Wise Society : Arriva il mobility manager scolastico per regolare gli spostamenti di studenti e prof

Arriva il mobility manager scolastico per regolare gli spostamenti di studenti e prof

di Fabio Di Todaro
24 Febbraio 2016

Tra i suoi compiti quello di coordinare gli spostamenti casa-scuola-casa del personale scolastico e degli alunni, favorire la mobilità dolce. e dire addio alla sedentarietà

Ha un’identità ancora piuttosto sfumata, ma ciò che farà nel momento in cui s’affaccerà nelle scuole dei nostri figli è già chiaro: coordinare tutti i loro spostamenti, e quelli dei loro insegnanti, in un’ottica di sostenibilità. Ovvero: più mezzi pubblici e meno auto, maggiore spazio alle biciclette e non alle quattro ruote. Entro questi confini si muoverà il mobility manager scolastico, una figura specifica che dovrà facilitare gli spostamenti di chi quotidianamente frequenta le scuole (di ogni ordine e grado), da settembre a giugno. A giovarsi della sua entrata in scena – il campo di attività sarà definito nei prossimi due mesi dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (Miur) – saranno tutti i cittadini, visto che il traffico è sensibilmente più corposo nel periodo di apertura delle scuole.

ECCO QUALI SARANNO I SUOI COMPITI – L’Italia, dopo diverse insistenze registrate da Bruxelles, ha introdotto la figura del mobility manager scolastico attraverso la legge 221 del 2015, in vigore dallo scorso due febbraio. Quanto ai compiti, ne sono stati individuati già diversi. Il mobility manager (da individuare all’interno della rosa dei docenti) dovrà organizzare e coordinare gli spostamenti casa-scuola-casa del personale scolastico e degli alunni, coordinarsi con gli altri istituti scolastici presenti nel medesimo comune, segnalare all’ufficio scolastico regionale eventuali problemi legati al trasporto dei disabili. Tra le mansioni di sua competenza anche la messa a punto di azioni che possano favorire l’utilizzo della bicicletta e di servizi di noleggio di veicoli elettrici o a basso impatto ambientale. Il mobility manager dovrà, inoltre, verificare soluzioni, con il supporto delle aziende che gestiscono i servizi di trasporto locale, su gomma e su ferro, per il miglioramento dei servizi e l’integrazione degli stessi. Esperienze simili sono state già attivate in alcuni Comuni, tra i quali Reggio Emilia, Alcamo e Torino e in alcune scuole di altri comuni italiani aderenti al progetto “Progetto di introduzione nelle scuole superiori della figura del mobility manager studentesco – Mobilità di Classe”, sviluppato da Legambiente ed Euromobility con la collaborazione di FIAB e #Salvaciclisti. L’obiettivo: promuovere tra i ragazzi un’abitudine agli spostamenti collettivi o non motorizzati, diffondere una cultura della mobilità sostenibile, facilitare tra gli studenti esperienze partecipative tese al miglioramento della qualità urbana.

L’OBIETTIVO È DIRE ADDIO ALLA SEDENTARIETÀ – L’obiettivo è quello di contribuire all’abbattimento dei livelli di inquinamento atmosferico ed acustico, ridurre i consumi energetici e l’uso individuale dell’automobile, aumentare i livelli di sicurezza del trasporto e della circolazione stradale. Tutto ciò, come indicato nel comma sei della legge, dovrà «essere realizzato senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica». Invece per altre iniziative dello stesso tenore – dal piedibus alla condivisione di auto e biciclette (car e bike-sharing, car e bike-pooling) – il Parlamento ha stanziato 35 milioni di euro. Anche in questo caso, tutti i progetti sono finalizzati anche alla realizzazione di percorsi protetti per gli spostamenti, anche collettivi e guidati, tra casa e scuola. Così come di programmi di educazione e sicurezza stradale, di riduzione del traffico, dell’inquinamento e della sosta degli autoveicoli, al fine di contrastare problemi derivanti dalla vita sedentaria. Fin qui gli obiettivi, perché l’approvazione della legge ha ridato fiato anche agli (tanti) scettici.

MA NELLE AZIENDE LA SITUAZIONE E’ ANCORA A MACCHIA DI LEOPARDO – La figura del responsabile della mobilità (introdotta dal ministro dell’Ambiente Edo Ronchi nel 1998) è obbligatoria nelle aziende con più di trecento dipendenti (ma non esistono sanzioni per quelle imprese che non lo hanno, pur rientrando nella categoria). E se si considera che una scuola mobilita almeno il doppio delle persone non ci si può stupire del futuro a cui va incontro l’Italia. I dubbi, semmai, riguardano l’approccio culturale degli italiani. Se in alcune città la sostenibilità negli spostamenti è già d’attualità da diversi anni, in altre (sopratutto al Sud) ancora troppe persone continuano a usare l’auto anche per svolgere i compiti più banali: comprare il giornale, fare una piccola spesa, andare al bar. Il problema è anche finanziario. Quanto alla scuola, i timori sono rappresentati dal rischio che la svolta rimanga soltanto sulla carta. Non sono infatti previsti fondi per la formazione dei futuri mobility manager, seppur necessaria visto che molti docenti ignorano le competenze necessarie a occupare il suddetto incarico. «Dietro l’istituzione di questa figura non c’è una strategia – afferma Adriana Bizzarri, responsabile del settore scuola di Cittadinanzattiva -. Si tratta soltanto una brillante idea che non ha gambe. Il rischio che tutto muoia sul nascere è concreto». Mobility manager scolastico: la svolta è imminente o trattasi soltanto dell’ennesimo annuncio dato in pompa magna?

Twitter @fabioditodaro

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