Wise Society : Siamo nati onnivori o vegetariani?

Siamo nati onnivori o vegetariani?

di Fabio Di Todaro
28 Ottobre 2015

Il dibattito impazza: ma sarà il parere della Iarc a farci mangiare meno carne o la consapevolezza che ne consumiamo troppa?

Il dubbio, da qualche giorno, assilla gran parte degli italiani: «Siamo nati vegetariani o carnivori?». Un quesito scontato, che ha iniziato a circolare nelle case dopo il parere espresso dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (Iarc) su salumi e insaccati. Il quesito antropologico ha però anche una ricaduta pratica: cosa ci ha dato la carne finora e possiamo eventualmente farne a meno?

SIAMO NATI VEGETARIANI O CARNIVORI? – Nell’epoca degli estremismi a tavola, la notizia che ha messo a soqquadro le redazioni negli ultimi giorni ha provocato subbuglio anche circa le naturali tendenze dell’uomo. Così la domanda sui gusti ancestrali è diventata la versione 2.0 della più classica «è nato prima l’uomo o la gallina?». Tra il nero e il bianco, però, c’è di mezzo il grigio. «L’uomo è da sempre onnivoro, nel tempo sono cambiate soltanto le modalità di conquista del cibo – afferma Marino Niola direttore del centro di ricerche sociali sulla dieta mediterranea dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli -. Oltre diecimila anni fa eravamo cacciatori e raccoglitori, dopo siamo diventati più stanziali, avviando l’agricoltura e l’allevamento. Ma se oggi siamo ancora qui e tante specie sono scomparse da secoli il merito sta proprio nella nostra capacità di mangiare tutto». La dimensione più autentica dell’uomo sta dunque nel mezzo, esattamente come è tra i due poli che si colloca l’atteggiamento da adottare per soddisfare il palato e tenere a distanza il tumore del colon.

LA VERA IDENTITA’ DELL’UOMO – Nella società leggera e sempre efficiente in cui viviamo, il cibo (in generale) e il grasso (nello specifico) sono diventati l’emblema del male assoluto. Ma quando si parla delle abitudini a tavola, è necessario anche riavvolgere il nastro per capire cos’eravamo prima di riscoprirci amanti del sushi, terrorizzati dal latte e dal glutine, avversi alla carne. Era onnivoro l’uomo cacciatore, così come quello che diecimila anni fa scoprì l’agricoltura e l’allevamento e divenne stanziale. E onnivoro è ancora oggi l’uomo, se la crescente progressione del trend vegetariano – con le sue diverse sfaccettature – non ha scalfito più di tanto i consumi di carne lungo la Penisola: 78 i chili che ogni anno consuma il singolo individuo. Certo, il parere dello Iarc rischia di far cambiare abitudini a più di qualcuno. Ma la rinuncia alla carne rossa – che, come ricorda anche lo stesso istituto di Lione, «ha delle specifiche proprietà nutrizionali» – porterebbe l’uomo lontano dal suo corpo e dalle sue abitudini.

L’ERRORE STA NEGLI ECCESSI – Il consumo di carne ha accresciuto la socialità dell’uomo e probabilmente anche la sua intelligenza, come afferma l’antropologo inglese Richard Wrangham nel libro ”L’intelligenza del fuoco” (Bollati Boringhieri, 293 pagine, 20 euro). Un’affermazione che rischia di ribaltare la teoria secondo cui sarebbe stato l’uomo ad arrivare al fuoco, e non il contrario: con la cottura in grado di dettare l’evoluzione della scimmia. Ma se la carne ha sempre fatto parte della nostra cultura, come s’è arrivati allora alla presa di posizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità? «Il vero problema è che oggi ne mangiamo troppa – chiosa Niola -. La fettina, che fino alla Seconda Guerra Mondiale era il piatto delle occasioni di festa, è entrata quotidianamente nelle nostre case, dagli anni del boom economico in poi. È in quel momento che abbiamo iniziato a trasformare la nostra dieta mediterranea, mettendo da parte i legumi e il pesce azzurro. Adesso siamo destinati a diventare vegetariani consapevoli. Non escluderemo totalmente la carne, ma ne mangeremo meno e di migliore qualità».

Twitter @fabioditodaro

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