Lo sciopero globale per il clima, lanciato dal movimento dei giovani attivisti per l'ambiente richiede l'intervento da parte dei leader mondiali, soprattutto del Nord del mondo, per invertire la rotta, limitando il riscaldamento globale e affrontando l’ingiustizia climatica
Agire ora, agire subito perché “Salvare il futuro non ha prezzo”, come recita lo slogan del nuovo Fridays for Future che si svolge in tutto il mondo il 24 settembre 2021. Un importante sciopero globale per il clima, lanciato dal movimento dei giovani attivisti per richiedere una rapida azione per il clima da parte dei leader mondiali, in particolare dei politici del Nord del mondo. E una mobilitazione necessaria a poco più di un mese dall’avvio di Cop26, la nuova Cop per il clima che si terrà in Scozia a partire dal 31 ottobre).
Perché uno sciopero del clima il 24 settembre
Nel mezzo delle crisi sanitaria, sociale ed economica in cui il mondo si trova, gli attivisti per il clima continuano a parlare dell’importanza di combattere per limitare il riscaldamento globale sotto ogni frazione di grado e di affrontare l’ingiustizia climatica in cui viviamo.
“Quest’anno – si legge sul sito di Friday for Future Italy (i cui portavoce Martina Comparelli e Giovanni Mori sono stati ospiti di un nostro Wise Talk), in autunno, si terrà la Cop 26, la conferenza mondiale a cui ogni Stato dovrà portare i propri impegni per la riduzione delle emissioni e per la risoluzione della crisi climatica. È necessario che i paesi del mondo collaborino fra loro, portando i loro obiettivi più ambiziosi. Sarà un momento storico”. Un momento storico cui i giovani mobilitati sotto l’egida della giovane attivista Greta Thunberg , sanno di dover puntare tutto sull’attivismo. “Su di noi- dicono – , giovani e adulti del 2021, pesa una responsabilità, ma anche una grande opportunità: cambiare la storia prima che essa cambi noi. Uniamo le energie e la passione in un unico grande momento coordinato in tutto il mondo, prima della Cop 26: venerdì 24 settembre 2021”.
Una sorta di chiamata a raccolta cui hanno già aderito 130 gruppi locali, che intendono coinvolgere amici, classe, colleghi e familiari, senza perdere tempo.
I giovani chiedono che siano rispettati gli Accordi di Parigi per restare entro 1.5 gradi evitando le conseguenze più gravi della crisi climatica. Dai calcoli dell’ultimo rapporto IPCC del 9 agosto 2021, il sesto Assessment Report, all’attuale tasso di emissioni, la quantità di CO2 (il nostro carbon budget) che possiamo ancora emettere per avere 2 possibilità su 3 di non superare quella soglia si esaurirà tra circa sette anni. È quindi l’ultima chiamata per azzerare le nostre emissioni entro questo lasso di tempo e poter mirare davvero alla carbon neutrality nel 2050.
Il FFF del 24 settembre invoca la giustizia climatica intersezionale
In questo nuova “edizione” dello sciopero globale del clima, il movimento giovanile sta mettendo un’enfasi particolare sulle diseguaglianze e le ingiustizie tra i Paesi e anche all’interno degli Stati stessi. “Siamo unitə nella nostra lotta – dicono – per la giustizia climatica, ma dobbiamo riconoscere che non tuttə ne subiamo le stesse conseguenze, né per tipo né per gravità”.
Che cosa sono i Mapa
Gli attivisti sottolineano, infatti, come la crisi climatica non sia una crisi isolata. Tensioni socio-economiche come il razzismo, il sessismo, l’abilismo, le disparità sociali ed economiche, sono tutti fenomeni che amplificano gli impatti della crisi climatica e che, viceversa, saranno amplificati da essa. E così si parla anche di MAPA (Most Affected People and Areas, le persone e le aree più colpite) che sono gli esseri umani e le zone che stanno già vivendo le conseguenze peggiori della crisi climatica senza possibilità di adattamento.
Nel pieno di una crisi climatica, un’estinzione di massa delle specie viventi, una pandemia globale, spicca anche una serie di crisi dovute a questioni di disparità socio-economica e di altro genere. Gli stessi paesi che sono più colpiti dalla crisi climatica sono anche tra i più colpiti dalla pandemia da Covid-19 e vengono sistematicamente privati delle risorse necessarie per risolvere la crisi sanitaria. La pandemia, in aggiunta alle altre questioni politiche e socio-economiche di lunga data, continua a devastare i MAPA e rende difficile alle comunità e alle organizzazioni locali mobilitarsi per la giustizia climatica e sociale.
La crisi climatica e l’ingiustizia, nel focus di Friday for Future
Ma è sempre la crisi climatica al centro delle preoccupazioni dei giovani. Anche perché le crisi sono concatenate. I disastri climatici continuano a causare sfollati interni e migranti climatici che, tuttavia secondo il diritto internazionale, non sono ancora considerati “rifugiati veri e propri”. Lottare per la giustizia climatica significa affrontare questi problemi, e lottare attivamente per un mondo in cui nessuno venga lasciato indietro.
