Il sistema di monitoraggio aereo dello stato di salute dei moduli è stato messo a punto da un gruppo di ricercatori del Politecnico di Milano
Alle molte attività che già i droni possono fare, se ne aggiunge un’altra: il monitoraggio degli impianti fotovoltaici. Lo studio è stato messo a punto da quattro ricercatori del Politecnico di Milano (Grimaccia, Leva, Mussetta, Aghaei) ed è stato pubblicato sul Journal of Photovoltaics con il titolo “Light Unmaneed Aerial Vehicles (UAVs) for Cooperative Inspection of PV Plants”. I droni, che montano sensori di vario tipo (fotocamere, termocamere e sensori ottici), sorvolando i moduli degli impianti fotovoltaici di ogni genere e dimensione, ne effettuano un monitoraggio puntuale e affidabile in modo veloce e sicuro.
Secondo i ricercatori – che hanno un progetto di collaborazione con l’azienda torinese Nimbus, attiva da anni nel settore dei velivoli senza pilota e che ha già ottenuto diversi permessi di volo dall’Enac – il valore aggiunto del sistema consiste nella possibilità di utilizzare contemporaneamente sensori diversi e di poterli combinare a piacere a seconda delle necessità, per una corretta e rapida identificazione del guasto o altra anomalia.
I moduli fotovoltaici sono infatti componenti chiave degli impianti fotovoltaici perché responsabili della conversione della radiazione solare in energia elettrica. Un buon monitoraggio dei moduli risulta quindi cruciale per una tempestiva ed efficace manutenzione dell’impianto, così da ottenere le migliori prestazioni possibili e programmare al meglio attività di manutenzione straordinarie o eventuali revamping dell’impianto».
Al Politecnico di Milano sottolineano che «I difetti dei moduli fotovoltaici possono essere visibili ad occhio nudo come ad esempio delaminazione, bolle, incrinature, ingiallimenti, disallineamenti, corrosioni e ossidazioni. Questi difetti possono essere individuati facilmente con una foto/videocamera e sono spesso dovuti a condizioni ambientali ostili quali salsedine, grandine, neve, polvere, gas corrosivi. Altri difetti sono invece propriamente difetti di fabbricazione come ad esempio le “bave di lumaca” e le microrotture. Questi difetti sono quelli che maggiormente pregiudicano le prestazioni di un impianto e possono essere meglio ispezionabili con l’ausilio di sensori ottici avanzati e termocamere».