La Commissione Europea nega al ministero della Salute la deroga ai limiti per la potabilità. E impone ordinanze per vietarne l'uso alimentare. Il Lazio è la regione più colpita
La Commissione Europea dice “no” a qualsiasi deroga all’innalzamento dei limiti chiesti dall’Italia sulla concentrazione di arsenico nelle acque a uso alimentare. Secondo l’Ue, che ha adottato questa decisione il 28 ottobre scorso, cifre superiori ai 10 microgrammi di arsenico per litro possono determinare rischi per la salute dei cittadini, sino all’insorgenza del cancro.
Il provvedimento della Commissione Europea potrebbe costituire un serio problema per molte amministrazioni italiane: i sindaci di 128 comuni, suddivisi in 5 regioni, potrebbero infatti trovarsi costretti a vietare di bere l’acqua dal momento che negli acquedotti c’è una concentrazione elevata di arsenico, talvolta con valori massimi di 50 microgrammi per litro mentre la legge ne permette al massimo 10.
In cima alla lista delle regioni interessate si colloca il Lazio, seguito da Toscana, Trentino, Lombardia e Umbria. Proprio per queste regioni il 2 febbraio 2010 l’Italia aveva chiesto una deroga riguardante i parametri di arsenico sostenendo che i quantitativi fuori norma sono tali per cause naturali e che la fornitura di acqua non può essere garantita con mezzi alternativi.
Alla luce della decisione presa dalla Commissione Europea, i comitati per l’acqua pubblica delle province di Roma e Latina, secondo quanto riportato anche da La Provincia, invitano le istituzioni locali ad adottare immediate contromisure per rispettare le disposizioni Ue e, soprattutto, a far sì che non siano più necessarie le deroghe alla normativa.