La crisi del clima e della biodiversità sta causando un’estinzione senza precedenti della vegetazione e della fauna locale, e sta distruggendo interi ecosistemi. Circa il 40% delle specie vegetali nel mondo sono a rischio di estinzione a causa delle emissioni antropogeniche di CO2, che sono principalmente il risultato dello sfruttamento e della combustione di combustibili fossili. La deforestazione è attualmente responsabile di circa il 10% delle emissioni globali di CO2. Per raggiungere la giustizia climatica dobbiamo proteggere il mondo naturale dall’avidità delle aziende e dei governi, rendendo l’Ecocidio un crimine internazionale.
Le gravi responsabilità del Nord globale
Il Nord globale è responsabile di circa il 92% delle emissioni in eccesso e ciò lo rende il maggior colpevole della crisi climatica e ambientale. Lo sfruttamento di lunga data delle persone e delle risorse presenti nei paesi MAPA ha causato un riscaldamento globale senza precedenti, il collasso degli ecosistemi e un’enorme disuguaglianza, poiché le persone più colpite nelle zone più colpite stanno già soffrendo per l’aumento di fenomeni quali siccità, desertificazione, inondazioni, frane, ondate di calore mortali, fame, perdita delle proprie case, malattie e altro ancora e tutto questo non fa che acuire il fenomeno dell’apartheid climatico.
Molti percorsi verso l’azzeramento delle emissioni (il fantomatico “Net Zero”, il raggiungimento delle zero emissioni nette) comportano effetti collaterali rischiosi per le popolazioni locali o permettono alle aziende e ai governi di pagare per progetti di “rimozione dell’anidride carbonica dall’atmosfera” senza assumersi la loro responsabilità di tagliare le loro emissioni.
Per evitare le conseguenze peggiori della crisi climatica ed ecologica, dobbiamo tagliare drasticamente le nostre emissioni, il che significa disinvestire dai combustibili fossili e porre fine alla loro estrazione, combustione e utilizzo, soprattutto nel Nord globale. Gli ultimi studi hanno dimostrato che l’1% della popolazione più ricca emette più del doppio del 50% della popolazione più svantaggiata dal punto di vista economico.
La crisi climatica deve essere anche affrontata reimmaginando i flussi finanziari nel mondo. Qualsiasi discussione sulla climate finance inizia con il riconoscimento da parte del Nord globale del suo debito verso i MAPA, che deriva sia dagli impatti in corso causati dalla crisi climatica, sia dal saccheggio sistematico dei paesi MAPA che avviene ancora oggi ed è avvenuto nel corso del tempo. Il debito climatico verso i MAPA dovrebbe essere ripagato attraverso riparazioni e supporto obbligatorio ai processi di mitigazione e adattamento definiti e guidati dalle comunità in prima linea.
La cancellazione del debito dei paesi MAPA: è un’azione minima indispensabile richiesta ai paesi del Nord globale per saldare il loro debito per i danni e i traumi causati ai paesi del Sud globale.
Come partecipare allo Sciopero globale per il clima
Le piazze italiane, come quelle di migliaia di altre città del mondo, si riempiranno di giovani venerdì 24 settembre. Giovani che, in questo sciopero in forma statica e in osservanza alle normative anti-Covid, chiedono di aiutarli e di agire. Per partecipare, basta andare sul sito e recarsi nella piazza più vicina.
Il messaggio dei Friday for future per i leader mondiali
- I paesi del Nord globale devono abbattere drasticamente le emissioni disinvestendo dai combustibili fossili e ponendo fine all’estrazione, alla combustione e all’utilizzo degli stessi. Abbiamo bisogno di piani concreti e bilanci di CO2 (carbon budget) annuali e dettagliati, con tabelle di marcia e obiettivi progressivi che ci garantiscano di arrivare ad azzerare le emissioni nei tempi necessari per arrestare il cambiamento climatico rispettando i principi di giustizia ed equità.
- I paesi colonizzatori del Nord globale hanno un debito climatico da risarcire ai paesi del Sud del mondo per le disparità di emissioni storiche prodotte nel tempo. Si può iniziare potenziando un sistema di finanza climatica che applichi riparazioni climatiche di matrice antirazzista, cancellando il debito, soprattutto per i danni causati dagli eventi meteorologici estremi, e stanziando fondi per l’adattamento indispensabili per le comunità.
- Impegnarsi per una ripresa veramente globale dalla pandemia da Covid-19 assicurando un’equa distribuzione dei vaccini in tutto il mondo e sospendendo le restrizioni sui brevetti legati ai vaccini e alle cure anti-Covid19. Questo passo è essenziale per una ripresa globale, sostenibile e giusta.
- Riconoscere la crisi climatica come una minaccia concreta per la sicurezza dell’umanità e garantire i diritti umani dei rifugiati climatici nel diritto internazionale.
- Riconoscere il ruolo fondamentale della biodiversità per la vita e la cultura delle comunità indigene e impegnarsi a rendere l’Ecocidio un reato perseguibile a livello internazionale.
- Fermare la violenza e gli atti criminali nei confronti dei popoli indigeni, i piccoli agricoltori, i piccoli pescatori e altri difensori dell’ambiente e della terra. Il loro lavoro è da sostenere: sono i nostri difensori e vanno ascoltati e rispettati.
Maria Enza Giannetto