L'agroforestazione rappresenta un modello agricolo innovativo, in grado di promuovere un'agricoltura più sostenibile, resiliente e redditizia, apportando benefici e vantaggi significativi all'ambiente, all'economia e alla società
Negli ultimi anni, l’attenzione verso pratiche agricole sostenibili ha portato a riscoprire e valorizzare l’agroforestazione, o agroselvicoltura, come soluzione innovativa per la gestione del suolo e delle risorse naturali. Il termine deriva dall’inglese “agroforestry” ed indica la combinazione di alberi, colture e allevamento in uno stesso appezzamento di terra, offrendo un’alternativa ecologica all’agricoltura intensiva e garantendo numerosi benefici ambientali ed economici. Questo sistema infatti non solo permette una produzione agricola più diversificata, ma contribuisce anche a migliorare la qualità del suolo e a ridurre la dipendenza dai fertilizzanti chimici. Insomma, l’adozione di queste pratiche può rappresentare una chiave fondamentale per affrontare le sfide ambientali ed economiche dei prossimi decenni, favorendo un’agricoltura più equa e rigenerativa. Andiamo allora a scoprire di più su questo metod scoprendo innanzitutto – e nel dettaglio – cos’è l’agroforestazione.

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Cos’è l’agroforestazione?
L’agroforestazione è un sistema di coltivazione che combina ed integra alberi, arbusti, piante e colture in uno stesso spazio per creare un ecosistema equilibrato, produttivo e sostenibile, simile a quello di una foresta naturale. Può essere applicata in diversi contesti, dall’agricoltura tradizionale a quella rigenerativa, e si integra perfettamente con la permacultura, che è un sistema più ampio di progettazione ecologica.
La permacultura è infatti un metodo progettuale che punta a creare insediamenti duraturi, il più possibile simili ad ecosistemi naturali, sviluppando rapporti di sostegno reciproco tra gli elementi dell’ambiente e i bisogni delle persone, puntando alla sostenibilità a lungo termine, promuovendo la biodiversità, riducendo l’impatto ambientale e, dulcis in fundo, anche i costi di manutenzione. Grazie alla permacultura, è possibile produrre cibo, fibre ed energia per i bisogni della popolazione locale, copiando e preservando gli ecosistemi naturali.
Nella permacultura, l’agroforestazione viene spesso utilizzata per creare ambienti resilienti e autosufficienti, dove le piante si supportano a vicenda in un ciclo naturale, riducendo il bisogno di interventi umani e favorendo un’agricoltura sostenibile a lungo termine.
Questi sistemi agroforestali in passato erano la norma ed in realtà lo sono ancora in quelle parti di mondo non toccate dalla meccanizzazione agricola. Nei Paesi ad agricoltura intensiva come l’Unione Europea, invece, a partire dagli anni ‘50 e ‘60 del secolo scorso la tendenza alla monocoltura ha determinato una drastica riduzione dei sistemi agroforestali.

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Tipologie di agroforestazione
Esistono diverse tipologie di agroforestazione, ciascuna adatta a specifici contesti climatici ed esigenze produttive. L’Associazione Italiana di Agroforestazione (AIAF) distingue 5 principali tipologie di sistemi agroforestali:
- Sistemi silvoarabili, in cui si sviluppano specie arboree (da legno, da frutto o altro prodotto), e specie erbacee colturali. Combinando alberi e coltivazioni erbacee, si migliora la qualità del suolo e si riduce l’erosione. Questo sistema consente una maggiore efficienza nell’uso delle risorse e un aumento della produttività complessiva.
- Sistemi silvopastorali, in cui allevamento di bestiame e arboricoltura (da legno o frutto) convivono nella stessa area, offrendo ombreggiatura e protezione agli animali e migliorando la fertilità del suolo attraverso il ciclo dei nutrienti.
- Sistemi lineari, in cui siepi, frangivento o fasce tampone ai bordi dei campi, fungono da confini tra i diversi campi e svolgono una funzione di tutela per gli agro-ecosistemi e di difesa per le superfici agricole o di corsi d’acqua;
- Fasce ripariali, in cui specie arboree e arbustive si mettono agli argini dei corsi d’acqua, per proteggerli da degrado, erosione ed inquinamento;
- Coltivazioni in foresta, che comprendono la coltivazione di funghi, frutti di bosco e prodotti non legnosi in genere, nella foresta.

