La Commissione europea non autorizzerà nuove colture fino al 2014. A circa due settimane dalle elezioni politiche, gli organismi geneticamente modificati tornano nell'occhio del ciclone
A circa due settimane dalle elezioni politiche, si riaccende il dibattito sugli ogm e il confronto fra quei consumatori che ne invocano l’abolizione a livello nazionale e chi porta invece avanti le ragioni della scienza e dell’economia, evidenziando che non sussiste alcun rischio dal punto di vista della sicurezza alimentare.
La Commissione europea ha deciso, proprio in questi giorni, di congelare le autorizzazioni di nuove colture Ogm fino a metà del 2014. Il Ministro per le Politiche agricole e alimentari, Mario Catania, ha subito chiesto al suo collega responsabile dell’Ambiente, Corrado Clini, di considerare la possibilità di inserire nel regolamento una clausola di salvaguardia per la coltivazione in Italia degli organismi geneticamente modificati.
Una prospettiva vista da Coldiretti come strumento utile a prevenire gli effetti pregiudizievoli che potrebbero discendere da un’eventuale ed illecita semina di varietà Ogm: «Il ricorso a tale clausola – ricorda il presidente Sergio Marini – è già stato richiesto in più occasioni dalle amministrazioni regionali ed è uno strumento esercitato da alcuni Stati membri dell’Unione in relazione a nuove evidenze scientifiche che evidenziano l’impatto degli Ogm anche su aspetti diversi da quelli economici».
Futuragra, associazione composta da imprenditori agricoli e supportata da consulenti scientifici, nata per confrontarsi con le tematiche inerenti l’innovazione tecnologica, ritiene invece che non ci siano i presupposti per adottare una clausola che può essere invocata solo a fronte di rischi provati per la salute e per l’ambiente: gli studi condotti fino a oggi non hanno prodotto alcuna evidenza scientifica che vada in questa direzione. Anche se in realtà uno ce n’è. Quello messo a punto dall’Agenzia Europea per l’Ambiente spiega che i raccolti da ogm sono pensati per monocolture, molto produttive ma a elevato input idrico ed energetico quindi alla lunga non sostenibili.
E i consumatori? Secondo una recente indagine Coldiretti-Swg, quasi sette italiani su dieci considerano oggi gli organismi geneticamente modificati meno salutari di quelli tradizionali. C’è chi poi è decisamente contrario alla coltivazione di Ogm sul territorio nazionale: è la “Task force per un’Italia libera dagli Ogm”, che riunisce circa trenta fra associazioni agricole di categoria, ambientaliste e di consumatori. La Task force anti-Ogm chiede a tutti i partiti impegnati nella consultazione elettorale di esprimersi in merito all’adozione, entro sessanta giorni dalla data di formazione del nuovo Governo, della suddetta clausola di salvaguardia e di notificarla alla Commissione europea. Obiettivo: vietare ogni forma di coltivazione di Ogm autorizzati a livello europeo (mais Mon-810 e patata Amflora) a tutela della sicurezza del modello economico e sociale di sviluppo dell’agroalimentare italiano.