Wise Society : Sempre più consumatori dicono “Kosher is better”

Sempre più consumatori dicono “Kosher is better”

di Fabio Di Todaro
26 Ottobre 2015
SPECIALE : Le insidie della Celiachia

Anche se non di religione ebraica, i consumatori di varie parti del mondo comprano cibo conforme ai dettami della Torah perché lo giudicano più sicuro e salutare

Salutismo religioso. O, più semplicemente, eccesso di attenzione a ciò che portiamo a tavola? La massima attenzione che i consumatori rivolgono all’etica del cibo e alla sua salubrità è alla base del successo del cibo kosher, ovvero conforme ai dettami della Torah. Un insieme di regole che impone ai prodotti alimentari di non contenere nulla di dannoso per la salute e che sta diventando il nuovo credo del pianeta. Così salute, fede, fiducia e purezza si stanno mescolando nel piatto.

LE RAGIONI DEL SUCCESSO – “Kosher is better” è il motto che si sente ripetere a tutte le latitudini degli Stati Uniti, dove gli ebrei rappresentano l’un per cento della popolazione. Un dato che non spiega come mai un cittadino americano su tre oggi compri alimenti conformi alla kasherut, ovvero la legge ebraica. Secondo uno studio condotto dal governo canadese, i cui risultati sono qui consultabili, la spiegazione è da ricercare in diversi aspetti: maggiore qualità e sicurezza del prodotto, benefici per la salute riconosciuti come certi, motivazioni religiose. Tutti questi aspetti sarebbero alla base del boom del cibo kosher, che inizia a riscuotere consenso anche in Italia. «Siamo in pieno cortocircuito tra religione e alimentazione – afferma Marino Niola, docente di antropologia all’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli -. Oggi in molti casi si crede a un’autorità religiosa più di quanto si faccia rispetto a un parere espresso da un’istituzione alimentare».

ALIMENTI BUONI PER TUTTE LE “TRIBù” – Il salto di qualità del “kosher food” nella grande distribuzione è giunto negli ultimi dieci anni. Il boom, non sempre tale, della celiachia, di allergie e intolleranze alimentari e la contaminazione tra etnie avvenuta ha permesso di fare conoscenza con abitudini gastronomiche diverse. Così, per esempio, musulmani e induisti si rifugiano negli alimenti adatti agli ebrei quando non trovano quelli che fanno per loro. E celiaci, intolleranti al lattosio e consumatori vegetariani fanno lo stesso perché si fidano di prodotti che superano minuziosi controlli, prima di arrivare tra gli scaffali dei supermercati. Pane azzimo, falafel, carne senza sangue e sali senza additivi vengono controllati tanto nelle aziende quanto nei ristoranti (Roma è la città italiana che ne conta di più) e sono una garanzia per i consumatori di rispetto per la salute e per gli animali (nel caso dei piatti a base di carne). Le conseguenze sono più economiche che legate alla salute. Vive una fase di moltiplicazione la “tribù” di chi desidera kosherizzare” i propri cibi e di conseguenza è in aumento anche il gruppo dei “controllori”, rabbini specializzati nel verificare l’adesione dei produttori alle rigide norme contenute nella Torah (la revoca della certificazione può avvenire in qualsiasi momento). C’è anche chi, nella facoltà di agraria dell’Università del Mississippi, ha iniziato a insegnare ai futuri agricoltori le diverse tecniche di macellazione: in modo da far contenti cattolici, ebrei e musulmani.

COSA ACCADE IN ITALIA? – Per quanto in Italia manchi un’autorità centrale che certifichi il “kosher food”, sono diverse le aziende che hanno già esteso le loro produzioni agli ebrei e a tutti gli altri cultori di questo credo: da Mulino Bianco a Pavesi, da Uliveto a Ferrero, da De Cecco a Yomo . Anche alcuni prodotti tipici, come olio e aceto, si sono poco alla volta adeguati alle nuove esigenze dei consumatori. Un fenomeno che non deve stupire più di tanto se, come scrive Niola nel suo ultimo “Homo Dieteticus” (Il Mulino, 152 pagine, 13 euro), «divieti, prescrizioni, digiuni, astinenze hanno sempre avuto una funzione duplice, materiale e rituale, etica e dietetica». È per questo che un mondo terrorizzato da ogm, mucche pazze, pesticidi, glutine e lattosio non ha potuto far altro che trovare sicurezza in un’entità superiore, anche a tavola.

Twitter @fabioditodaro

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