Parte la corsa allo sviluppo di nuovi alimenti geneticamente modificati da parte delle multinazionali americane. Ma il loro successo è tutt'altro che scontato
Come scriveva nei giorni scorsi Elena Dusi su “Repubblica”, «un tempo Ogm era sinonimo di mais e soia». Nelle ultime settimane, invece, di modifiche al Dna si è parlato sopratutto in merito agli animali. E’ giunta dagli Stati Uniti (dalla Food and Drug Administration) la notizia della messa in commercio – soltanto oltreoceano – del primo alimento Ogm. Si tratterà – il prodotto non dovrebbe essere reperibile nei supermercati prima di due anni – di un pesce contenente i geni di altre due specie (il salmone reale e un pesce simile all’anguilla), in grado di farlo crescere più velocemente. Molti gruppi di consumatori e di ambientalisti sono però già sulle barricate. Cerchiamo allora di capire quale scenario potrà aprirsi, da qui a qualche mese.
SALMONE OGM: DI COSA SI TRATTA – Il salmone OGM è stato messo a punto dalla società AquaBounty Technologies di Boston, nello Stato del Massachusetts, dopo venticinque anni di ricerche. L’ok definitivo è arrivato dopo un lustro di polemiche. Il nuovo pesce è un salmone Atlantico in cui è stato iniettato un gene del salmone Chinook del Pacifico per fare in modo che cresca più velocemente. Raggiunge le dimensioni di un adulto in 16-18 mesi, invece che nei consueti due anni e mezzo. Il salmone AquAdvantage non può essere allevato negli Stati Uniti, ma soltanto in vasche a terra chiuse, in due installazioni specifiche in Canada e a Panama. Sul piano nutrizionale, i ricercatori del Veterinary Medicines Advisory Committee, assicurano che il salmone geneticamente modificato è identico a uno tradizionale, anche nel contenuto degli acidi grassi omega-3 e omega-6. Il pesce AquaAdvantage sarà di sesso femminile e sterile nella maggior parte dei casi e solo una piccola parte della popolazione geneticamente modificata sarà mantenuta fertile. Per Ron Stotish, presidente dell’azienda produttrice, «il nuovo salmone porterà cibo nutriente e sano ai consumatori, senza danneggiare l’habitat marino e l’ambiente».
ALL’ORIZZONTE SOLTANTO ALLEVAMENTI OGM? – Detto ciò, come era inevitabile, la notizia del salmone OGM è finita sulle prime pagine dei giornali e ha riacceso il dibattito sull’utilità (e gli eventuali rischi) connessi al consumo di alimenti – di origine vegetale o animale – geneticamente modificati. Il “supersalmone” è il primo alimento, appartenente alla seconda categoria, “ritoccato” nel Dna e autorizzato per il consumo umano. Il timore è che d’ora in poi aziende ed enti di ricerca possano apportare interventi di ingegneria genetica su altri animali. «Maiali, mucche, capre e pecore, se producono più carne, rendono l’allevamento più conveniente», si legge nell’articolo pubblicato da “Repubblica”. Inevitabile dunque che le aziende guardino in questa prospettiva, se anche il “New York Times” ha accennato alla possibilità di avere in futuro galline in grado di far nascere soltanto femmine (per avere più uova) e mucche con prole unicamente maschile. Un risultato difficile da ottenere, fino a pochi anni fa ma che oggi pare più facile da perseguire in seguito a una scoperta. Impossibile, però, al momento stimare la potenziale diffusione di questi alimenti. Molto dipenderà dai costi con cui saranno eventualmente immessi sul mercato.
UN METODO UTILE ANCHE PER LA CURA DI DIVERSE MALATTIE – La vera svolta è stata l’invenzione del metodo “Crispr”. Si tratta di una metodologia di «editing» del genoma, con cui si identificheranno i geni da «tagliare» o da «aggiungere». La stessa ha già trovato applicazione nella cura di alcune leucemie e viene descritta come promettente da neuroscienziati e psichiatri al lavoro per completare la gamma di associazioni dei geni a diverse malattie. Il futuro, quindi, in questo campo come nell’oncologia, è affidato alla nuova dimensione della «medicina di precisione». Ma il metodo “Crispr” è considerato anche la grande promessa per arrivare alla realizzazione di alimenti Ogm su larga scala. Uno scenario che non alletta le associazioni ambientaliste, convinte che il salmone geneticamente modificato sia in grado di causare allergie e la possibile decimazione della popolazione di salmoni naturali, se riuscisse a scappare e riprodursi nelle acque dell’oceano. Anche alcune associazioni di consumatori hanno già annunciato di voler procedere contro la decisione. Polemiche sono giunte dagli Usa, ma pure dall’Italia con Coldiretti, pronta ad affermare che «otto italiani su dieci sono contrari agli alimenti geneticamente modificati, in nome della biodiversità sul territorio e delle tradizioni che non ammettono modifiche genetiche di alcun tipo».
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