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Agroforestazione: vantaggi e svantaggi
Questo approccio, ispirato ai meccanismi naturali degli ecosistemi, è sempre più al centro del dibattito sulla sostenibilità agricola. Tuttavia, come ogni sistema complesso, presenta sia benefici significativi che alcune criticità. Analizzare i vantaggi e gli svantaggi dell’agroforestazione è essenziale per comprenderne il reale potenziale e le sfide da affrontare nella sua applicazione su larga scala.
Benefici e vantaggi ambientali
Tra i vantaggi ambientali dell’agroforestazione troviamo:
- Sequestro del carbonio: l’integrazione di alberi nelle pratiche agricole contribuisce all’assorbimento di maggiori quantità di CO₂, aiutando a mitigare i cambiamenti climatici.
- Miglioramento della fertilità del suolo: la presenza di alberi arricchisce e mantiene la fertilità del suolo nel tempo, grazie all’apporto di materia organica e alla fissazione dell’azoto da parte di alcune specie arboree.
- Conservazione della biodiversità: i sistemi agroforestali creano habitat diversificati che favoriscono la presenza di varie specie vegetali e animali, contribuendo alla conservazione della biodiversità.
- Protezione del suolo e delle risorse idriche: l’agroforestazione riduce l’erosione del suolo e migliora la qualità dell’acqua, grazie alla vegetazione che protegge il terreno e regola il deflusso idrico.
- Resilienza climatica: l’integrazione di specie vegetali e animali ottimizza l’uso delle risorse e protegge le colture dagli eventi climatici estremi.
Ci sono però anche diversi benefici e vantaggi anche dal punto di vista economico, come ad esempio:
- Diversificazione delle entrate: integrando colture agricole con la produzione di legname, frutta o altri prodotti forestali, gli agricoltori possono diversificare le loro fonti di guadagno, aumentando la redditività.
- Riduzione dei costi: l’integrazione di alberi e colture, grazie ai processi naturali di miglioramento del suolo e controllo dei parassiti, può diminuire la necessità di input chimici esterni, come l’uso di fertilizzanti e pesticidi.
- Aumento della produttività a lungo termine: il suolo più fertile e l’ecosistema più equilibrato migliorano la resa agricola nel tempo.
L’agroforestazione, infine, porta con sé anche diversi benefici sociali. Ad esempio:
- Sostenibilità e sicurezza alimentare: l’agroforestazione promuove pratiche agricole sostenibili che possono essere mantenute nel tempo, garantendo sicurezza alimentare e protezione delle risorse naturali per le future generazioni, senza esaurire il suolo.
- Valorizzazione del paesaggio rurale: l’integrazione di elementi arborei nelle aree agricole migliora anche l’estetica del paesaggio, favorendo potenzialmente anche il turismo rurale.
- Miglioramento delle condizioni di vita nelle aree rurali: offre nuove opportunità lavorative e rafforza l’economia locale.
Svantaggi e criticità
Nonostante i numerosi benefici, l’agroforestazione presenta anche alcune sfide, tra cui tempi di ritorno economico più lunghi rispetto alle colture intensive – poiché gli alberi impiegano anni per crescere e produrre – a cui si aggiungono gli investimenti iniziali elevati, legati sia all’acquisto delle piante che alla formazione degli agricoltori, fattori che possono rappresentare un ostacolo alla diffusione su larga scala. Inoltre, la gestione di questi sistemi è più complessa e richiede conoscenze specifiche nella progettazione e nel mantenimento delle interazioni tra le diverse specie.

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L’agroforestazione sintropica
Partendo dallo studio dell’agroforestazione, l’agronomo Ernst Götsch, nato in Svizzera nel 1948, ha sviluppato l’idea dell’agricoltura sintropica. Il suo lavoro in Brasile, dove vive dai primi anni ‘80, ha portato alla conversione di grandi distese di terreni degradati in agroforestali produttive e diversificate, imitando modelli esistenti in natura. Nel giro di pochi anni, ha convertito oltre 1200 acri di terreni degradati in Brasile in una foresta pluviale produttiva.
Il suo obiettivo è quello di recuperare terreni poveri in un’ottica rigenerativa, senza input esterni, ma mettendo le piante in campo nelle condizioni di svilupparsi al meglio, come farebbero in natura. Si tratta di un vero e proprio cambiamento di prospettiva: per esempio, invece di cercare di aggiungere nutrimenti da fonti esterne (tramite irrigazione o uso di fertilizzanti), l’agricoltura sintropica imita e accelera i processi di successione naturale per catturare carbonio, acqua, nutrienti – tramite la fauna selvatica- e diversità in terreni degradati e non edificati. Oppure: attraverso una potatura pesante, si aggiunge biomassa al terreno, si trattiene naturalmente l’umidità, le chiome si aprono, aumentando la traspirazione e la capacità di catturare carbonio.
Invece di irrigare, infine, si introducono piante in grado di immagazzinare acqua e aumentare la traspirazione. Insomma: si mette la natura nelle condizioni di fare ciò che le riesce meglio, diffondersi in modo rigoglioso, facendo convergere l’energia in modo efficiente ed organizzato, sintropico appunto!
Paola Greco