Wise Society : Apollo si muove con il sole

Apollo si muove con il sole

di Sebastiano Guanziroli
20 Settembre 2010

Il nuovo protipo di veicolo a energia solare ha vinto il record mondiale di percorrenza con chilowattora. Un successo tutto italiano. Progettato da un team di studenti e ricercatori del Politecnico di Milano. Accademici che non vivono nel mondo delle idee. Ma sono scesi in campo per proporre soluzioni concrete. Per un futuro pulito

Storia di un successo italiano, esempio di collaborazione tra mondo dell’università e della ricerca, aziende e settore pubblico, che però non avrebbe potuto diventare di successo senza l’entusiasmo, l’impegno e le idee degli studenti.

Team “Mecc-Sun”

La storia è quella del Team “Mecc-Sun” del Dipartimento di Meccanica del Politecnico di Milano, supportato dalla Fondazione Politecnico e dalla Facoltà di Ingegneria Industriale, che nei mesi scorsi ha raccolto grandi risultati a livello mondiale con un prototipo di veicolo a energia solare. Il veicolo, chiamato Apollo, ha partecipato alla Shell Eco-marathon, una competizione che coinvolge giovani progettisti e studenti di formazione tecnica perché sviluppino nuovi approcci alla mobilità sostenibile: in sostanza, progettare e costruire veicoli che utilizzino la minor quantità di carburante per percorrere la maggior distanza possibile.

 

Prof. Giampiero Mastinu, Politecnico di MilanoIn quell’occasione, nel giugno scorso, Apollo ha superato il record mondiale di percorrenza con un chilowattora: 796 chilometri percorsi. Responsabile del team è Giampiero Mastinu, professore ordinario di Costruzione di veicoli presso la facoltà di  Ingegneria industriale del Politecnico di Milano.

 

Com’è strutturata la vostra squadra?


Il team è composto da me, che sono il referente scientifico, e da una serie di colleghi che si occupano di questioni specifiche, in particolare l’ingegnere Gianmarco Galmarini responsabile del Dottorato di Ricerca sul tema dei veicoli ecologici e che gestisce la squadra. E poi ci sono gli studenti, tesisti e tirocinanti, che vivono questo progetto come un’attività che trascende la normale preparazione universitaria: è una scuola di vita, perchè gli sono stati dati un obiettivo e dei mezzi, e loro hanno dovuto organizzarsi per raggiungerlo. In tutto circa quindici persone, di esempio per tutti gli altri allievi del Politecnico.

 

Quanto lavoro c’è dietro i vostri successi?


I ragazzi hanno iniziato il percorso tre anni fa. Siamo partiti da un foglio bianco e da lì abbiamo costruito un intero progetto, dall’ideazione al disegno alla realizzazione. Un lavoro fatto con spirito di squadra e collaborazione. Io dico sempre ai ragazzi che la competizione la si vince nei mesi precedenti, perché niente può essere lasciato all’improvvisazione e all’ultimo minuto. E’ con questa filosofia che abbiamo raggiunto i nostri risultati.

Apollo alle prove

Quanto è importante per gli studenti partecipare a competizioni all’estero come queste?


I ragazzi oggi sono già abituati alle esperienze all’estero. Io, ai miei tempi, ne ero invece molto colpito. La cosa a cui non sono ancora abituati, però, è ad impegnarsi al massimo, e questa è la parte più educativa che viene offerta loro: noi mettiamo i mezzi, i fondi, la didattica, e poi gli diciamo: datevi da fare. Alcuni hanno il coraggio di lanciarsi nella sfida…

 

ApolloRiceve la giusta attenzione un progetto come il vostro, o il rischio è che l’esperienza maturata dagli studenti finisca all’estero insieme a loro?


Il mercato del lavoro ormai è globale, tanti vanno all’estero, ma tanti restano. Le nostre istituzioni sono impegnate a valorizzare queste esperienze e a portare nel mondo dell’industria le nostre ricerche. In questo momento, per esempio, siamo coinvolti in un progetto della Regione Lombardia sui veicoli elettrici. Certo, il nostro team ha bisogno di decine di migliaia di euro all’anno, e noi non possiamo permetterci di sprecare nemmeno una vite. I fondi sono in parte pubblici, ma in gran parte li reperiamo noi stessi con i contratti di sponsorizzazione con le aziende con cui collaboriamo, che ad esempio ci regalano i materiali. Abbiamo solo il necessario e siamo comunque al top, a dimostrazione del fatto che non servono solo i fondi, ma soprattutto il lavoro e le idee.

 

Perché la scelta di lavorare sulla mobilità sostenibile?


Perché è un tema importante. Le cose che facciamo ci consentono di presentarci alle aziende con le competenze derivate dalle competizioni che abbiamo affrontato. Noi lavoriamo per la società, e dobbiamo incrementarne le conoscenze e la qualità della vita: non siamo accademici che corrono dietro alle loro idee, viviamo in una società che sta andando verso la sostenibilità e noi dobbiamo dare il nostro contributo.

 

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