Wise Society : Vegetariani e carnivori uguali: stesso tasso di mortalità

Vegetariani e carnivori uguali: stesso tasso di mortalità

di Fabio Di Todaro
24 Marzo 2016

Le conclusioni di uno studio condotto dall'Università di Oxford ribadiscono l'importanza di una dieta varia ed equilibrata. Sì alla carne, ma non oltre due volte a settimana

Vegetarianismo: chi lo pratica (in Italia l’otto per cento della popolazione), non vive più a lungo rispetto al resto della popolazione onnivora. È il dato che emerge da una ricerca epidemiologica pubblicata sull’American Journal of Clinical Nutrition, che ha visto coinvolte oltre sessantamila persone residenti nel Regno Unito, arruolate in due grandi studi prospettici di popolazione: l’Oxford Vegetarian Study e l’EPIC-Oxford (European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition-Oxford). Preso atto delle analisi che hanno a più riprese dimostrato che i vegetariani – e più in generale chi mangia poca carne – sviluppano meno frequentemente alcune malattie croniche rispetto ai forti mangiatori di alimenti di origine animale, da questo lavoro gli scienziati dell’università di Oxford puntavano a far emergere le differenze nei tassi di mortalità tra le diverse categorie di consumatori. È stato preso in esame un numero congruo di individui, ma il risultato finale ha restituito uno scenario omogeneo.

LA DIETA NON MODIFICA I TASSI DI MORTALITÀ – La notizia ha assunto rilievo sulla stampa nazionale ed estera anche in ragione della pronuncia da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sulla cancerogenicità delle carni conservate. In questo caso, però, l’analisi epidemiologica non ha riguardato soltanto le morti provocate dai tumori. I partecipanti alla ricerca – coordinati da Timothy Key, operativo nell’unità di epidemiologia del cancro – erano quasi equamente suddivisi tra mangiatori assidui di carne (almeno cinque volte alla settimana), consumatori meno abituali (meno di cinque volte a settimana), persone che mangiavano il pesce (ma non la carne) e vegetariani (tra cui una piccola quota di vegani). Complessivamente sono stati contati, in poco più di trent’anni di osservazione, 5294 decessi in persone di età inferiore a novant’anni. Nessuna differenza significativa, però, è emersa per tutte le cause (18 quelle prese in considerazione) di mortalità nei diversi gruppi presi in esame. I vegetariani e i vegani, dunque, non sembrano avere una vita più lunga rispetto al resto della popolazione.

NEI VEGETARIANI ALCUNE MALATTIE SONO PERÒ MENO FREQUENTI – Al contempo, però, come specificato dagli stessi autori della pubblicazione, «si è osservato che i vegetariani e altre persone che non mangiano carne hanno tassi di incidenza inferiori di alcune malattie croniche rispetto a chi non rinuncia alla carne». Ma, ultimi dati alla mano, non è possibile affermare che questo riscontro si traduca in una mortalità ridotta. Per alcune malattie, anche lo studio in questione ha evidenziato differenze significative di rischio di insorgenza nei consumatori abituali di carne, in particolare di decesso per quelle circolatorie. Tassi più bassi relativi alle malattie respiratorie hanno riguardato invece i consumatori di carne, ma nulla che permetta di evidenziare un correlazione diretta tra le abitudini alimentari e l’insorgenza di condizioni tipiche dell’età adulta, quali l’asma e la broncopneumopatia cronico ostruttiva. Quanto ai tumori, nel complesso i tassi di mortalità sono risultati inferiori del 18 per cento nei pesco-vegetariani (i vegetariani che però consumano il pesce). Nello specifico, il tumore del pancreas, i linfomi e le leucemie hanno dimostrato avere un tasso di mortalità inferiore del cinquanta per cento tra i pazienti che consumavano poca carne.

LE INDICAZIONI NON CAMBIANO: PRUDENZA COI CONSUMI DI CARNE – Lo studio ha evidenziato in maniera descrittiva una serie di dati di cui tenere conto, ma senza fornire alcuna interpretazione. Quali scelte adottare allora a tavola? Il consumo di carne deve essere moderato, senza necessariamente arrivare al vegetarianismo. Una dieta troppo ricca in grassi è responsabile di un aumento del rischio cardiovascolare. Gli eccessi vanno evitati pure per limitare l’apporto di proteine, visto che quelle assunte in eccesso vengono trasformate e stoccate sotto forma di zuccheri e grassi. Ma diventare vegetariani o vegani, se non per ragioni etiche, non è necessario. «Tra chi segue una dieta vegetariana e chi rispetta la dieta mediterranea, mangiando la carne, il rischio di sviluppare un tumore varia circa dell’otto per cento – ricorda Margherita Caroli, pediatra nutrizionista e responsabile dell’unità operativa di igiene della nutrizione dell’Asl di Brindisi -. La differenza può essere spiegata con un maggiore apporto di antiossidanti nel primo gruppo. Agli onnivori basta rivedere l’apporto di frutta e verdura per mettersi sullo stesso piano di rischio della popolazione generale».

Twitter @fabioditodaro

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