Wise Society : Bioenergie: cosa sono, l’importanza dell’agricoltura e dello sviluppo sostenibile

Bioenergie: cosa sono, l’importanza dell’agricoltura e dello sviluppo sostenibile

di Andrea Ballocchi
8 Marzo 2021

Bioenergie e agricoltura sono legate e la loro unione potrebbe contribuire alla crescita delle fonti rinnovabili in Italia e alla cosiddetta transizione energetica, ovvero il passaggio dall’uso di energie fossili a rinnovabili e a una accentuata attenzione alla sostenibilità ambientale. Il legame è ancora più interessante per il nostro Paese, dato che l’agricoltura italiana si classifica nel 2020 al primo posto in Europa per valore aggiunto con 31,3 miliardi di euro, come evidenzia l’analisi Coldiretti sulla dati Istat 2020. Quindi, nello scacchiere della transizione ecologica, la cui importanza è confermata dalla nascita di uno specifico ministero, l’Italia agricola potrebbe ricavare dalle bioenergie ancora più di quanto sia oggi.

bioenergie

Foto di ADMC da Pixabay

Bioenergie: cosa sono e quanto valgono in Italia

L’IPCC – Intergovernmental Panel on Climate Change ha definito la bioenergia come una forma di energia rinnovabile. Mentre IEA – International Energy Agency considerava già nel 2017 la bioenergia come la più importante fonte di energia rinnovabile.
Ma cosa sono le bioenergie? Con questo termine s’intende l’insieme di tecnologie utilizzabili per la produzione di energia o vettori energetici (combustibili e carburanti) a partire dalle biomasse, specifica ENEA.

Attualmente costituiscono la fonte energetica rinnovabile che fornisce il maggior contributo ai consumi energetici finali in Italia. Come già segnalava Alessandro Marangoni di Althesys, “le bioenergie sono una parte importante già oggi del nostro sistema e anch’esse potranno essere utili ad assicurare equilibrio”.

Quanto sia il loro peso specifico lo ha messo in luce la stessa Agenzia Nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile. In un documento dedicato allo stato dell’arte e le prospettive di sviluppo delle bioenergie in Italia, rileva che la bioenergia copriva nel 2018 il 49% del consumo finale lordo di energia rinnovabile e l’8,7% dei consumi totali. Nello stesso documento si spiega che la bioenergia è l’unica fonte rinnovabile in grado di coprire le richieste di energia sotto forma di elettricità, calore e carburanti per i trasporti. Uno degli aspetti più interessanti per lo sviluppo delle bioenergie, in particolare i biocarburanti, è la possibilità di stoccarle e utilizzarle quando necessarie.

Per riscaldamento e non solo: ecco i più importanti comparti

Metà dei consumi totali di energia hanno a che fare con riscaldamento e raffrescamento, e quasi un terzo sono dovuti ai trasporti. In quest’ultimo caso, i biocarburanti rappresentano ancor oggi l’unica forma di energia rinnovabile in grado di fornire un contributo pari al 3,2% dei consumi effettivi del settore (nel 2018). “Le bioenergie rappresentano quindi una fonte energetica importante, che può contare su tecnologie mature e un solido retroterra industriale, costituito da migliaia di impianti, in genere di taglia medio-piccola, presenti sull’intero territorio nazionale”.

In Italia i più importanti comparti per le bioenergie sono costituiti dalla produzione di: calore da biomasse solide (usi civili e industriali); elettricità da biomasse solide, biogas e bioliquidi; biocarburanti liquidi (come biodiesel ed etanolo) da colture dedicate; biometano da biomasse fermentescibili.

biomassa e bionenergie

Foto di PublicDomainPictures da Pixabay

Bioenergie e agricoltura: l’importanza della sostenibilità e il potenziale del biometano

La bioenergia è sì una fonte rinnovabile continua e programmabile, ma non è inesauribile. Ed è in questo senso che occorre puntare a uno sviluppo improntato sulla sostenibilità ambientale. Va ricordato che la principale fonte di biomasse per la produzione energetica è il settore agricolo, compresa la zootecnica, e il comparto forestale e agroindustriale.

Questa sostenibilità va tradotta in un impiego di risorse di biomassa “con un un ritmo tale da permettere ai cicli naturali di ricostituirle, senza alterare gli ecosistemi e, soprattutto, senza entrare in conflitto con la produzione di alimenti e mangimi per l’uso del suolo agricolo o la destinazione d’uso dei prodotti”, segnala ancora ENEA.

Il fattore della sostenibilità va applicato anche a uno dei settori più interessanti: la produzione di biometano. In attesa che la mobilità elettrica si sviluppi, è importante veicolare quella tradizionale in modo che sia sempre più sostenibile. Ma soprattutto occorre pensare a carburanti più green per il traffico merci, dai camion agli aerei alle navi. Questo tipo di biocarburanti potrà costituire l’unica alternativa possibile per la decarbonizzazione del trasporto aereo, che già contribuisce al 10% circa dei consumi totali del settore e di cui si prevede per il futuro una notevole crescita.

L’Europa, tra l’altro, è il principale produttore di biometano a livello globale, con Germania, Regno Unito, Italia, Francia e Svezia come mercati chiave. Ma è ancora una componente molto piccola del mix di approvvigionamento di gas: occorre svilupparlo maggiormente ed è da qui che si deve sviluppare l’interesse per i biocarburanti avanzati e i cosiddetti biocarburanti “drop-in”, sostanzialmente analoghi ai combustibili di origine fossile e ottenuti, con diverse tecnologie, sia da materie prime di origine agricola che da biomasse residuali.

“La riconversione degli impianti biogas esistenti ha un potenziale produttivo di biometano pari a circa 3,5 miliardi di SMC (Standard metri cubi) e potrà stimolare investimenti privati per circa 5 miliardi di euro, favorendo entrate fiscali per circa 1 miliardo di euro”, ha affermato Piero Gattoni, Presidente CIB – Consorzio Italiano Biogas, in una recente audizione alla Camera. Lo stesso Consorzio ha messo in luce che lo sviluppo del biometano agricolo può contare anche su un impatto positivo in termini occupazionali con un incremento di nuovi posti di lavoro stabili di circa 16mila occupati, ai quali si deve aggiungere un incremento di quelli indiretti, pari a circa 70-80 mila occupati.

Per il settore agricolo la possibilità di usufruire di risorse aggiuntive per sviluppare appieno il potenziale offerto dal biometano permetterà di rafforzare la multifunzionalità delle aziende, di evitare fenomeni di abbandono delle zone rurali e contribuire attivamente al contrasto al fenomeno di desertificazione dei suoli e di dissesto idrogeologico.

La spinta verso l’ammodernamento del parco macchine aziendale, verso lavorazioni e tecnologie innovative consentirà di ottenere produzioni agroalimentari sempre più sostenibili, favorendo la competitività delle nostre imprese e del Made in Italy. Da qui l’importanza dell’unione tra bioenergie e agricoltura, e in particolare il valore prospettico che potrebbe avere il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, capace di rappresentare “un’importante opportunità per indirizzare gli investimenti in progetti immediatamente cantierabili nella filiera agricola e agroindustriale italiana”.

Andrea Ballocchi

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