesi circolate in prima battuta, come un attacco informatico, un errore umano e un fenomeno naturale.

Red Eléctrica, l’azienda pubblica che gestisce la rete elettrica iberica, ha fatto sapere che poco dopo le 12:30 si è registrato per cinque secondi un calo di tensione di 15 gigawatt: in sostanza, è venuto meno il 60% dell’elettricità che normalmente soddisfa la domanda in Spagna in quell’ora del giorno. Questo ha portato alla disconnessione dal sistema francese e, di conseguenza, di tutta Europa. Da qui il collasso totale del sistema elettrico spagnolo. Il commissario europeo per l’Energia, Dan Jorgensen, fa sapere che l’incidente è il più grave mai verificatosi nel Continente negli ultimi due decenni.

Ma come si è generata questa disconnessione? Stando a quanto riferisce Scienza in Rete, di solito le oscillazioni sono figlie di forti e improvvise variazioni di vento o temperatura, ma non sono stati riscontrati fenomeni simili. Resta dunque aperta l’ipotesi del guasto locale che ha innescato conseguenze a catena. Una dinamica che ai nostri connazionali può suonare familiare perché ricorda quella della notte del 28 settembre 2003. All’epoca, un albero cadde su una linea dell’alta tensione nel Canton Ticino, attraverso cui l’Italia importava gran parte del suo fabbisogno elettrico. Venute meno le importazioni, la frequenza italiana scese improvvisamente al di sotto del valore critico che provoca la disconnessione di tutti i generatori. Anche in quel caso ci fu un blackout durato diverse ore nel nostro Paese, proprio nel bel mezzo della Notte bianca di Roma.

Blackout a madrid

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Il ruolo delle energie rinnovabili nel blackout nella penisola iberica

Il tema diventa ancora più delicato poiché in Spagna e Portogallo le fonti rinnovabili hanno un peso determinante nel mix energetico. La prima nel corso del 2024 ha generato il 56,8% dell’elettricità grazie ad acqua, sole e vento. Nello specifico, gli impianti eolici hanno coperto il 23,2% dell’energia elettrica spagnola, il solare fotovoltaico il 17%, il solare termico un altro 1,6% e l’idroelettrico il 13,3%. Ancora più eclatanti i dati del Portogallo che nel 2024 ha generato abbastanza energia elettrica pulita da soddisfare il 71% del proprio fabbisogno nazionale.

Le rinnovabili sembrano aver effettivamente avuto un ruolo nel blackout. Ma non come causa diretta. Stando a una delle ipotesi più accreditate, alle 12:33, in un momento in cui presumibilmente la produzione di energia solare era molto elevata, si siano generate due disconnessioni successive. La rete elettrica però deve restare a una frequenza sempre costante di 50 hertz: in caso contrario, rischia di saltare. Ed è proprio quello che è successo con la seconda oscillazione che ha generato il blackout.

Questo perché in un modello tradizionale, in cui i carichi energetici provengono da pochi grandi impianti fossili, le reti hanno una notevole grado di inerzia. In presenza di un qualsiasi disturbo, infatti, le grandi turbine delle centrali rilasciano o assorbono energia per qualche secondo stabilizzando la frequenza della rete. Il solare e l’eolico, invece, sono dislocati su molte più fonti decentralizzate e non forniscono naturalmente inerzia alla rete: perché ciò accada servono meccanismi aggiuntivi. In sintesi, in Spagna e Portogallo il problema non stava nelle rinnovabili, bensì in una rete elettrica inadeguata a gestirle.

Secondo Simona Abbate, della campagna Clima di Greenpeace Italia, è vero che quest’incidente ha evidenziato i limiti di un certo modo di generare l’energia. Ma non del solare e dell’eolico, anzi.

“Il blackout di lunedì ha mostrato piuttosto una delle debolezze strutturali del nucleare. Verso le ore 17.00, quando la fornitura ha ripreso a funzionare su gran parte della penisola, le fonti rinnovabili stavano già garantendo il 90% dell’elettricità prodotta, dimostrando ancora una volta la loro straordinaria flessibilità. Nel frattempo, la Spagna era ancora in attesa che una centrale nucleare completasse il suo lento e rigido processo di riavvio. Questa rigidità rende il nucleare incompatibile con i moderni modelli di gestione della rete elettrica, che richiedono invece rapidità e adattabilità”.

Persone vendono candele durante il blackout in spagna

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Perché è urgente investire nelle reti elettriche

Blackout diffusi come questo sono stati praticamente sempre innescati da guasti alla rete di trasmissione, non dalla generazione, rinnovabile o meno”, conferma Michael Hogan, Senior Advisor del Regulatory Assistance Program (RAP), un think tank che si occupa di energia.

L‘Agenzia internazionale per l’energia mette nero su bianco come le reti elettriche, che portano l’energia a case, imprese e industrie da oltre un secolo, ricevano attualmente “troppa poca attenzione”. Perché, per centrare gli obiettivi nazionali in termini di energia e clima, nel prossimo decennio l’uso globale di elettricità deve crescere del 20% rispetto al precedente. D’altra parte, bisognerà sostituire i veicoli a motore termico con quelli elettrici, installare pompe di calore per il riscaldamento e il raffrescamento, rimpiazzare i fornelli a gas con i piani cottura a induzione, elettrificare i mezzi pubblici.

Le reti elettriche odierne sono pensate per gestire una quantità molto inferiore di energia in arrivo da pochi grandi impianti fossili. Devono dunque essere rese più flessibili e digitalizzate, per saper gestire variazioni di potenza; più estese, per raggiungere i parchi solari ed elettrici dislocati nel territorio; più resilienti agli eventi meteo estremi.

Da qui l’esigenza, ricordata dalla Iea, di aggiungere o rinnovare oltre 80 milioni di chilometri di reti entro il 2040. In parallelo, bisogna dotare gli impianti rinnovabili di sistemi di accumulo (batterie) capaci di immagazzinare l’energia prodotta in eccesso e rilasciarla quando serve. Ma non solo: per fornire inerzia e stabilità alla rete servono anche volani, inverter, condensatori, software di gestione intelligente.

Valentina Neri

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